I migliori dischi del 2012 per la redazione di Rockline.it: tante conferme e una manciata di interessanti novità.
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Swans, "The Seer"The Seer è un progetto ambizioso e monumentale: un doppio album di ben due ore suddivise in soli undici pezzi (dalla durata variabile dai due minuti di The Wolf agli oltre trenta della title-track), che ingloba e diluisce in un miasma psichedelico e onirico, fuori dallo spazio e dal tempo, elementi ripresi dal post-rock, dalla musica gotica, dal post-punk, dal folk, dalla musica elettronica e da quella d'avanguardia. |
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Woven Hand, "The Laughing Stalk"Quando sulla scena ci sono personaggi con l’enfasi e la possessione di Dave Eugene Edwards c’è il rischio che di colpo tutto intorno sembri piatto, che gli altri artisti diventino un pò nani, ma si fa strada anche la falsa illusione che sarà qualcosa di simile alla fede – qualunque essa sia – a salvare ancora una volta le sorti del rock and roll. The Laughing Stalk vira verso suoni più intensi e distorti, e si rivela uno dei dischi migliori della sua illustre carriera, forse il più bello dai tempi di Consider the Birds. |
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Aluk Todolo, "Occult Rock"Il terzo full-length del trio francese Aluk Todolo rappresenta probabilmente la definitiva consacrazione di un sound che nei primi due album (vale a dire l'interessante Descension del 2007 e il ben meno notevole Finsternis del 2009) aveva solo rivelato le proprie potenzialità esplosive e distruttive, dispiegando apertamente un numeroso stuolo di riferimenti musicali (dal post-punk al krautrock, dalla psichedelia al noise rock, fino alla drone music e alla musica industriale) ancora non conciliati a dovere in una formula totalmente convincente. |
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Om, "Advaitic Songs"I suoni di Advaitic Songs, puliti e caldi come ripresi in analogico, non sono solo merito di quella vecchia volpe di Steve Albini, ma derivano anche dall’insieme degli strumenti utilizzati in queste tracce: flauti, tamboura e tablas, viole, violini e violoncelli, tutti suonati da personaggi che provengono da mondi diversi. Infatti per il loro ultimo album Al Cisneros ed Emil Amos han chiamato a corte esecutori di classica contemporanea, membri di formazioni di metal atipico e maestri nepalesi. |
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King Tears Bat Trip, "King Tears Bat Trip"Con un ensemble di sette elementi provvisto di chitarra (Luke Bergman, fondatore del complesso), sassofono tenore (Neil Welch), "chango" (ovvero uno strumento analogico, suonato e inventato da Brandon Lucia) e ben quattro batterie (Chris Icasiano, Evan Woodle, Kristian Garrard e Thomas Campbell), i King Tears Bat Trip rappresentano una delle novità più sconcertanti e al contempo interessanti di tutto il 2012. |
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Baroness, "Yellow & Green"I Baroness sono cambiati, per quanto le fumettose copertine del leader John Baizley non abbiano subito mutazioni di sorta: ora di sludge ce n’è poco e lo stesso si potrebbe dire per il metal in senso stretto. I suoni del nuovo album, infatti, sembrano avvicinarsi molto di più ad un certo alternative rock d’autore, legato a doppio filo sia al grunge robusto degli indimenticabili Alice in Chians o Pearl Jam, sia al post/alternative metal più melodico di band come City of Ships od Oceansize. Queste considerazioni, tuttavia, si limitano al “disco giallo”; il suo “fratello verde”, infatti, è debitore dell’intera scena psychedelic rock degli anni ’70, quella che dai Pink Floyd in avanti, ha fatto proseliti un po’ ovunque con le sue atmosfere liquide e lisergiche. |
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Tu Fawning, "A Monument"Il quartetto dei Tu Fawning ritorna due anni dopo il full-length d'esordio Hearts on Hold (uno degli album migliori del 2010, e allo stesso tempo uno dei più incomprensibilmente ignorati dalla critica: potere del non preoccuparsi di pompare hype ma solo della qualità) con il secondo A Monument (City Slang, 2012), disco che mantiene tutte le promesse e gli standard del primo. Ancora una volta, vi sono idee prese dai territori più vasti di pop, indie rock, elettronica, folk, classico, e stavolta anche darkwave e post-punk, conviventi perfettamente in impasti sonori coerenti, melodici e sempre orecchiabili. |
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Torche, "Harmonicraft"Dopo aver pubblicato l'EP Songs for Singles (2010), con cui avevano tentato (non senza ironia, a partire dal titolo) un approccio più melodico, forma-canzone e orecchiabile, senza tuttavia trovare soluzioni troppo convincenti, per i Torche di Miami è la volta del terzo full-length Harmonicraft (Volcom, 2012), un lavoro esagitato, travolgente e perforante che li rilancia nel gotha del nuovo heavy rock. Le svariate dosi di punk, indie e pop gettate nel calderone rendono l'album una contaminazione più variegata, schizoide, "liquida" e post-moderna rispetto alle altre band sludge della stessa generazione. Coloratissimo e caleidoscopico, Harmonicraft è una boccata d'aria fresca necessaria per tutto il genere. |
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Earth, "Angels of Darkness, Demons of Light II"Il secondo episodio del nuovo progetto degli Earth segue di un anno la prima parte Angels of Darkness, Demons of Light I, e presenta materiale estratto dalle stesse sessioni. In questo nuovo capitolo Dylan Carlson, che sta vivendo una seconda giovinezza, non solo approfondisce temi già sviluppati nel primo albo, ma addirittura li esalta. |
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Alt-J, "An Awesome Wave"Le vie dell’indie-pop malinconico sono infinite, Dissolve Me ce lo dice e le cose tristi ispirano più di ogni altra, Joe Newman ce lo canta. Uno degli esordi più chiacchierati, ma, per una volta tanto, anche più validi dell'anno, il debut degli ∆ aka Alt-J rifonda la corrente classica dell'indie pop e del pop sofisticato britannico tramite massicce dosi di sperimentalismo e spirito freak, dai maestri psych-freak dei 1960s, a quelli della new wave (The Residents su tutti), fino all'eredità metropolitana e astratta dei cLOUDDEAD. |
Aggiungiamo anche le menzioni relative ai dischi made in Italy: la scelta è caduta su due band che sono leader nella loro "nicchia" di riferimento.
Ufomammut, "ORO: Opus Primum/Opus Alter"Dopo due lavori di grande livello come Idolum (2008) e Eve (2010), il nostrano trio degli Ufomammut ha finalmente ottenuto i mezzi e la visibilità meritati, finendo a firmare per la Neurot Recordings dei Neurosis. E, in questo 2012, ha deciso di tornare con ORO, un doppio album suddiviso in due uscite distinte, separate da alcuni mesi nella pubblicazione. Se il primo Oro: Opus Primum punta soprattutto sui 12 minuti della grandiosa Aureum, ma resta un po' troppo ripetitivo e prevedibile in altre parti, il secondo Oro: Opus Alter corregge il tiro e convince da capo (Oroborus, uno dei più riusciti crescendo della loro carriera) a coda (l'inesorabile schiacciasassi Deityrant). Stile e sound prendono chiaramente la rincorsa dagli Sleep, mischiandoli con Electric Wizard e parentesi ambient di piglio industriale e neurosis-iano che ben si sposano con i suoni di basso ultradistorti. La produzione a budget più alto giova in corposità e calore, dando più concretezza e spessore rispetto a Eve, ma forse quella di Idolum resta ancora la più adatta e riuscita. |
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Forgotten Tomb, "...And Don't Deliver Us from Evil"Doom, dark e black metal sono elementi di una combinazione che ha fatto tanti proseliti in Europa in questi anni ma pochi nomi si possono fregiare di una carriera sempre su alti livelli. A distanza di un anno da Under Saturn Retrograde, il combo piacentino da alle stampe ...and Don't Deliver Us from Evil, in cui le influenze groove, che da qualche anno ormai contraddistinguono lo stile del gruppo, si fanno pesanti - ma senza intaccare la negatività tipica del genere, amalgamandosi alla perfezione in uno stile in costante evoluzione. |
Torniamo all'estero invece per parlarvi del migliore EP: sul formato ridotto è sovente il mondo dell'elettronica a farla da padrone, e la nostra scelta è caduta su uno degli artisti più significativi degli ultimi anni.
Burial, "Kindred"Kindred elabora le tendenze tipiche dell'elettronica di Burial, mescolando elementi di future garage, 2-step, dubstep, house, per traghettarli allo stesso tempo verso una nuova, più complessa, dimensione. La musica si dilata temporalmente più che in passato (superando gli 11 minuti nella title-track e in Ashtray Wasp, e i 7 minuti in Loner), spinge sull'atmosfera cercando soluzioni formalmente "ambient", e arriva a suonare come una sinfonia, ma la sinfonia di una civiltà post-industriale se non post-apocalittica, in cui trionfano sentimenti di solitudine, malinconia e alienazione metropolitana. |
Terminiamo la nostra rassegna con le top10 personali dei nostri redattori, da spulciare nel caso cerchiate qualche nome in più.
Matthias Stepancich
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Emanuele Pavia
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Edoardo Baldini
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Gioele Nasi
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Corrado Penasso
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Stefano Pentassuglia
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Giulio Magliulo
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Alessandro Mattedi (non conteggiata per la classifica perché inviata successivamente)
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