John Gallagher Vocals, Guitars
Sean Beasley Bass, Vocals
Trey Williams Drums
1. Invert the Idols 02:08
2. Subjected to a Beating 05:00
3. Second Skin 04:42
4. From Womb to Waste 04:43
5. Dissidence 03:27
6. In the Trenches 03:44
7. Devout Atrocity 04:28
8. Revisionist Past 03:57
9. The Blood of Power 05:23
Reign Supreme
Giunti al traguardo del settimo studio-album, le leggende del grind/death a stelle e strisce Dying Fetus ci propongono questo distruttivo Reign Supreme. Nove tracce per superare appena la mezz’ora di durata sono elementi a dir poco perfetti per uno stile che negli anni non ha subito variazioni e si è sempre contraddistinto dalle tante, troppe, nuove realtà che tentano di emularli in tutti i modi. Se il precedente Descend into Deparavity mostrava una registrazione più cruda, asciutta ed essenziale, i suoni su questo nuovo lavoro tornano ad essere maggiormente pastosi.
L’apertura è nelle mani di un breve ma esemplificativa Invert the Idols, tra sfuriate grind, riffs death e stacchi hardcore che ci stordiscono e divertono come sempre. La solita e sempre ben riuscita alternanza tra growl e linee vocali tendenti all’hardcore lascia il segno in questa marcia forsennata e dall’elevato tasso tecnico. Un inizio col botto per proseguire con la fangosa Subjected to a Beating, inizialmente infarcita di riffs in tempi medi ma che mostra la sua parte più veloce poco dopo. Il drumming folle di Trey Williams si distingue ancora una volta per essere tra i migliori nel genere. Le strutture mutano in continuazione senza che l’attenzione cali perché i Dying Fetus lavorano di esperienza e oggettivamente l’ispirazione è su ottimi livelli. Nessuna pietà anche con la successiva Second Skin, a dir poco mostruosa in occasione dei tipici down tempo brutal e durante le veloci ripartenze di doppio pedale. Il growl di Sean arriva direttamente dall’oltretomba ed i suoi assoli ultra tecnici mostrano anche una velata melodia, molto drammatica a dire il vero, che non guasta ed, anzi, arricchisce il sound.
Ancora una volta, in From Womb to Waste, partiture groove vengono ottimamente miscelate a fulminee ripartenze grind dall’impatto devastante, prontamente riprese dalla breve e diretta Dissidence. L’impatto viene sempre mediato da un livello tecnico elevatissimo e sovente arricchito da influenze thrash metal, come per esempio in occasione di In the Trenches, song che marca il ritorno del groove da opporre ad uptempo e controtempo veramente ottimi. L’imponenza dei tempi medi e l’oscurità che essi trasmettono sono elementi essenziali dell’album e li ritroviamo ancora in dosi massicce durante Devout Atrocity, ottima occasione per gustarci l’immane lavoro di doppia cassa. I riffs e le vocals ti prendono alla gola e ti stringono in una morsa brutale. Revisionist Past mostra il lato più tagliente e tirato dei Dying Fetus, ulteriormente arricchito da fraseggi basso-chitarra eseguiti alla velocità della luce e dalla fase solista leggermente più accessibile.
La chiusura del lavoro è nella mani di The Blood of Power, summa di tutti i possibili stili del gruppo con grande dispendio di energie. I blast beats si susseguono, cadono in partiture groove per poi mostrare influenze thrash. Ancora una volta ciò che colpisce maggiormente è la melodia nell’assolo della sei corde, ottimamente eseguito e ciliegina sulla torta di un buon lavoro. Difficilmente i Dying Fetus riusciranno a stupire come in occasione delle realeses di 10-12 anni fa ma con questo Reign Supreme ci confermano di essere tra i gruppi più in forma del momento.