Zdeněk Pradlovský Drums
Alex "93" Nejezchleba Guitars
Paul Speckmann Bass, Vocals
1. The New Elite 03:32
2. Rise Up and Fight 04:25
3. Remove the Knife 03:50
4. Smile as You're Told 03:31
5. Redirect the Evil 04:04
6. Out of Control 03:49
7. As Two Worlds Collide 04:49
8. New Reforms 02:57
9. Guide Yourself 03:58
10. Souls to Dissuade 04:27
11. Twist of Fate 05:03
The New Elite
A due anni di distanza dal buon The Human Machine, Paul Speckmann ed i suoi Master ritornano con un nuovo lavoro. The New Elite è il titolo scelto per l’undicesimo studio album di questa realtà inossidabile. Nati nel 1990 e portati avanti con tanta costanza da Paul, i Master hanno visto una marea di cambi di formazione ma nulla è tanto importante come suonare puro, incontrastato death metal. Qui non troverete niente a livello di contaminazioni o sperimentazioni; si punta al sodo e i fronzoli vengono lasciati in un angolo.
Non ci va molto per farvi avere un’idea di come suonano i Master: l’apertura nelle mani della title-track punta tutto su selvaggi uptempo, un riffing contaminato dal punk e dal thrash e la voce roca, malata di colui che ormai è diventato il “Lemmy del death metal”. La produzione è dannatamente potente, con chitarre e batteria impastate e molto alte di volumi nel mixing. La successiva Rise Up and Fight non mostra cedimenti a livello di velocità ma si arricchisce di brevi momenti leggermente più groove che nonostante la loro esigua durata (pochi secondi, veramente) riescono ad apportare una buona sensazione di putridume grazie anche al suono del basso distorto in sottofondo. Remove the Knife mostra a tratti un riffing in tremolo tendente al black metal, mentre quando si cambia registro, influenze crust reggono la fase solista della sei corde in un massacro che non conosce limiti. Smile as you’re told grossomodo getta benzina sul fuoco e non mostra cambiamenti a livelli di struttura con una batteria che viaggia a grande velocità, supportando una quantità immane di riffs taglienti ed assoli al fulmicotone.
C’è poco da descrivere in occasione di un ascolto dove tutta l’energia possibile viene canalizzata al fine di creare un muro impenetrabile di violenza sonora. Tutto rimanda alle radici del genere, quando i Death Strike di Paul miscelavano un dosi perfette punk, thrash e death primordiale. Per trovare alcuni momenti in tempi medi bisogna aspettare addirittura la quinta traccia, Redirect the Evil, la quale non rimane fossilizzata sul groove ma a tratti esplode nuovamente in partiture veloci e brutali. In questo turbinio di riffs, scorrono veloci le varie Out of Control, As Two Worlds Collide e New Reforms (la quale sfoggia anche alcuni blast beats di batteria). Certamente che puntando tutto (e dico tutto) sulla velocità, la forma delle canzoni non è memorabile ma a me sinceramente non importa quando c’è sudore, passione così tanta grinta dopo trent’anni di mestiere. Tutto passa in secondo piano e questa determinazione dovrebbe servire come modello per tante band blasonate.
Ci avviciniamo frastornati alla fine del lavoro per trovare ancora velocità folli in Guide Yourself, Soul to Dissuade (con tanto di ritorno prepotente di blast beats) senza che la grinta e la determinazione vengano meno. A chiudere definitivamente uno dei platter più violenti scritti dai Master, troviamo una Twist of Fate destabilizzante per la quantità di rullate di batteria e per la durata delle sezioni di doppia cassa. Il sigillo finale, l’ultima esplosione, di un album semplicemente distruttivo. Ripeto, tutta questa violenza inevitabilmente gioca a scapito della varietà ma sono sicuro che The New Elite sarà manna dal cielo per coloro i quali rimpiangono il death anni 90 ed io sono uno di quelli.