Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Genere: 
Etichetta: 
Neurot Recordings
Anno: 
2012
Line-Up: 

- Scott Kelly - Voce, chitarra
- Steve Von Till - Chitarra, voce
- Dave Edwardson - Basso
- Jason Roeder - Batteria
- Noah Landis - Synth, pianoforte, sample

Tracklist: 

1. We All Rage in Gold
2. At the Well
3. My Heart for Deliverance
4. Bleeding the Pigs
5. Casting of the Ages
6. All Is Found... in Time
7. Raise the Dawn

Neurosis

Honor Found in Decay

Dopo il carismatico capitolo di Given to the Rising, il ritorno sulle scene dei Neurosis (intitolato Honor Found in Decay e pubblicato per la Neurot Recordings il 26 ottobre 2012) rappresenta invece una delusione e un importante passo indietro nel percorso stilistico del complesso californiano.
La band che si esibisce su questo nuovo full-length non ha nulla a che vedere con i monolitici Neurosis degli anni Novanta, a differenza di quanto facesse presagire l'ultimo lavoro che aveva recuperato e iniettato l'imponenza apocalittica dei grandi classici del gruppo nel tessuto musicale sviluppato nelle opere più recenti; piuttosto, sembra di ascoltare un (poco fantasioso) tributo ai Neurosis del nuovo millennio svolto tramite la meccanica ripetizione dei clichè introdotti proprio dai Neurosis dieci anni prima, svuotando però la formula di ogni contenuto e dando forma a un disco vacuo e privo di mordente.

Le sette composizioni di Honor Found in Decay sono lunghe marce di sludge atmosferico, stilisticamente vicine a quelle di The Eye of Every Storm, condite dalle distorsioni celestiali di chitarra, dalle tastiere e, occasionalmente, anche dagli spunti folk che A Sun That Never Sets aveva inserito nel bagaglio musicale dei Neurosis e che Scott Kelly e Steve Von Till avevano approfondito con i loro progetti solisti. Ma i brani appaiono triviali, monocordi e ripetitivi nelle strutture, se non addirittura sconclusionati quando il minutaggio aumenta (e non è un caso che spesso durante l'ascolto dell'album si abbia la fastidiosa impressione di essere alle prese con pezzi che, dopo minuti di calma piatta e di pallide imitazioni degli schemi del passato, si svegliano per pochi minuti dal torpore creativo prima di ricadere in letargo): dal lavoro ritmico, spesso relegato a ruoli banali ed estremamente lineari, fino alla voce di Kelly, che si rivela per la maggior parte del disco inadatta sia dal punto emotivo che dal punto di vista melodico, la prestazione dei Neurosis è probabilmente la peggiore mai mostrata su full-length. Anche le partiture chitarristiche di Von Till hanno perso molta della loro efficacia, lontane ormai dalla portata catastrofica dei primi album dei Neurosis, ma svuotate anche della componente quasi metafisica dei lavori più recenti, per quanto molte delle intuizioni che rendono digeribile l'ascolto dell'album si debbano anche alla sua prova esecutiva (così come a quella di Noah Landis, che spesso conferisce ai pezzi le atmosfere e gli arrangiamenti più interessanti di tutto l'album).
Tuttavia, nemmeno questi elementi riescono a salvare dal baratro composizioni monocordi come l'opener We All Rage in Gold (che se per la prima metà è una versione edulcorata del post-metal del passato salvato solo da alcune sporadiche ma affascinanti cadenze slintiane, nella seconda risulta debitrice alla lezione dei Black Sabbath ben più di quanto i Neurosis non lo fossero mai stati in passato) e My Heart for Deliverance (che invece alimenta false speranze grazie a un'ipnotica introduzione industriale e un'entrata in scena imponente e melodica nella miglior vena di Given to the Rising, prima di arenarsi in un tessuto inconcludente fatto di strutture stucchevoli e spunti folk totalmente estranei all'atmosfera del pezzo iniziale). In At the Well e soprattutto in Casting of the Ages è ancora più evidente l'influenza che il lavoro solista di Kelly e Von Till ha avuto su Honor Found in Decay, ma mentre la prima di fatto prende vita solo nella seconda metà del pezzo, quando il solo di chitarra e il vortice di percussioni si contendono la supremazia del brano in un miasma catartico, la seconda è una lunga marcia che ad eccezione dei due minuti conclusivi - dominati dagli effetti elettronici che manipolano il tessuto musicale distorcendolo in maniera sinistra - scorre via in modo scialbo senza lasciare alcuna traccia.
Solo Bleeding the Pigs (tra alienanti tappeti elettronici di sample e rumori, possenti distorsioni di chitarra e ritmi tribali di batteria memori del capolavoro Enemy of the Sun) e le conclusive All Is Found... in Time e Raise the Dawn (che sfoderano in assoluto la prova migliore del quintetto, ricordando i migliori episodi di Through Silver in Blood anche grazie a una prova vocale finalmente efficace di Kelly) riescono a rifulgere di luce propria e a risultare interessanti uniformemente dall'inizio alla fine - e non è un caso che tutt'e tre non superino i dieci minuti di durata . Ma tre composizioni su sette non possono placare il sentimento di delusione che Honor Found in Decay provoca nell'ascoltatore: questo nuovo lavoro dei Neurosis, per quanto sicuramente non sia totalmente da buttare, è senza alcun dubbio la prova peggiore che la band abbia mai esibito su full-length dalla sua formazione.

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