- Poia -chitarra, synths
- Urlo - basso, voce, fx e synth
- Vita -batteria, synth
1. Eve (44:42)
Eve
Ritenuti fin dalle loro origini l’astro portante della scena Post italiana, i piemontesi Ufomammut giungono nel 2010 al loro quinto sigillo discografico con Eve, un’opera ricca di sublimi silenzi e di impetuose sezioni che ben si iscrivono nel contesto apocalittico e soffocante tipico del genere.
Introdotto da una copertina minimalista ma intrisa di un fascino tenebroso, Eve si articola in un’unica traccia (suddivisa in cinque capitoli) per un totale di quasi 45 minuti di durata, che spaziano dalle sonorità tipiche del sottobosco Post-Metal californiano fino a toccare dimenticati e lontani vagiti psichedelici.
Negli undici anni di attività che li hanno accompagnati, gli Ufomammut hanno saputo trasformare progressivamente il loro sound, arrivando a definire una logica timbrica inedita alla scuola estrema italiana. Il primo movimento di Eve si fonda su un crescendo maestoso e inquietante, che conserva i tratti tipici delle realtà più atmosferiche, senza dimenticare la consueta attitudine Sludge che ha caratterizzato gli episodi di studio precedenti.
I lamenti incisivi degli Ufomammut di Snailking riecheggiano nelle aperture monolitiche, ma ciò che nel quinto album di studio del trio piemontese emerge è la volontà di ricerca di aloni spettrali e che stregano l’ascoltatore, trascinandolo in un primordiale vuoto cosmico.
Sebbene alcuni passaggi abbiano un andamento maggiormente “old-school”, quale il quarto movimento, è necessario sottolineare come Eve risulti permeato di frammenti esoterici di estrema rilevanza: la creatura Ufomammut rimane infatti ancora sospesa nella fitta nebbia dai tratti gelidi e soffusi che ha influenzato un’ampia parte del panorama italiano dell’ultimo decennio (Morkobot e Lento su tutti).
Basti soffermarsi sulle sensazioni che gli effetti di chitarra e synth sono in grado di trasmettere attraverso la loro raffinata irruenza o sulle improvvise accelerazioni cariche di angoscia e di malattia.
In definitiva, nonostante la sostanza di un full-length come Eve scavi in una tradizione lontana dal territorio musicale italiano, gli Ufomammut riescono di nuovo a interpretare l’anima della tavolozza timbrica del Post-Hardcore, mantenendosi in un limbo sonoro volutamente opprimente ed oscuro. Eve si colloca quindi come ennesimo manifesto della scena della Penisola, desiderando testimoniare il suo dinamismo, la sua struttura variegata e la sua indole ribelle: proprio la ribellione di Eva nei confronti di Dio per portare all’uomo la conoscenza è al centro delle tematiche affrontate nel disco, che prosegue quindi con il percorso tracciato dai platters precedenti.
Un'ultima nota deve essere spesa riguardo all'ambito grafico dell'opera, curato ancora da Malleus della Supernatural Cat e come di consuetudine intriso di un'aura acida e malsana che ben ritrae il contesto tessuto dalla sezione musicale.