La discesa italiana dei Cure era stata annunciata come uno degli eventi musicali del 2008, poiché la band capitanata da Robert Smith non è solita calcare i palchi del nostro Paese ogni anno; l’atmosfera che ha circondato il PalaSharp di Milano nella sera del 2 marzo è stata così magica da riuscire a raccogliere migliaia e migliaia di fans in una sessione di ben tre ore di musica, a cui hanno preso parte anche gli inglesi 65 Days Of Static.

Decidere di recarsi ad uno show di Douglas P. e della sua creatura Death In June oggidì significa  essenzialmente verificare la risposta ad una domanda implicita nel titolo del suo brano But What Ends When Symbols Shatter?

Non si tratta solo dei simboli sottesi alle sue creazioni artistiche ma soprattutto di capire il nostro ‘vissuto simbolico’ a fronte di essi e dell’ineluttabilità del tempo che è trascorso: assistere ad un concerto può anche assolvere a tale funzione.

Ci sono delle band in questo mondo che molto probabilmente non moriranno mai. Band che vengono definite “storiche”, “seminali”, vere e proprie leggende viventi. Band che verranno ricordate anche tra dieci, venti e trent’anni per l’innovazione portata, per la vera e propria rivoluzione che hanno attuato in un mondo sconfinato come quello del rock.

La discesa in Italia di Chino Moreno e compagni a meno di un anno di distanza dall’ultima esibizione, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e caloroso all’Alcatraz di Milano. L’unica data italiana si è trasformata così in un’occasione speciale per tutti i fans accorsi al noto locale meneghino per godersi un’ora e mezza di musica alternativa e ricca di rivisitazioni Nu Metal.