Deep Purple
13/03/2007 - Palasport - Andria (BA)
Ci sono delle band in questo mondo che molto probabilmente non moriranno mai. Band che vengono definite “storiche”, “seminali”, vere e proprie leggende viventi. Band che verranno ricordate anche tra dieci, venti e trent’anni per l’innovazione portata, per la vera e propria rivoluzione che hanno attuato in un mondo sconfinato come quello del rock.



Questo è sicuramente il caso dei Deep Purple. La storica formazione Hard Rock inglese, attiva ormai dal lontano 1968, continua ancora oggi, a distanza di anni, ad emozionare e ad infiammare i palchi di tutto il mondo. L’aver dato alla luce veri e propri capolavori della storia della musica e degli album molto discussi, l’aver cambiato innumerevoli formazioni non li ha fermati. I Deep Purple a quasi quarant’anni da quel Shades of Deep Purple così discusso e canzonato, sono ancora qui a far parlare la loro grande musica.
In questo 2007 il gruppo decide di iniziare il suo tour proprio dall’Italia, privilegiando le regioni meridionali. In particolare la band conferma cinque date: Parma, Palermo, Acireale (CT), Reggio Calabria e Andria (BA). Proprio nell’ultima data, quella pugliese, la band ha offerto uno spettacolo come non se ne vedono di tutti i giorni. Da sottolineare che il ricavato della serata servirà a costruire una casa di prima accoglienza per alcolisti.
Il Palasport di Andria si riempe in fretta, già un paio d’ore prima del concerto c’è moltissima gente sugli spalti e sotto il palco ad attendere i suoi beniamini. Finalmente verso le 21 sale sul palco il gruppo spalla della serata, i catanesi Volver.
La prestazione della band è compatta, i suoi suoni potenti e ben organizzati. Il gruppo suona per mezz’ora circa, suonando i suoi pezzi migliori, come Ossessione, Vendetta, per poi finire con l’interessante Fino All’Ultimo Respiro. La prestazione dei Volver non è stata per niente noiosa ma, forse l’eccessiva voglia di Deep Purple è stato poco seguito e poco considerato dal pubblico. Ciò non toglie che siano stati un antipasto interessante.

Ma ecco che un quarto d’ora dopo si spengono di nuovo le luci. Stavolta sta iniziando veramente.
L’ingresso di ciascun componente sul palco è accompagnato dal boato di migliaia di persone, emozionate nel vedere attraverso la luce soffusa Steve Morse che imbraccia la chitarra o Ian Paice mentre sistema il rullante o il charleston della sua batteria. Si parte a cento all’ora: Pictures Of Home cancella in un sol botto tutta l’ansia e la voglia di vederli: i Deep Purple sono qui, travolgenti come un fiume in piena esattamente come trent’anni fa. La cosa che più di tutte colpisce l’orecchio dell’ascoltatore è la voce di Gillian: squillante, potente e pulita. Contando che il cantante in questione ha superato da poco i sessant’anni…è un buon risultato. Seguono la coinvolgente Things I Never Said e The Battle Rages On, finalmente riproposta Live dopo moltissimo tempo. E’ tempo di classici: Strange Kind Of Woman e Fireball soddisfano la fame di seventies di Andria. Il pubblico si scalda e la band da sfoggio di tecnica sopraffina: tutti i musicisti si ritagliano i loro spazi solisti, lasciando più di uno spettatore a bocca aperta e incapace di contemplare fraseggi del genere. C’è spazio anche per i pezzi più recenti, come Rapture Of The Deep e Wrong Man, entrambi estratti dall’ultimo album. A seguire l’ormai ordinario intermezzo solistico di Steve Morse, nel quale il chitarrista, oltre a dar sfoggio di grande bravura e grande tecnica, “gioca” con i riff di alcune celebri canzoni hard rock come Staiway To Heaven (Led Zeppelin), Purple Haze (Jimi Hendrix) e sul finale Roundabout (Yes). Nell’euforia generale si percepiscono le note di un altro grande pezzo degli anni '70, stavolta targato Deep Purple: When A Blind Man Cries. La canzone è un vero e proprio colpo al cuore dei fan, un colpo diretto e potente che commuove e allo stesso tempo fa respirare un attimo il pubblico. Subito dopo Ron Airey ci delizia con qualche minuto di sola tastiera, proponendo un assolo di grande fattura e citando alcuni temi conosciutissimi come Arancia Meccanica e suonando alcune canzoni popolari. Da qui parte la carrellata finale di classici, iniziata da Lazy, seguita dall’immancabile Space Truckin’. La band è in forma e si vede. Gillian parla col pubblico e lo incita a cantare, Morse sorride e ci regala perle chitarristiche non indifferenti. Il concerto si dovrebbe chiudere con Highway Star e Smoke On The Water, tanto che la band fa finta di andarsene salutando, ma dopo pochi minuti eccola risalire sul palco per darci l’ennesime emozioni: Hush e Black Night. Ora è davvero finita.

C’è ben poco da commentare. I Deep Purple hanno raccolto nello stesso momento fan di tutte le età, di varie generazioni, dando una vera e propria lezione di stile alla maggior parte delle band rock attuali. Cinque “vecchietti”, ma cinque colonne della musica Rock, ancora travolgenti ed estremamente solide. Una prestazione del genere il Palasport di Andria non se la dimenticherà molto presto.

Paolo "Odal" Cazzola

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