Nonostante siano stati scelti brani d’impatto come Feiticeira, Digital Bath o Knife Party, i Deftones non sono riusciti ad entrare nel vivo del concerto da subito, poiché i suoni iniziali non sono stati impeccabili e il basso in particolare è risultato fuori tempo.
La ripresa del contatto con i propri pezzi e con il pubblico è avvenuta grazie all’esecuzione di celebri episodi come My Own Summer (tratta da Around The Fur) o Root e Nosebleed (da Adrenaline) accompagnati dalle composizioni dell’ultimo Saturday Night Wrist, come Beware o Hole In The Earth, che hanno rappresentato dei momenti davvero coinvolgenti ed ottimamente eseguiti. Lo stesso Chino Moreno ha saputo mantenere solido e travolgente il suo tono vocale, variando dagli scream tipici del Nu Metal delle origini alle distensioni proprie del periodo Alternative, che hanno trascinato tutti gli spettatori dell’Alcatraz nella dimensione Deftones.
Lo stesso Chino più volte, come da anni a questa parte, ha temporaneamente affiancato Carpenter per le parti di chitarra di diversi pezzi, in modo da far risultare il suono più pieno e curato nelle sezioni atmosferiche e nelle aperture melodiche in clean.
Da Saturday Night Wrist sono state anche tratte Xerxes e Mein, inframmezzate da Be Quiet And Drive (Far Away) e dall’attesissima Around The Fur.
La fine dell’evento è stata un susseguirsi di emozioni con canzoni come la "tooliana" Passanger, Bored (che ha fatto esaltare tutti gli spettatori per i suoi toni aggressivi e irruenti), Minerva e Bloody Caped, le uniche tratte dall’omonimo Deftones.
Dopo una breve uscita di scena, il quintetto americano è poi tornato per regalare Back To School, divenuto simbolo del nuovo corso di Chino e compagni, Change (In The House Of Flies) e la schizofrenica 7 Words, che hanno rispettivamente cullato e scosso il pubblico dell’Alcatraz.
In definitiva, si deve ammettere l’abilità dei cinque di Sacramento ad intrattenere gli spettatori con uno show tenace e carico e si deve ammettere anche la professionalità con cui il concerto è stato organizzato da Barley Arts, unica agenzia capace di portare in Italia i Deftones in occasione di questo lungo tour che sta toccando tutte le parti del mondo. Forse i suoni d’avvio si sarebbero potuti migliorare ma l’esibizione, nonostante i suoi alti e i suoi (pochi) bassi, ha positivamente colpito la maggior parte dei presenti. L’unica domanda che ci si pone in prospettiva futura è se i Deftones avranno ancora la costanza e la volontà di proseguire nuovi tour duri e stancanti (anche se soddisfacenti) come quello che ha visto coinvolta anche Milano. Noi tutti ce lo auguriamo.
Edoardo "Opeth" Baldini