STORIA DELL'ELETTRONICA II
Diametralmente opposta al sound e all’atmosfera brillante e ballabile di big beat e french touch, il glitch ha rappresentato uno dei volti più avanguardisti e ricercati dell’elettronica degli anni ’90. Evolutosi man mano a partire dalla scena techno sperimentale nata attorno le etichette Force Inc, Ritornell e Mille Plateaux, questo genere ha finito per sfigurare completamente l’universo sintetico moderno spezzandone la sintassi, frammentandone le espressioni e trasformandolo interamente attraverso il ‘glitch’ (nient’altro che un bug, un errore di programmazione), paradigma di questa nuova, geniale estetica applicata al suono moderno (in ogni caso si tratta di una “filosofia” presente sin dai tempi delle sperimentazioni elettroacustiche di John Cage e compagni). A sua volta il glitch si suddivide in svariate correnti interne, a partire dal più ballabile glitch-hop – Scott Herren, Machinedrum, sperimentato anche dagli Autechre – e dal glitch minimale di Yasunao Tone e Alva Noto per finire con quello più ambient-technoide di Oval e Matmos, l’alienante elettronica industriale dei finlandesi Pan Sonic e il “cantautorato-glitch” di Christian Fennesz, personalità unica nell’aver saputo adattare l’estetica glitch all’ambient e alla chitarra elettrica, producendo uno dei linguaggi sperimentali più toccanti e ricercati degli ultimi anni.
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