- Anneke Kampman - voce, tastiere, arpa
- James Scott - chitarra, basso, programming, violino, ukulele
1. Maschine
2. Wasp
3. Wild Things
4. Flinch
5. Cheer
6. Bear
7. Crawl
8. Tracer
9. Neanderthal
10. Giant
11. Ira
Kammerspiel
Ad oggi, esordire con un buon disco vuol dire aver messo in tasca un buon 50% del proprio futuro musicale. Un mercato cinico e una massa mai appagata come quella contemporanea necessitano di nuove leve con insaziabile crudeltà, ma soprattutto (e questo riguarda in primis il pubblico) desiderano che le realtà esordienti si consolidino e si assestino, onde evitare di perdere quel po’ di buono che raramente viene fuori durante l’anno. I Conquering Animal Sound, duo scozzese (di Edinburgo, per la precisione) che fa capo a Anneke Kampman e John Scott, sono il classico progetto giovane e brillante portato sull’altare del momento da un disco d’esordio piacevole e di qualità. Sperare che possa maturare e migliorarsi è il primo desiderio che la mente produce.
Perché Kammerspiel (titolo preso in prestito dal movimento teatrale e cinematografico tedesco degli anni ‘20) è un disco che sarebbe meglio non perdersi, nonostante si inserisca automaticamente in quel calderone definito folktronica che, più che uno stile, è divenuto un vero e proprio trend. Che la folktronicasia ormai una corrente stilistica globalizzata e profondamente stratificata è cosa nota a tutti ma, sebbene il genere venga spesso preso di mira per incapacità di rinnovamento e per caratteristiche abusate, in interpretazioni come quella dei Conquering Animal Sound tali discorsi cominciano leggermente a perdere peso e importanza. Pur senza rivoluzionare nulla ma portando a termine un piacevole connubio tra strumentazione folk e cornici elettroniche, il duo scozzese è riuscito a rielaborare il genere in chiave molto intima e naturalistica, coinvolgendo soprattutto grazie ad una vena melodica non indifferente.
La qualità c’è e si sente, il songwriting è maturo, i suoni calibrati e ben inseriti nel registro strumentale, le atmosfere dense e pure. Molto, in Kammerspiel, è giocato su lidi indietronici, il tutto arricchito da vaghi sapori post-rock e dalle contaminazioni tra folk e sfera elettrico-elettronica, continue ed intriganti. A colpire è innanzitutto il taglio contemplativo ed onirico scelto dal duo scozzese: i palesi e colti richiami ai vari Clogs, Sigur Ros e Bjork sono infatti filtrati in una sorta di soave meditazione naturalistica, onirica ma asciugata dagli effetti più psichedelici del genere: ne sono esempio Wasp (intervallo elettrico a cavallo tra mùm ed indietronica), Tracer (malinconica perla dell’album), Neanderthale Bear (vere e proprie contemplazioni naturalistiche). A questo va ad aggiungersi la grande ricchezza strumentale del duo, visto che Kammerspiel gioca infatti molte delle sue carte proprio sui contrasti timbrici e sulla varietà sonora di cui è composto ogni singolo episodio del disco. Tra arpe, loop vocali, ritmi sintetici, archi e fiati, a dominare è un onirismo estremamente delicato (i toni circensi e ipnotici di Flinch, la più elettronica Giant, la sospensione atmosferica di Wild Things), che si ripercuote in un immaginario musicale “innocente”, quasi infantile per la leggerezza, la sobrietà e l’atmosfera da casa dei giocattoli che il duo scozzese è riuscito ad evocare.
Un disco che è aria, un canto sinuoso che ha la consistenza del vento e la ruvidità dei rami. Kammerspielè un lavoro da non lasciarsi scappare e, alla stessa maniera, i Conquering Animal Sound sono un gruppo da tenere fortemente d’occhio, soprattutto a causa di un panorama ormai stantio come quello (indie)folktronico che troppo raramente riesce a proporre qualcosa di veramente convincente.