Voto:
7.5 / 10
Autore:
Luca Pasi
Genere:
Etichetta:
Ghost Records
Anno:
2011
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Line-Up:
- Andrea Poggio
- Nicola Crivelli
- Paolo Merlini
Tracklist:
1. Flying Scud
2. No Light Will Shine On Me
3. Jackson
4. Was It Worth After All?
5. A Better Man
6. Hardly Thelma
7. Nothing Is Forever
8. A Perfect Match
9. St. John Of The Cross
Green Like July
Four-Legged Fortune
A sei anni dall'esordio May This Winter Freeze My Heart e in seguito a svariati viaggi personali, i Green Like July tornano sulla scena italiana con questo nuovo full-length Four-Legged Fortune, un disco che si districa nuovamente tra racconti pastorali e storie di vita quotidiana. Qualcuno li aveva definiti anzitempo i Bright Eyes italiani, forse azzardando i paragoni, ma centrando in termini di sonorità la proposta del trio pavese. Ed è proprio in questo nuovo album che i ragazzi hanno deciso di fare le cose in grande e registrare là dove il folk viene mangiato a colazione, sì, proprio alla Saddle Creek, in Nebraska.
E con una registrazione di questo calibro è inevitabile che il risultato ne esca arricchito sia in corposità, sia in dettagli e scorrevolezza (e badate bene, questo non è di certo un difetto). Coaudiuvati anche dai fratelli Mogis, riescono qua a trovare un nuovo sentiero scoprendo tratti personali che li scostano leggermente da quel suono tipicamente da Americana che li aveva contraddistinti all'esordio. Melodie pulite, lineari e uno studio preciso per quanto riguarda la sezione ritica, che è il punto sui cui si centra l'intero lavoro. Anche la voce di Andrea ne migliora in personalità, abbandonando quei tratti di cantautorato Dylaniano (citato anche nel disco, ndr) e talvolta più roots che lo distinguevano.
Così, nell'iniziale Flying Scud, il battito dell'hammond sembra quasi voler indicare l'inizio di un nuovo viaggio, un viaggio in figure tipicamente americane tra pascoli sconfinati e camicie di flanella, in un immaginifico che è rappresentato anche dalla bellissima cover realizzata da Olimpia Zagnoli. Tratti alt-folk in No Light Will Shine On Me in cui Nicola, già chitarrista dei News for Lulu, si perde a piacimento tra blending vari ed azzeccando sempre le entrate a stratificare un brano che non eccede mai dalle righe. L'impronta di Jackson è frutto della geniale mente di Mike Mogis che vi inserisce una brillante parte di pedal steel. In ogni caso basterebbero due canzoni per fare di quest'album un disco che non sarà dimenticato molto in fretta. Penso a una canzone delicatamente pop come A Better Man (dal fantastico video realizzato sempre da Olimpia), oppure a un gioiello come Nothing is Forever, una ballata perfetta in cui il particolare diventa universale, riuscendo a esprimere dei sentimenti che appartengono a tutti. A tratti malinconico a tratti ironico lo definiscono, prendete ad esempio la bellissima St. John of the Cross, dalla venatura alt-country e con il suo dolce incedere di piano: "There's a girl in this town, and she's been on my mind, and i've been to those doctors, they said that i'm fine, they gave me those pills, now i can't sleep at night, well i'll go fuck my liver with wine" un peccato forse averla messa in chiusura.
Insomma, tra le realtà più importanti di questo panorama nostrano, un ensemble che finalmente è tra i più lontani dal tipico classicismo cantautoriale italiano, di sicuro è un disco necessario per tutti quelli che sono qui, ora, ma che da sempre strizzano l'occhio oltreoceano in sonorità che parlano di noi.