Il bello della musica è che non annoia mai, neanche quando ascolti lo stesso album milioni di volte, e soprattutto neanche quando vedi più volte lo stesso gruppo dal vivo durante un solo tour.
Già, perchè non è passato neanche un anno da quando gli Arcade Fire mi fecero definitivamente innamorare di loro sul palco dell'Arena Parco Nord di Bologna, amore che da quel giorno non ha mai conosciuto cali, amore che mi ha "costretto" (in concomitanza con la sudditanza verso i National, senza dimenticare i Beirut) ad arrivare fino a Lucca e percorrere così 310 Km per rivedere la band canadese fresca vincitrice del premio più importante ai Grammy Awards 2011.
Per quanto riguarda il gruppo spalla, si è parlato per mesi di Mumford and Sons, Local Natives o chissà chi...ma alla fine(a mio avviso a causa dei due di picche rifilati al festival toscano da Blink 182 e Amy Winehouse e delle relative conseguenze economiche) i guests non sono stati poi molto special e gli organizzatori hanno puntato su un gruppo nostrano, i modesti A Classic Education.
Ma partiamo dall'inizio... Sono le 14:30 circa quando arrivo a Lucca e le strade pullulano già di hipsters: un numero spropositato di magliette dei Joy Division invade Piazza Napoleone, anche se ad attirare la mia simpatia è più che altro il tipo con la maglietta dei National.
Dopo qualche ora passata a caccia di membri del gruppo ( incontrerò Richard, Tim, Jeremy e Sarah freschi di shopping), verso le 5 e mezza, decidiamo di studiare la situazione e c... Scelta che non potevo fare meglio, visto che quando alle 19:30 aprono i cancelli siamo i primi a entrare.
Nonostante questo riesco a guadagnare un posto solo in seconda fila, poco male.
Gli A Classic Education cominciano il loro ( abbastanza breve) set prima del previsto e c'è davvero poco da segnalare...le sonorità del gruppo ricordano a tratti quelle di gruppi come i Pains of Being Pure at Heart, senza però quella magia creata dalla voce di Kip Berman per il gruppo New Yorkese.
Il tutto dura 35 minuti spaccati, e il boato più grande da parte del pubblico si sente nel momento in cui il gruppo lascia il palco a favore dei tecnici che iniziano i preparativi per lo spettacolo che tutti attendono.
Puntuali come sempre, Win Butler e compagnia, salgono sul palco alle 21:30 introdotti da alcuni filmati seguiti da uno spezzone del mini-film girato in collaborazione con Spike Jonze: Scenes From The Suburbs.
Il brano di apertura è sempre quello, e sfido chiunque a trovarne uno più adatto per come carica il pubblico e, soprattutto, per il titolo: Ready to Start.
Finito la prima canzone, Win abbandona subito la chitarra a favore del piano per suonare The Suburbs e il suo prologo, mentre il pubblico scalda le ugole con acuti che sarebbe meglio venissero evitati.
Fin da subito si sentono notevoli problemi legati all'acustica ( il gruppo non aveva neanche fatto il soundcheck nel pomeriggio...), problemi che andranno poi risolvendosi gradualmente con l'avanzare della serata.
Tornato ad imbracciare la chitarra, mentre Richard si sposta dietro al megafono, Win intona il classico "one two three four" che introduce Month of May, canzone che su disco non ha molto da dire, ma che trova una dimensione decisamente migliore.
Il gruppo sembra essere in gran forma e quasi come per rimediare agli inconvenienti tecnici di cui sopra, fa capire che sarà un grande spettacolo e così, dopo una discesa sulla transenna del frontman, concatenata a Month of May parte quella che credo essere la mia canzone preferita in assoluto: Rebellion (Lies), che con il suo crescendo conquista definitivamente il pubblico e apre una serie di 5 brani in cui non ho avuto neanche il tempo di riprendere fiato, solo quei 5 mi sarebbero bastati a definire il concerto come un grande show.
Dopo la già citata Rebellion, Regine lascia finalmente la batteria e prende in mano la fisarmonica, Will continua il suo spettacolo con il tamburo(questa volta accompagnato da Richard) e il gruppo intona la canzone in cui speravo maggiormente, Laika.
Il pubblico gradisce e la canta praticamente tutta insieme a Win e Regine, e se possibile gradisce ancora di più la successiva ( come al solito epica) No Cars Go, che scatena un tripudio generale.
A sorpresa, ma non troppo, Win annuncia poi una canzone che doveva essere in The Suburbs, ma che per qualche ragione è stata esclusa per poi essere inserita nella deluxe edition dell'album, si tratta di Speaking in Tongues, la canzone in cui la band ha collaborato con mr. David Byrne, sostituito alla perfezione dalla folla e dai coristi del gruppo nel finale del brano.
Dopo l'esaltante Intervention si può finalmente prendere un po' di fiato grazie al calo di tensione proposto da Modern Man e Rococo, seguite dalla sempre magnifica Tunnels.
Poi però tocca a Regine impossessarsi della scena, e il pubblico impazzisce.
La signora Butler infatti è incontrollabile su quel palco e danzando senza sosta dà l'impressione di divertirsi come una bambina. Haiti rievoca alla perfezione la bellezza della sua terra natale ( purtroppo devastata dal terremoto del 2010), seguita da Sprawl II, durante la quale Regine si diverte agitando dei pon-pon colorati. Ma quando pensi che non potrebbe andare meglio, ecco che arriva il tandem che con la sua intensità ti spiazza: durante We Used to Wait, Win si scatena, cimentandosi anche in un esibizione alla Celentano cantando con le spalle al pubblico per qualche secondo, per poi prendere in prestito la fotocamera di un fan, farsi un autoscatto, fare una foto alla stracolma Piazza Napoleone e poi restituirla. Segue a ruota Power Out, che, al contrario di quel che dice il titolo, è la dimostrazione che di energia ce ne è ancora tanta... Ma tanta.
Dopo il terzo capitolo di Neighborhood la band scende dal palco lasciando un pubblico che non ne ha mai abbastanza e che per farli tornare comincia a intonare i cori di Wake Up.
I Nostri non si fanno attendere molto e al ritorno sul palco Win prende il mandolino e l'encore inizia con Keep The Car Running, ma poi la macchina è costretta a frenare e ancora una volta gli Arcade Fire decidono di svegliarci dal sogno nel modo migliore possibile, con quella che è stata miliardi di volte definita come la canzone che gli U2 non riescono a scrivere da 20 anni, con la Wake Up richiesta in precedenza dal pubblico ovviamente.
Seimila ( forse di più, azzardo) voci si fondondo per cantare quei cori angelici che portano dritto fuori dal sogno, proprio dove speravamo di non arrivare mai, ma va bene così, è stato un grande show, è stato esaltante, è stato emozionante, è stato tutto quello che si poteva chiedere.
SETLIST
Ready to Start
The Suburbs
The Suburbs (Continued)
Month of May
Rebellion (Lies)
Neighborhood #2 (Laika)
No Cars Go
Speaking in Tongues
Intervention
Modern Man
Rococo
Neighborhood #1 (Tunnels)
Haïti
Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
We Used to Wait
Neighborhood #3 (Power Out)
ENCORE
Keep the Car Running
Wake Up