- Caleb March (aka Chris Bug) - Voce
- Ivan Lip - Chitarra
- John Skultrane - Basso, elettronica
- Andrew Smith - Batteria
1. Lights Out
2. The Control Freak
3. Population Control
4. Nailhouse
5. Human Probe II
6. Do the Anglerfish
7. Dawn of Man
8. Coma Baby
9. Human Probe
10. Riding Shotgun
11. Machine Trauma
Imps of Perversion
Gli americani Pop. 1280 ritornano silenziosamente sulla scena del delitto pubblicando, a un solo anno dal buon debutto The Horror, il secondo full-length Imps of Perversion, ancora una volta sotto l'egida della Sacred Bones e ancora una volta indulgendo nel più efferato terrorismo sonico della scuola di New York.
La proposta di Imps of Perversion in effetti non si discosta poi molto da quella esibita sul precedente capitolo: il sound del quartetto è ancora un feroce connubio degli incubi new wave dei Suicide e dei Throbbing Gristle e delle feroci dissonanze noise rock di Barkmarket, Cop Shoot Cop e Swans, solo leggermente mitigato da strutture più classicamente rock che rievocano i Jesus Lizard e i Birthday Party. Ma ciò che separa The Horror dal nuovo lavoro dei Pop. 1280 è invece un'atmosfera meno claustrofobica e più brutale: i synth di John Skultrane, che nell'esordio ricoprivano un ruolo fondamentale nell'affresco di disagio suburbano evocato dal complesso, vengono ora relegati in secondo piano, lasciando maggiormente spazio alla ferocia della chitarra, alla batteria martellante e soprattutto alla sciamanica prestazione vocale di Caleb March, mai così indemoniato come su Imps of Perversion.
Quello che rischia di essere un duro colpo alla personalità dei Pop. 1280, il cui caratteristico sound spettrale molto doveva alla componente elettronica della loro musica, si rivela invece fondamentale per un felice aggiornamento della loro formula, che adesso mostra un lato più selvaggio e feroce, già emerso nel primo EP The Grid.
L'apertura del full-length trae in inganno: sembra infatti che i Pop. 1280 siano più a loro agio nel gettarsi in febbricitanti e distorti numeri garage/noise in stile Birthday Party (ma con un gusto melodico che rimanda ai Sonic Youth di Daydream Nation), come dimostrato da Lights Out e The Control Freak. Ma già da Population Control, primo vertice di Imps of Perversion e tra i pezzi più belli che i Pop. 1280 abbiano mai concepito, l'album si rivela molto meno lineare del precedente nel tributare i sound più rumoristi degli ultimi trent'anni: si tratta infatti di un ossessivo noise rock a tinte cibernetiche registrato in lo-fi che rimanda direttamente ai live più annichilenti degli Swans industriali (Public Castration Is a Good Idea) e alle esecuzioni più antimusicali dei Cop Shoot Cop (Consumer Revolt). Il tessuto sonoro, composto solamente da deflagrazioni di distorsioni di chitarra, batterie percosse e synth cacofonici, è minimale ma straziante, e valorizza la prova di March che, dapprima improvvisandosi Henry Rollins, latra sguaiatamente al microfono, per poi filtrare elettronicamente la propria voce in una versione putrefatta degli uomini-macchina dei Kraftwerk.
Nailhouse, al contrario, sembra voler rimediare all'oltranzismo sonoro del brano precedente ritornando sui passi di The Horror, con torrenti di synth a scandire la ritmica del pezzo (ma strabordanti di variazioni cosmiche e alienanti, secondo la lezione di The Second Annual Report) su cui si stagliano le esplosioni dissonanti della chitarra di Ivan Lip e il batterismo fragoroso di Andrew Smith.
Ma nei brani successivi, i Pop. 1280 abbandonano ogni emulazione del disco precedente: dapprima l'orrorifico noise rock di Human Probe II (in cui anche i synth rifuggono il loro solito ruolo subliminale contribuendo attivamente nel bombardare di rumori la musica di Imps of Perversion), quindi la deviata Do the Anglerfish (con chitarra e batteria a stuprare le linee dei sintetizzatori che, suonate in un altro contesto, potrebbero costituire un pezzo synth pop), infine gli epilettici numeri garage di Dawn of Man e Coma Baby (a cavallo tra New Bomb Turks, Cop Shoot Cop e Distorted Pony), segnano indelebilmente l'approdo del gruppo a uno stile tra i più violenti degli ultimi anni. Human Probe, secondo vertice del disco, scopre i Pop. 1280 anche come improbabili talenti melodici, capaci di ideare riff (come quelli nel chorus) cafoni, travolgenti e distruttivi nella migliore scuola garage punk.
L'ottimo lavoro svolto per quasi tutto l'album perde purtroppo efficacia sul finale con il lento Riding Shotgun, che forse doveva rappresentare un momento di calma dopo la tempesta precedente e invece mostra un gruppo incapace di adagiarsi su formule meno brutali, tanto da avere come unico risultato quello di far desiderare ancora altre Population Control e Human Probe. Molto meglio il finale "alternativo" dato dalla bonus track Machine Trauma, minimale numero elettronico per soli sintetizzatori e voce, che ribadisce comunque i referenti noise e no wave alla base del progetto Pop. 1280.
Ma nonostante un finale non esattamente esaltante, Imps of Perversion si rivela per certi versi ancora più riuscito di The Horror, e pone definitivamente i Pop. 1280 tra i gruppi revival meno modaioli e più interessanti di questi anni.