-Philip Dickey - Voce, batteria, chitarra
-Will Knauer - Chitarra
-John Robert Cardwell - Voce, chitarra, basso, batteria
-Jonathan James - Basso, batteria, cori
01. The Clod and the Pebble
02. Let’s Get Tired
03. What’ll We Do (demo)
04. Song W + Song L
05. Sweet Owl
06. Spinning Sea
07. Tin Floor 51
08. Lower the Gas Prices, Howard Johnson
09. Go Upstairs
10. Bigger Than Yr Yard
11. Half-Awake (Deb)
12. Not Worth Fighting
13. New Day
14. Coming Through
15. Dead Right (Wilmington demo)
16. We Can Win Missouri
17. Same Speed
18. Cardinal Rules
19. Chili Cook-Off
20. Song 1000
21. Phantomwise (demo)
22. Back in the Saddle (demo)
23. Yellow Missing Signs
24. Letter Divine
25. Bended
26. Bastard of Rome
Tape Club
Pulizie di primavera per gli americani Someone Still Loves You Boris Yeltsin, che dopo precisamente un anno dalla realizzazione del terzo fortunato album Let It Sway decidono di coronare i loro dieci anni di carriera con Tape Club, raccolta di ben ventisei brani estratti da archivi in disuso o da alcuni demo dal nome alquanto affascinante. Leggendo le righe di presentazione dedicate a questa gustosa operazione questi quattro semplici ragazzi di Springfield sembrano quasi volersi scusare con il pubblico per aver pubblicato lungo l' arco di una decade solamente tre album, proprio per questo hanno deciso di "donare" ai fan ( ma non solo) questa sfilza di brani a dimostrazione del loro costante impegno in veste di artisti. Un' operazione che per qualcuno potrebbe risultare - come si concerne in occasione di questo tipo di prodotti - di stampo commerciale, ma a conferma della loro onestà vi è più di un elemento: innanzitutto l' assenza di versioni rimasterizzate dei precedenti dischi, in piena controtendenza con quanto avvenuto per i sette CD di Unedited degli Editors, successivamente la possibilità di poter ascoltare le tracce gratuitamente dal loro bandcamp molto tempo prima della loro effettiva pubblicazione, che come di consueto avverrà ancora una volta per la Polyvinyl records, etichetta che fino ad ora ha accompagnato di pari passo l' esperienza Someone Still Loves You Boris Yeltsin. Un progetto fin da subito originale e ricco di spunti quello di Will Knauer e soci, ingiustamente sottovalutato soprattutto alla luce delle evidenti influenze apportate nei confronti delle ultime band alternatesi in questi anni, caratteristica che li elegge senza dubbio come precursori di un genere che sa unire le caratteristiche più scazzate e meno impegnate del folk e del pop ( un buon esempio è costituito dai canadesi Tokyo Police Club), ampliate col tempo in una miriade di varianti davvero impensabili per un gruppo senza particolari punti di forza com'è in apparenza quello dei Someone Still Loves You Boris Yeltsin.
Pensate che all' epoca del loro esordio autoprodotto, Broom, gran parte della stampa nemmeno si sarebbe accorta di loro se il web non avesse alzato un polverone intorno al loro nome, in poco tempo sulla bocca anche del poprockettaro dell' ultima ora. Un disco che rimane tutt' oggi uno dei lavori più lodevoli del panorama indie-rock, rinfrescante nella sua scarsa mezz' ora per gli ottimi accostamenti tra il pop intriso di beat psichedelici alla maniera dei più ispirati Byrds e Beatles con il folk caldo e cullante dei Belle & Sebastian, quello amaro di Sparklehorse e Wilco, il tutto amplificato da una passione per il songwriting che porterà in seguito il gruppo a lavorare addirittura con Chris Walla dei Death Cab for Cutie, e da cui ne deriverà una componente country ricollegabile dagli ormai imprescindibili Shins. Inoltre, sebbene il vero punto forte dell' album fosse quello di mantenere su livelli compositivi medio-alti una certa omogeneità di stile fra le tracce, non mancarono di brillare alcune delle dieci tracce: prendendo ad esempio in considerazione le prime tre tracce, ci possiamo accorgere di quali brani fossero capaci. L' intro Pangea, con il quale possiamo facilmente racchiudere tutto il catalogo dei futuri Good Shoes, la semi-ballata I Am Warm & Powerful, diretta fonte di ispirazione di nomi come Let's Wrestle ed infine la tenerissima What We'll Do che sembra voler gareggiare con Eleanor, Put Your Boots Back On dei Franz Ferdinand, proprio in quegli anni autori di You Could Have it So Much Better. In futuro, quel loro tipico suono ancora figlio delle registrazioni in lo-fi e dalle movenze tipiche dello slow-core verrà a mancare, a favore di un suono indie-pop maggiormente standardizzato, acquisendo canoni sempre più marcatamente devoti alla frangia pop e producendo due altri album - il primo, lo spento Pirshing, di transizione, mentre il secondo, Let It Sway, senza dubbio un lavoro soddisfacente oltre che punto di approdo a suoni ritoccati - che insieme non sapranno ripetere l' urgenza dell' esordio ma che porteranno sempre un buon numero di consensi.
Forti di una posizione di tutto rispetto, i Someone Still Loves You Boris Yeltsin provano a chiudere questo ciclo di dieci anni complessivi con Tape Club, fornendo un bel numero di brani incisi nei periodi precedenti alla produzione dei dischi Broom e Let It Sway, quasi a sottolineare la mia tesi secondo la quale Pirshing sia un album da poter trascurare. Nonostante tra i ventisei pezzi ci siano versioni demo e molti abbozzi almeno in apparenza già adottati per altri brani, la qualità complessiva dell' album si mantiene su livelli impensabili per un' operazione dai più bisfrattata qual'è quella dei rare & unreleased; basti pensare solamente a We Can Win Missouri, inclusa in men che non si dica nella playlist indie più famosa del mondo. Il pezzo è senza dubbio uno scarto dell' ultimo album: se infatti è presente una particolare ricerca del gioco fra chitarre alla maniera della Captured Tracks, è altresì chiaro il mood radiofonico soft-rock tipico di nomi come Telekinesis. Due posizioni sotto troviamo invece Cardinal Rules, l' unica che mantiene lo stesso ritmo spedito della suddetta canzone, con la differenza che qui, organo a parte, si avverte forse una maggiore propensione alla sei corde. Guardacaso è proprio l' outro Bastard of Rome ad aggiudicarsi il premio per la canzone più completa, con un mix perfetto tra Morning Benders e Two Door Cinema Club, qualcosa di avvolgente e mai sentito da loro. E se Chili Cook-Off con Song 1000 dimostra una vera e propria passione per i Fab Four è altrettanto vero che la ballata iniziale con tanto di archi e fiati à la Sufjan Stevens di The Clod and The Pebble, il college rock compassato di Lower the Gas Prices, Howard Johnson e Not Worth Fighting, e il power pop di Coming Through rientrano tra gli episodi che potremo attribuire a loro senza neanche conoscere l' autore. Altra deliziosa pista è quella del folk, espresso come loro solito in veste assolutamente acustica ( Go Upstairs, Song W + Song L, Sweet Owl, Tin Floor 51) oppure attraverso sapienti orchestrazioni, le più riuscite con tiro elettrico ( Bended, Letter Divine, Let's Get Tired). Episodio a parte è Yellow Missing Signs, un esperimento di elettronica da laptop di stampo 8-Bit unito ai loro tipici strumenti.
La sensazione alla fine è che questo Tape Club si tratti veramente di una raccolta di tutto rispetto, considerando che la qualità ( non solo di registrazione) si conferma ancora una volta essere al livello dei loro tradizionali standard. Ma ciò che più mi sta a cuore segnalare è il fatto di trovarsi di fronte ad un' opera per nulla trasandata o gestita frettolosamente, capace di fornire ai fan una serie di chicche assolutamente da non perdersi e di dare l' idea a chi non li conosceva o non li ha mai apprezzati perlomeno di essere un ensemble volenteroso e per nulla furbetto. In ogni caso, possiamo senza dubbio annoverare, se mai ce ne fosse stato bisogno, i quattro ragazzi di Springfield come una delle band più talentuose del panorama indie. Everybody still loves you, Someone Still Loves You Boris Yeltsin.