- Chino Moreno - voce
- Chi Cheng - basso, voce
- Abe Cunningham - batteria
- Stephen Carpenter - chitarra
Guests:
- Frank Delgado - samples
1. Bored (04:06)
2. Minus Blindfold (04:04)
3. One Weak (04:29)
4. Nosebleed (04:26)
5. Lifter (04:43)
6. Root (03:41)
7. 7 Words (03:44)
8. Birthmark (04:19)
9. Engine No.9 (03:25)
10. Fireal (06:36)
11. Fist (03:35)
Adrenaline
I Deftones sono riusciti nel tempo a ritagliarsi uno spazio prestigioso e a sé stante nel panorama dei gruppi heavy-rock nati nei 1990s dopo il declino del trend grunge.
Il gruppo si forma a Sacramento (California, USA) nel 1988 e assume la propria forma definitiva un paio d'anni dopo; dopo aver iniziato muovendosi sulla scia delle band hardcore-punk, musica più popolare nella skateboarding scene che frequentava il nucleo fondatore della band (gli amici d'infanzia Chino Moreno, voce, Stephen Carpenter, chitarra, e Abe Cunningham, batteria), la principale intenzione stilistica della band diventa quella di proseguire il discorso appena cominciato da gruppi come Faith No More e Rage Against the Machine, ovvero degli artisti crossover/rapcore che per primi avevano saputo mescolare sapientemente le sonorità più dure del rock (metal, hardcore) a caratteristiche provenienti da generi del tutto differenti come funk e hip-hop.
Ma i Deftones non sono gli unici ad avere tale intuizione, e lo scoprono quando si spostano a suonare in sede live a San Francisco e Los Angeles, condividendo il palco con band come i Korn, il cui debut-album nel 1994 avrà l'effetto di una piccola bomba atomica per tutto il oanorama crossover; eppure, tra i molti giovanissimi gruppi che già avevano intrapreso una strada stilistica affine, i Deftones riescono ad emergere, firmando nel 1995 un contratto con la Maverick, che tramite Terry Date (già produttore di Pantera e Soundgarden) registra e pubblica il loro primo lavoro, Adrenaline.
L'album viene da molti ridotto ad una derivazione non troppo originale dagli stilemi di Rage Against the Machine e Korn. Che la matrice sia più o meno la stessa è vero, che i Deftones si muovano imitando le medesime coordinate dei gruppi appena citati è falso, e i loro lavori successivi lo dimostreranno ampiamente.
I Deftones tradiscono difatti un legame più forte con la vecchia scuola del crossover e dell'hardcore rispetto alla scena che si era appena formata, e simbolicamente il loro è un crossover anche etnico (come confermano i cognomi dei singoli componenti); inoltre, la loro attenzione al dettaglio appare evidente da subito sia nel gioco di parole dello stesso nome scelto (che si può leggere sia come "Def Tones" che come "Deft Ones") sia nella tracklist del debut (la traccia 7 intitolata 7 Words, la traccia 9 Engine No.9); e soprattutto, la loro formazione musicale non comprende solamente crossover, DC hardcore e l'ultimo groove-metal (Pantera, Sepultura, Machine Head), ma anche la new-wave e la dark-wave (nel caso di Moreno), l'heavy-metal classico, lo skate punk, e una forte influenza derivante dall'album Willpower (1994) dei Today Is the Day, all'epoca giovani promesse del metal estremo noise e alternativo.
Tutte queste influenze sono riconoscibili ma perfettamente amalgamate in Adrenaline, che parte con la sensazionale Bored (ottimo biglietto di presentazione per la particolare e talentuosa voce di Moreno) per poi sparare a raffica una serie di tracce immediate, viscerali e violente, cariche sia di rabbia che di attenzione all'elemento melodico.
Su tutte spiccano le incisive e crude Nosebleed, Birthmark e Lifter, lo sperimentalismo di Root (continuamente in bilico tra distruzione e melodia) e della conclusiva Fist (traccia nascosta), ma soprattutto un gioiello rap-hardcore come Engine No.9, in cui Moreno scaglia le parole a mitraglia contro l'ascoltatore, come se volesse linciarlo, mentre la chitarra di Carpenter aggiunge al panorama groove-metal un nuovo stile di riffing.
Risultano sicuramente degne di nota anche One Weak e il singolo poi divenuto più popolare, 7 Words, episodio più catchy del lotto, nelle quali tuttavia appare un po' troppo presente l'ombra dei primissimi Korn, richiamata forse per avere più riscontri presso lo stesso pubblico. Eppure il disco non viene affatto supportato dai media principali e ha uno scoppio molto ritardato nelle chart statunitensi, complice anche il rifiuto da parte di MTV di passare il video di 7 Words solamente per via del chorus ("Suck! Suck! Suck! Suck!").
Anche se la voce di Moreno resta ancora molto acerba e maturerà col tempo, la sua già evidente capacità di ritagliarsi melodie, unita al drumming creativo di Cunningham, ai riff taglienti di Carpenter, ai testi ragionati, e all'equilibrio perfetto tra violenza primordiale e raffinatezza, finisce per dare come risultato complessivo una sensazione di freschezza e spontaneità che rende il disco un'innegabile pietra miliare nell'evoluzione del crossover e del rapcore, contribuendo significativamente a delineare le caratteristiche di ciò che stava iniziando a venire definito nu-metal.
Seppur i pareri buoni ma qualunquisti sull'album portino i Deftones ad avere la possibilità di andare in tour con i Korn, mantenendosi ugualmente amici della band, dopo poco tempo i quattro smettono di farci concerti assieme, sentendosi molto stretta e limitante l'etichetta di "fotocopia" della band di Jonathan Davis e soci.
Per affermare davvero la loro identità ci sarà tuttavia bisogno di qualche altro anno.