L’ultima fatica del combo texano (Take Care, Take Care, Take Care) non si attestava sui virtuosi livelli di cui li sappiamo capaci. Forse è per questo che l’attesa della loro unica data italiana di quest’anno ci dava un po’ di apprensione. Eppure le esplosioni nel cielo bolognese si sono fatte sentire e la magia si è riscoperta intatta.
Munaf, Christofer, Michael e Mark non hanno perso lo smalto, e in un Estragon non stracolmo ma pieno di fan entusiasti hanno proposto il meglio del loro repertorio. Anche i nuovi pezzi, cui è stata dedicata mezza setlist, impattano meglio quando eseguiti dal vivo, facendo nascere qualche perplessità sui canoni di registrazione in studio del quartetto.
Ad ogni modo, la scaletta non ha sdegnato alcune immancabili perle, con i classici momenti di estasi psicosomatica causata (come sempre) da The Only Moment We Were Alone e dalla disarmante doppietta Your Hand in Mine + The Birth and Death of the Day: era bello girarsi a guardare i volti estatici dei presenti sui crescendo più sensazionali. Bene le luci, bene il suono, per una performance inappuntabile, senza pause tra un brano e l’altro ma intermezzi di distorsioni, proprio come da tradizione.
Unica nota negativa della serata, la mancata concessione di un bis, peraltro richiestissimo dal pubblico. Sul finale appare Munaf ad annunciare che la band è stanca e non se la sente di suonare oltre. “But we’ll come back soon”. È quanto tutti ci auguriamo.