- Marc Ferreira - voce
- Charly Sahona - chitarra, tastiera
- Lydie Robin - voce
- Thomas James - basso
- Diego Rapacchietti - batteria
1. New Kingdom
2. The Unholy One
3. Words of Silence
4. Take Me Down
5. Fallen World (Is There a Reason?)
6. Walk On To The Daylight
7. Candle Of Hope Through A Night Of Fears (strumentale)
8. Dear Dead Bride
The New Kingdom
La scena Progressive francese non ha mai riscosso successo né attirato gli interessi degli appassionati del genere semplicemente per due motivi: in Francia la sperimentazione nel Rock/Metal è pressoché nulla e non esistono band Progressive dotate di capacità compositive fuori dal comune e quindi in grado di assumere un ruolo centrale nello sviluppo di un genere.
All’alba del 2006, quando ormai il panorama europeo sembra essersi alquanto delineato, con la contrapposizione nel Metal tra le realtà scandinave più innovative ed i classici rappresentanti del Progressive più classico in stile americano, ecco che i Venturia sorgono dal nulla proprio dalla Francia per imprimere un’orma ancora differente dai consueti stilemi della scuola progressiva.
Il quintetto costituito da due voci soliste (quella maschile di Marc Ferreira e quella femminile di Lydie Robin) e da tre ottimi e preparati strumentisti, propone un Progressive ampiamente intervallato da raffinate punte Pop, senza però dimenticare gli insegnamenti di tutte le formazioni tecniche e sinfoniche, quali Dream Theater e Shadow Gallery.
Ciò che li differenzia però dalle sopra citate bands, oltre agli inserti Pop, è l’efficace scelta delle due voci, anche perché quella femminile è estremamente elegante, legandosi perfettamente al tessuto di chitarre e tastiera.
The New Kingdom, debut album dei Venturia, si apre con la title track New Kingdom, ritmata e precisa nel suo incedere, dotata di diversi cambi di tempo e di soluzioni originali, proprio a partire dalla continua variazione vocale. Tanti e forse leggermente eccessivi gli assoli elaborati e tecnici, sia in questa fase d’avvio, sia in The Unholy One ma, a differenza della maggior parte delle realtà odierne, il five-piece francese riesce a scrivere anche delle buone sezioni distese, come dimostra Words of Silence. Forse sono fin troppo evidenti le influenze dagli Shadow Gallery di Room V (dove l’approccio vocale femminile era già stato sperimentato), ma il risultato è permeato di una melodia unica e ricca di fascino: oltre a ciò, il song-writing si presenta maturo e consapevole, poiché le strutture della musica dei Venturia non sono scontate ma sono frutto di un’attenta ricerca del sound adeguato. Bella e sentita è Take Me Down, provvista di inserti elettronici eleganti che conferiscono un’atmosfera originale: forse troppo statiche e monotone sono le chitarre ritmiche ma il complesso della traccia risulta pienamente appagante, come nel caso di Fallen Down (Is There a Reason?), sempre collocabile nella sfera Progressive sinfonica fin qui descritta.
Più sotto forma di ballata si sviluppa la melodica e spalmata Walk On to the Daylight, piacevole capitolo di stacco con il resto della tecnica proposta in The New Kingdom.
La strumentale Candle Of Hope Through A Night Of Fears regala ancora momenti inaspettati per come viene portata avanti dal quintetto francese: largamente classicheggiante e parecchio connessa alla tradizione Progressive degli anni ’70, essa genera emozioni per tutta la sua durata.
Neanche l’ultima Dear Dead Bride costituisce un punto debole dell’album, che si delinea come un’opera ricca di sfaccettature e di diverse interpretazioni del Progressive, tutte confluite in un unico particolare genere.
Un plauso quindi alla Lion Music che scopre ancora una nuova band che potrà posare una significativa pietra nel mondo del Progressive internazionale: i Venturia hanno idee da spendere e un bagaglio tecnico non indifferente; rimane solo da attendere una prossima pubblicazione che possa confermare ciò che è stato mostrato su The New Kingdom.