- Aaron Duggins - tin whistle
- Bones - batteria
- Dan Shaw - basso, piano, organo
- T Duggins - voce
- Clay Hanson - banjo
- Rebecca Brooke - mandolino
- Mike Pawula - mandolino
1. Never Enough
2. Pub And Culture
3. Shade
4. Did It All For You
5. The Sheep In The Boots
6. Not Forgotten
7. Siobhan
8. Traps And Ultimatums
9. Leopardstown Races
10. Claddagh
11. Where Ya Been Johnny?
12. Not Alone
13. Political Scum
14. Romany
15. Movin' On
16. The Nut House
17. Be
Agony
Ancor più che dalla nostra Italia, anche dall’Irlanda prostrata da povertà e lotte religiose sono migliaia gli emigranti che hanno solcato l’oceano per fare fortuna in America, popolando i sobborghi più degradati delle grandi città degli USA con le loro inconfondibili tradizioni e le loro allegre melodie folk. Prendendo spunto dalla spinta data dai Pogues negli anni ’80, negli States il folk irlandese si è spesso e volentieri mischiato a generi come Rock, Punk e Hardcore, andando a formare quel movimento trasversale denominato dalla critica Celtic-Core, che vede i suoi maggiori esponenti in ottimi e conosciuti gruppi come i bostoniani Dropkick Murphys e i californiani Flogging Molly.
Rimasti purtroppo sempre in secondo piano rispetto ai gruppi sopra citati, i The Tossers, band proveniente dal South-Side di Chicago, sono attivi già dai primi anni ’90, ma riescono a raggiungere un discreto successo solo durante gli ultimi anni, grazie ad ottimi dischi come Purgatory e The Valley of The Shadow Of Death. La colpa del loro moderato successo è probabilmente la scelta di un suono meno “moderno” rispetto al Celtic Punk, a favore di un folk tradizionale dal piglio vivace e frizzante, che lascia però spazio a momenti riflessivi, toccanti e a tratti cupi.
Agony, che costituisce il quarto full-lenght della band, si presenta con uno splendido artwork, che sembra proprio richiamare al lato più oscuro e riflessivo della band, e ad un mondo magico fatto di foreste, mostri e segreti; in effetti, la proposta dei Tossers è parecchio variegata.
Il sound della band è infatti caratterizzato da numerosi cambiamenti di intonazione, tra atmosfere cupe e ricche di pathos, che scaturiscono prevalentemente dalla performance sempre emozionante del vocalist T Duggins, e sfuriate allegre e travolgente in pieno stile folkeggiante. Ne è un esempio già la introduttiva Never Enough, caratterizzata da un mood carico e vibrante che si evolve in un ritornello frizzante ed allegro; emerge subito l’importanza e la perfetta resa della sezione strumentale, tessuta da continui scambi tra banjo, mandolino, violino e flauto e sostenuta da una incalzante ritmica folkish.
Si prosegue su toni allegri e travolgenti, con brani come Pub & Culture e Did It All For You, in pieno stile Flogging Molly, che sotto un’apparente spensieratezza celano giudizi profondi ed intelligenti che toccano temi come l’alcolismo e lo scorrere del tempo. La strumentale The Sheep In The Boots riprende invece ritmi incalzanti che ricordano quasi la tradizione tzigana, mentre non sono da meno i brani più lenti e malinconici come Shade e la toccante Not Forgotten, dove poche note di piano e chitarra accompagnano la voce emozionante di Duggins in una splendida poesia contro l’orrore della guerra. L’apice in questo ambito viene raggiunto in Claddagh, che scorre lenta, cadenzata, solenne e semplicemente stupenda, catturando l’ascoltatore con meravigliose melodie di violino, portatrici di una carica emotiva difficile da trovare nella musica dei giorni nostri.
Non mancano poi i tipici brani irlandesi da ballare, come le veloci e trascinanti Siobhan, Romany e Where Ya Been Johnny?, in pieno stile Pogues con le loro musiche allegre associate a situazioni assurde e dai tratti amari, e brani più pacati, scorrevoli ed emozionanti che riprendono le melodie della band di Shane MacGowan, come Movin On e la conclusiva Be.
Ma non finisce quì: i Tossers continuano a stupire senza ripetersi, con la cupa e grave Not Alone, dove emergono tutte le potenzialità della voce carica e ricca di pathos di T Duggins, e con la punk-oriented e combattiva Political Scum, nella quale la band si oppone in modo fine e intelligente alla politica imperialista del suo Paese.
Agony è dunque un disco veramente riuscito, che lentamente, a partire dai brani più diretti e frizzanti, cattura l’ascoltatore con melodie meravigliose, atmosfere toccanti e riflessioni intelligenti ed emozionanti, che spesso vanno aldilà dell’aspetto apparentemente spensierato di molti brani. Per chi ama la musica irlandese o il folk in generale, una conferma dell’ottima abilità compositiva dei Tossers, o la piacevole scoperta di un gruppo che, nonostante il suo scarso seguito, si configura come uno dei più validi della scena; per chi invece si vuole avvicinare al genere, anche in questo caso si rivela una scelta azzeccata che sicuramente catturerà ascoltatori dai background più disparati.