- Russel Allen - voce
- Michael Romeo - chitarra
- Michael Pinnella - tastiera
- Michael Lepond - basso
- Jason Rullo - batteria
1. Oculus Ex Inferni
2. Set The World On Fire (The Lie Of Lies)
3. Domination
4. The Serpent's Kiss
5. Paradise Lost
6. Eve Of Seduction
7. The Walls Of Babylon
8. Seven
9. The Sacrifice
10. Revelation (Divus Pennae Ex Tragoedia)
Paradise Lost
I Symphony X di Micheal Romeo, a cinque anni dal convincente e lunghissimo The Odyssey, pubblicano il settimo album di studio, ispirandosi non più alla mitologia classica dei precedenti lavori, ma all'opera letteraria di John Milton, Paradise Lost.
Negli anni che hanno separato The Odyssey da questo nuovo album, il front-man Russell Allen è stato impegnato in diverse collaborazioni di calibro internazionale, nel progetto Allen/Lande o con il polistrumentista olandese Arjen Lucassen (Ayreon): stupisce comunque il fatto che i Symphony X siano rimasti lontani dalla scena per ben cinque anni, per tornare con un album che musicalmente si colloca sullo stesso piano dei precedenti.
Paradise Lost non è un concept, poiché ogni canzone presenta un proprio tema di fondo, come l'inganno, la volontà di vendetta o la corruzione; pertanto non si deve pensare ad un'opera organica dal punto di vista lirico, mentre sul piano strumentale i Symphony X non sono mutati in nessuna loro caratteristica. Le canzoni sono davvero coinvolgenti nel loro usuale incedere tecnico, al limite tra Progressive e reminescenze Neoclassiche, ma la sperimentazione verso meandri sconosciuti è assente e questo costituisce di certo un aspetto negativo. La band infatti è ferma da anni sullo stesso sound, dal quale ha saputo ricavare tutte le potenzialità, espresse nuovamente nel caso di Paradise Lost. Basti ascoltare la seconda Set The Would On Fire (The Lie Of Lies) per comprendere come le sinfonie siano quelle oscure e virtuose del classico Progressive/Power Metal di capolavori come The Divine Wings Of Tragedy o V: The New Mythology Suite. La voce di Allen è tagliente e determinata, mentre la chitarra di Romeo sa trascinare come sempre ha fatto; anche Pinnella presenta i tecnicismi neoclassici di tastiera delle scorse pubblicazioni, affascinando l'ascoltatore, ma non aggiungendo nulla di innovativo nel panorama Progressive mondiale.
La musica dei Symphony X, estremamente cerebrale, è forse giunta al limite della propria espressione: il sentimento affiora solo nella ballata Paradise Lost, traccia che gli Shadow Gallery avrebbero potuto inserire migliorata in uno dei tanti album realizzati in carriera.
E' inoltre fuori luogo proporre pezzi portati all'estremo del virtuosismo come Eve Of Seduction, perché le doti dei Symphony X sono già note al pubblico mondiale che ha seguito i dischi precedenti e l'emulazione è un aspetto alquanto scontato anche per la band del New Jersey. Sebbene le tracce conservino un sapore mistico e un fascino tenebroso, non risulta efficace la costante giustapposizione di scale o di rapide progressioni Power Metal (Seven è la tipica cavalcata composta negli anni Novanta da gruppi quali gli Angra o gli stessi Symphony X).
In definitiva non sorprende questo Paradise Lost, perché fa rivivere le emozioni di sempre, con l'aggravante di rivestire il ruolo di settima opera di una band matura (o maturata). Quando l'eccezionale The Divine Wings Of Tragedy uscì nel 1997 la critica rispose positivamente per un disco dotato di un feeling diverso da tutte le restanti proposte del panorama Progressive del tempo. Pur essendo ancora i Symphony X di The Divine Wings Of Tragedy, i nuovi Symphony X non riescono a smuoversi dalle posizioni del felice passato, cadendo nel vortice della ripetitività.
Quindi il giudizio si riferisce non tanto al mood dell'album, senz'altro coinvolgente per chi ama le ordinarie sonorità Progressive tutte virtuosismo e poca introspezione, quanto all'uniformità di un'ormai ampia discografia.