- André Vuurboom - voce, chitarra
- Kees Harrison - basso
- Rob Cerrone - chitarra
- Anand Mahangoe - chitarra
- Joost van den Broek - tastiera
- Ruud van Diepen - batteria
1. From the Ashes…
2. Sweet Sorrow
3. Loss
4. Beneath the Surface
5. Empty
6. Until Death Do Us Part
7. Extinct
8. Room 9
9. No Salvation
10. Untruth
11. Lies Inc.
12. Room 6
13. Epilogue
From the Ashes...
L’Olanda del Progressive sembra aver trovato nei Sun Caged il nucleo da cui partire per fondare una scena ricca e florida, composta dai numerosi musicisti che hanno preso parte al progetto che nel 2003 ha dato vita all’album omonimo Sun Caged. Il chitarrista Marcel Coenen, oltre ad essere stato impegnato nella pubblicazione dei suoi solo albums, si è concentrato anche ad aiutare il tedesco Hubi Meisel per l’uscita dell’ultimo Kailash, mentre il batterista Roel Van Helden ha partecipato alla stesura del disco dei Freak Neil Inc., sempre prodotto dalla Lion Music: anche gli ex membri dei Sun Caged André Vuurboom (voce) e Jost van der Broek (tastiera) non hanno abbandonato gli studi di registrazione ma hanno costituito con costanza una nuova band, chiamata Sphere of Souls.
Il debutto From the Ashes… è un concept particolare che cerca di analizzare la mente umana, definendola come uno dei luoghi più oscuri dell’universo, un universo a parte all’interno del più vasto universo. Il disco è un viaggio all’interno della complessità dell’interiorità, un’esplorazione all’insegna delle sonorità Progressive Metal più legate ai Fates Warning di A Pleasant Shade of Grey e dei più classici Dream Theater.
Gli episodi che compongono From the Ashes… sono alquanto ripetitivi ed anche la registrazione non è delle migliori: tanti i cambi di tempo e discrete le soluzioni delle tastiere, ma i riff ed il tessuto principale risultano scarni e privi di mordente; la voce invece sa variare bene il proprio tono, proponendo buone aperture espressive.
Canzoni come la title-track e la seconda Sweet Sorrow sono intrise di una certa atmosfera cupa e tenebrosa e si collocano in un livello di qualità medio; la terza Loss addirittura è improponibile poiché appare come la solita ballata sdolcinata alla Dream Theater.
Più rilevante e coinvolgente è Beneath the Surface, ben delineata nel suo stile Fates Warning, sebbene gli Sphere of Souls non riescano a raggiungere la raffinatezza compositiva di Matheos e compagni.
Certamente l’alone freddo già testimoniato dall’artwork dell’album è originale e riesce a rendere l’idea introspettiva concepita da Vuurboom, ma il song-writing poteva puntare su una direzione e su una qualità di produzione maggiori. Un’opera che si schiera in linea con tutte le uscite dozzinali dell’ultima era Progressive Metal: nulla di innovativo, tante note e tanta voglia di avere risultati soddisfacenti, ma l’eccellenza è ancora lontana.
Tuttavia, i musicisti presenti nel progetto sono tutti estremamente preparati e non sarà difficile per loro sapersi distinguere in quello che è un panorama ormai poliedrico ed estremamente variegato, seppur alquanto monotono nelle recenti pubblicazioni.