Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Andy Engberg - voce
- Torben Enevoldsen - chitarra, tastiera
- Johan Koleberg - batteria

Guests:
- Mats Olausson - tastiera


Tracklist: 

1. Hunted
2. The Gift
3. Awakening
4. Dark Alliance
5. Moment Of Truth
6. Hoping For A Miracle
7. Changing The Past
8. Beginning Of The End

Section A

Parallel Lives

Il progetto Section A del cantante danese Andy Engberg, a distanza di tre anni dall’album di debutto The Seventh Sign, ha subito diversi cambiamenti di line up, che hanno provocato una conseguente variazione nei timbri proposti dalla nuova formazione: rilevanti infatti sono stata le dipartite dei tastieristi Derek Sherinan (ex Dream Theater) e Gunter Werno (Vanden Plas) e del batterista Andreas Linn (anch’egli militante nella sopra citata band tedesca), sostituiti rispettivamente dal guest Mats Olausson (celebre tastierista, ex Yngwie Malmsteen) e da Johan Koleborg (ex Lion’s Share).
Ciò che si riscontra nel lavoro del 2006, tale Parallel Lives, è una certa fatica nel giungere a composizioni che non ricalchino perfettamente la tradizione Progressive Metal dell’ultimo decennio: non esiste sperimentazione, e l’opera risulta estremamente piatta, senza porre in evidenzia elementi differenti da ciò che Dream Theater e soci hanno apportato al genere dai lontani anni ’90.
Parallel Lives è prima di tutto un concept, che tratta della storia di William, un uomo che ha ricevuto da forze sconosciute il potere di viaggiare inconsapevolmente attraverso universi paralleli. Egli acquista coscienza delle sue capacità quando, una volta, si addormenta: subito pensa che sia solo un sogno terrificante, ma presto capisce che spesso i sogni sono realtà di fatto.

L’ascoltatore, addentrandosi in Parallel Lives, immediatamente  può rimanere coinvolto dai riff di chitarra distorta ritmati e abbastanza sostenuti ma, con lo scorrere delle tracce, noterà l’estrema prevedibilità della musica dei rinnovati Section A di Andy Engberg.
Se dal punto di vista lirico l’album può apparire ricercato e ben concepito, così non si può dire per un song-writing che non ha sprazzi di varietà: la voce è ben impostata ed espressiva sia nelle sezioni determinate che in quelle più melodiche e distese ma troppi sono gli assoli di chitarra e di tastiera che percorrono velocemente i riff nella parte centrale dell’album.
L’inizio di Parallel Lives difatti non sembra così privo di carattere come sarà il seguito: canzoni come l’opener Hunted, l’altalenante The Gift e la terza più composta Awakening riescono a mantenere costante l’attenzione da parte degli ascoltatori, ma presto si cade nel banale, riscoprendo ambiti completamente figli dei Dream Theater di Images & Words.
Quindi alla fine dell’esplorazione di Parallel Lives, è lecito chiedersi che senso abbia perseverare su una via ripercorsa centinaia di volte da bands cloni, sì preparate tecnicamente, ma estremamente ripetitive. Nonostante la separazione tra Andy e i due membri dei Vanden Plas, il cantante ha conservato anche le influenze del gruppo tedesco nel proprio modello compositivo: ciò non contribuisce sicuramente alla buona riuscita di un’opera ripetitiva e non esaltante, apprezzabile solo da coloro che esprimono il Progressive Metal in funzione della realtà americana che oggi rappresenta il lato più commerciale del genere, ovvero i fin troppo imitati Dream Theater.

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