Ray Alder - voce
- Nick van Dyk - chitarra, tastiera
- Bernie Versailles - chitarra
- Sean Andrews - basso
- Chris Quirarte - batteria
1. The Suffocating Silence (06:37)
2. Bleed Me Dry (06:55)
3. The Death of Faith & Reason (04:51)
4. Memory (09:30)
5. The Origins of Ruin (02:47)
6. Man of Glass (05:05)
7. Blinded (05:55)
8. Used to Be (06:08)
9. Fall on You (09:24)
The Origins Of Ruin
Dopo aver stabilizzato la line-up, includendo al suo interno l’esperto e bravissimo cantante Ray Alder dei Fates Warning, gli statunitensi Redemption pubblicano il terzo album di studio, tale The Origins Of Ruin a due anni di distanza dal buono The Fullness Of Time.
Lo stile proposto in questo terzo capitolo discografico è un misto fra Progressive Metal dalle punte raffinate e Power americano dalle ritmiche serrate ed impetuose.
Ad affiancare Alder in The Origins Of Ruin sono intervenuti il chitarrista/tastierista mente del progetto, Nicolas Van Dykn, il chitarrista Bernie Versailles (Agent Steel), il batterista Chris Quirarte (Prymary) e il nuovo bassista Sean Andrews, tutti provenienti da contesti musicali diversi ma conciliabili tra loro nella musica dei Redemption. Il sound è infatti un connubio tra il timbro caratteristico dei Fates Warning del periodo di passaggio Power-Progressive e soluzioni Progressive più contemporanee e tecniche.
The Suffocating Silence rappresenta l’avvio dell’album, con il suo feeling irruente ed aggressivo: la voce di Alder conserva il tono determinato e melodico che ha permeato capolavori come Parallels o A Pleasant Shade Of Grey. Gli interventi di tastiera sono a tratti meditati ed eleganti e a tratti scontati nelle successioni di rapide scale, come dimostra la seconda Bleed Me Dry, alquanto inutile nei suoi sviluppi contorti interni.
Debitrice del Power americano è sicuramente The Death Of Faith And Reason, che trova diverse connessioni con il sound tessuto da celebri formazioni della nuova corrente, Nevermore su tutti: seppur non estremamente originale, la traccia procede con un riffing devastante che travolge l’ascoltatore. Memory è complessa ed elaborata nei suoi quasi dieci minuti di durata, che raggiungono punte simili ai Pain Of Salvation di The Perfect Element, soprattutto per l’approccio che assumono le tastiere. La breve title-track connette a Man Of Glass, più riflessiva e coinvolgente, nonché miglior pezzo presente su The Origins Of Ruin: le ritmiche Power si allargano in aperture melodiche di notevole valore stilistico, mentre Alder diviene espressivo senza tralasciare il tratto più incisivo.
E se Blind My Eyes e Used To Be costituiscono degli episodi insipidi e scarni, Fall On You nella sua struttura complessa fa trasparire alcuni elementi originali, come la buona alternanza tra suoni distorti e timbri clean che stregano l’ascoltatore.
In definitiva, ci si aspettava di più dal punto di vista strumentale da questo terzo full-lenght dei Redemption, e cioè un’architettura sonora che potesse rendere onore al grande Ray Alder. Di certo l’esecuzione e la registrazione sono realizzate ottimamente, ma manca qualcosa che permetta di raggiungere la qualità di song-writing di tracce come Man Of Glass e Fall On You, veri apici di The Origins Of Ruin. Si consiglia comunque l’ascolto a chi ha apprezzato Alder nella sua carriera con i Fates Warning e a chi si lascia trasportare dal Progressive Metal condito con una discreta dose di Power (di stampo americano e non europeo) e un buon bagaglio di introspezione.