- Diego Ribechini - Voce
- Gabriele Moretti - Chitarra
- Federico Razzi - Basso
- Filippo Fantuzzi - Tastiere
- Alessandro Santoni - Batteria
1. L'Occhio
2. Armonia
3. Metamorfosi
4. Oro
5. Il Battesimo
6. La cosa Perfetta
7. Attraverso Me
Pharmakon
Quintessenza, mai monicker è stato più azzeccato per descrivere in sintesi quelle che sono le qualità artistiche in posseso di una band della portata di questo quintetto proveniente dall provincia di Pisa, Volterra per la precisione. Un ensamble straordinario i Quintessenza, che con questa nuova fatica da studio è riuscito a portare alla luce uno dei migliori dischi in campo progressivo dell'anno solare appena concluso, dando piena dimostrazione di una maturità e di una crescita artistica che, senz'alcun dubbio, li ha portati ad elaborare un sound abbastanza personale che, abbeverandosi pur sempre alla fonte del filone progressivo, si spinge verso orizzonti muscali ed artistici che, fra i patrii confini, riuslta essere veramente alla portata di pochi.
Infatti, messi da parte i manierismi concettuali estrumentali del debutto Venere che, nonostante l'ottima realizzazione e confezione, pagava un dazio troppo salato nei confronti del "teatro dei sogni" per antonomasia, i Quintessenza del nuovo Pharmakon, riescono ad elaborare un songwraiting che, partendo pur sempre da un'ossatura ben definita da canoni strettamente progressivi, e di tipico stampo italiano dei mostri sacri come PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Osanna e New Trolls, si arricchisce di diverse sfumature sonore in cui confluiscono influenze che vanno dalla componente metallica del filone legato ai vari Dream Theater, Fates Warning e Vanden Plas, fino ad arrivare a toccare lidi più soft/rock che caratterizzano in maniera più che corposa, piccole parentesi acustiche come nel caso della splendida Il Battesimo o della cangiante La Cosa Perfetta, episodi giocati fra i chiasioscuri di un'impeto artistico davvero innato.
Da quel che si può facilmente evincere dai titoli di cui sopra, la particolarità dei Quintessenza, se di particolarità si può parlare, è l'uso del cantato in lingua madre, elemento che fa riflettere a lungo sul tortuoso lavoro di arrangiamento svolto dai cinque toscani nel cercare di adattare la spigolosità delle metriche delle liriche in italiano, con una componente musicale variopinta ed eterogenea come quella messa in mostra su queste sette tracce che vanno a costituire il disco in questione, ma se sono proprio queste liriche dal forte retaggio filosofico a fare da cornice ad ambientazioni musicali piuttosto elaborate e raffinate allo stesso tempo, come l'attacco frontale dell'intro L'Occhio, in cui sembra quasi di riascoltare il Battiato dei primi anni settanta di capolavori come Fetus o Sulle corde di Aries, che si infrangono su partiture più legate ad una concezione hard/funky di Armonia, caratterizzato da un mood perfetto e da arrembanti tappeti ritmici, sono proprio i brani più tirati come le atmosfere pregne di riferimenti metal prog di Metamorfosi, prima, ed il trip acido a base di space rock di Attraverso me poi, a lasciare veramente il segno e a dare l'impressione di trovarcsi di fronte ad una band dal futuro più che lucente.
Senz'alcun dubbio questo Pharmakon rappresenta un decisivo passo avanti nella fase evolutiva della band toscana che, oltre a mettere in evidenza la propria caratura artistico/strumentale, e riuscita a confezzionare un "prodotto" musicale molto ma molto competitivo sotto tutti i punti di vista, perciò come si dice in questi casi:
buy or die...