- Andrea 'Ranfa' Ranfagni - voce
- Claudio Bianchi tastiere - pianoforte
- Francesco 'Frank' Munaò - chitarra elettrica, chitarra classica
- Marco Giovannetti - basso, backing vocals
- Emicant batteria - tastiere, backing vocals
Guests:
- Giovanni Valente - voce in ProgressiveXperience Pt 1
- Titta Tani - voce in Master Reflection e Carpe Diem
1. ProgressiveXperience pt1
2. I'm Alive
3. The Great Illusion
4. Ways Over The Edge
5. Taurus Littrow 20.19080°N 30.77168°E
6. Imaginary Heroes
7. Master Reflection
8. Ruins & Memories
9. Inner Silence
10. Carpe Diem
11. 21st Century Brain Damage
21st Century Brain Damage
Dopo l'uscita di X, torna nel 2008 il sestetto toscano dei ProgressiveXperience, complesso promettente dagli espliciti connotati progressive, come si può facilmente evincere proprio dal nome dato alla band. Si tratta di 21 Century Brain Damage, un titolo che a prima vista potrebbe richiamarci alla mente un latente omaggio ai King Crimson di 21 Century Schizoid Man e i Pink Floyd di Brain Damage per quanto riguarda il titolo e di The Wall per quel che riguarda invece gli elementi raffigurati in copertina.
Ad ogni modo, superando arbitrarie e sottili considerazioni di questo genere, stiamo parlando di un disco dalle cornici Concept che esprime nel suo sviluppo tematiche di critica e riflessione sulla società contemporanea, dura e intransigente, dove la personalità emerge a malapena tra le soffocanti e frenetiche dinamiche metropolitane.
L'apertura è affidata a ProgressiveXperience - Pt1, dove un arpeggio elettronico ritmato spiana la strada per un coinvolgente riff di chitarra. La pulizia del suono è evidente fin dalle prime battute mentre le chitarre centrano subito l'attenzione con dei passaggi progressive metal che manifestano una vicinanza allo stile dei Rush e soprattutto dei Dream Theater. In I'm Alive, il secondo capitolo, traspaiono dei coscienti usi dei sintetizzatori, proponendo un virtuosimo equilibrato meritevole già in seconda battuta di note più che positive.
The Great Illusion, terza traccia si struttura su un ritmo incalzante, che vuole rispecchiare l'atmosfera descritta nel testo di una distopia oramai materializzata in cui sembra difficile anche pensare. Gli usi dei riverberi e degli effetti
vocali permettono di apprezzare una prestazione del cantato più che convincente mentre l'approccio globale è in linea di massima facile ma non scontato. Ways Over The Edge, chiude la prima parte dimostrando ancora una volta
un appropriato uso delle tastiere.
Si apre così la seconda parte, dove la narrazione nei testi non è più descrittiva ma decisamente personalizzata con Taurus Littrow 20.19080° N - 30.77168° E.
Uno stacco curato di batteria introduce uno sviluppo di impegnativi passaggi strumentali prima di raggiungere Imaginary Heroes, uno dei picchi dell'intero esperimento: il dialogo tra classica e pianoforte dipinge una pacata atmosfera prima dello stacco metal.
Lo sviluppo scandito da intelligenti e gradevoli intarsi di pianoforte risulta nel complesso più che discreto. La sirena che sembra aleggiare in una metropoli frenetica è la giusta direttrice su cui viene costruita la settima traccia, Master Reflection aggressiva ma non priva di spunti melodici. Seguono Ruins & Memories e Inner Silence, dalle raffinate prestazioni vocali e Carpe Diem dove gli stacchi riescono efficacemente mentre la ripresa del bridge di apertura ai tre quarti del pezzo conferma la scelta del progressive come matrice di stesura.
La seconda parte della open track chiude questo esperimento regalando degli scorci onirici grazie a un ottimo arpeggio di acustica sfumato nel vento e nei rumori del traffico urbano.
Un'esperienza sopra la media quella del sestetto toscano, in cui sia una sapiente distribuzione dei pezzi sia il tentativo di avvicinarsi alla complessità di un album concetto evidenzia un buon livello di maturazione e insieme di affiatamento tra gli elementi dell'intera band la cui personalità musicale sembra corroborarsi a ogni nuova uscita.