- Thomas Vikström - voce
- Jarno Raitio - basso
- Mikko Harkin - tastiera
- Jani Stefanovic - chitarra
- Markus Niemispelto - batteria
1. Unchanging
2. Wings Of Dove
3. Burning Earth
4. Multitude
5. Stronghold
6. Guilty
7. A Letter From Home
8. Dry Bones
9. Lost Ones
10. Grace
11. Outro - The End Of The World
Blood & Water
Nati nel 2006 all’interno di quell’ormai florido panorama di Metal cristiano che è andato consolidandosi in Scandinavia a partire dagli anni Novanta in risposta ai generi estremi dediti al culto del male o in generale avversi alla religione, i finlandesi Mehida debuttano su Napalm Records con Blood & Water, già prodotto localmente dall’etichetta cristiana Maanalainen Levykauppa.
Il genere proposto dal quintetto scava nella tradizione progressiva di formazioni come Dream Theater e Fates Warning, senza disdegnare un approccio vocale più incisivo a tratti, come testimoniato dalla quarta Multitude. Il lavoro di chitarre svolto dal polistrumentista Jani Stefanovic, divenuto ormai il simbolo della scena cristiana nordica con i suoi numerosi progetti, appare però sempre abbastanza vuoto ed è l’aspetto peggiore dei Mehida, insieme alla voce dell’ex Candlemass Thomas Vikström, trascurata in troppe sezioni (Burning Earth soprattutto).
Alcune tracce possono sembrare discrete, come nel caso di Wings Of Dove, dotata di una melodia accettabile rispetto agli altri episodi del platter, che non risulta convincente già a livello di registrazione.
Le tastiere inoltre non riescono a garantire le giuste atmosfere nelle parti più distese e delineano assoli privi di alcun significato spezzando in modo amorfo l’andamento delle canzoni.
D’altronde i pezzi dei Mehida sono stati preparati in un periodo di tempo abbastanza limitato e questo non ha permesso alla band di raffinare le basi compositive: all’inizio del 2006 si pensava che Blood & Water dovesse rappresentare il secondo capitolo discografico del progetto Wingdom, in cui hanno militato tutti i membri dei Mehida ad eccezione di Vikström e Stefanovic. Tuttavia la dipartita del tastierista Mikko Harkin (ex anche dei Sonata Arctica) dai Wingdom e l’inserimento stabile nella nuova line up degli altri due musicisti ha fatto nascere un progetto parallelo che dei Wingdom conserva solo pochi elementi sonori (come il valido binomio Guilty-A Letter From Home).
Pertanto l’esordio dei Mehida costituisce una prova davvero sfortunata per la band finlandese, che non sa concretizzare le proprie idee, ad eccezione dell’ottima sezione ritmica, unico ambito timbrico vario ed elaborato. Si auspica che il gruppo possa trovare una certa stabilità di song-writing migliorando intanto anche l’approccio tecnico, dato che il sound è comunque già provvisto di una buona personalità. Il raggiungimento dell’equilibrio da parte dei Mehida sarà caratterizzante per non far cadere la formazione nel calderone degli act scandinavi nati dal nulla e destinati a concludere presto la loro attività.