- Francesco Panico - voce e chitarra
- Mauro Bonini - batteria, percussioni e voce
- Larsen Premoli - tastiera e voce
- Federico Ghioni - basso e voce
Guests:
- Fede Marin - voce in Tears from Ocean e Perfect Circle
1. Overture I - L4aN
2. Overture II - Na4L
3. Shining Hopw
4. Torn in Two
5. Lily
6. Tears from Ocean
7. Perfect Circle
Looking for...
Poche bands in Italia hanno cercato e cercano ancora di raggiungere le sonorità del Progressive Metal di stampo americano, quello interpretato da formazioni quali Transatlantic, Spock’s Beard e i progetti personali del polistrumentista Neal Morse. I Looking 4 a Name hanno trovato un sound personale e capace di garantire singolarità al primo full-lenght, registrato nel 2005 e denominato Looking for…
Il disco si presenta veramente come un ottimo lavoro per la presenza di tanti elementi sinfonici e non lontani neanche dalle soluzioni stilistiche dei Dream Theater di Scenes from a Memory o dalle splendide magie europee targate Pain of Salvation e ultimi Kaipa.
Esso è un’opera piacevole da assaporare nelle sette canzoni che lo compongono, gradevoli sia nella melodia tracciata dalla voce sia nell’architettura musicale, volta a scelte non oscure e tristi come può essere il genere esibito da Evergrey o Fates Warning, e diretta invece verso meandri più solari che trasmettono grandi emozioni. Tutti gli strumenti si amalgamano perfettamente e si distinguono con chiarezza nella precisa registrazione: le sezioni che arricchiscono il tessuto sono sicuramente quelle portanti di chitarra e tastiera, con le loro atmosfere dolci e ricercate.
Dopo la prima parte di Overture, si avvia la seconda strumentale, ben condotta da tutti i musicisti, che paiono divertirsi dietro gli strumenti, attuando variazioni efficaci sui temi di base come nella seguente Shining Hope, molto orientata verso i prodotti di Neal Morse.
Più tirata, ma non per questo meno dotata di distensioni melodiche è Torn in Two, dove la voce rimane alquanto espressiva, acuta e determinata, mentre i tempi dispari si susseguono senza perdere colpi e senza rallentare in modo smisurato l’andamento della canzone. Gli assoli di tastiera conservano qualche alone Rock psichedelico dalla tradizione dei ’70 come gli Uriah Heep, mentre il resto delle aperture sonore si colloca vicino ai passaggi dei The Flower Kings o degli Enchant.
Lily è una ballata elegante e trascinante, che si spiega con il suo motivo, rimanendo sempre tranquilla e dolce nei toni: forse rappresenta la soluzione adeguata per rompere le dimostrazioni di tecnica delle precedenti. Non è di certo una traccia sorprendente che resta impressa per la sua originalità, ma si ascolta piacevolmente fino agli inserti parlati che paiono quelli di Be dei Pain of Salvation.
Tears from Ocean è il capitolo di massima tensione raggiunto nel disco, l’unico che si presenta quasi buio nella prima parte, per poi abbandonarsi ad arpeggi sognanti e ad un’atmosfera particolare, curata nei minimi dettagli, come anche la voce, supportata da altre parallele. Proprio per l’alone inquietante che riesce a trasmettere, tale brano è il centro di forza di Looking For…, nonché punto di partenza per un futuro personale della band.
La lunga Perfect Circle invece varia al suo interno troppi registri compositivi, passando dalla raffinata sinfonia di alcune porzioni musicali fino alle ritmiche strofe: sicuramente è l’episodio meno omogeneo, ma non per questo stona con il contesto dell’album, che può essere considerato un notevole debutto per la formazione italiana, testimonianza di come il Prog Metal non sia solo un’impronta indelebile del panorama statunitense o nord europeo.