Emir Hot - chitarre e basso
John West - voce
Mike Terrana - batteria
01. Forspil (intro)
02. Devils In Disguise
03. World Set On Fire
04. Skies And Oceans
05. Sevdah Metal Rhapsody
06. Stand And Fight
07. Endless Pain
08. Hora Martisorului
09. Land Of The Dark
10. You
Sevdah Metal
Con buona probabilità saranno davvero in pochi ad avere sentito prima di oggi il nome di Emir Hot. Tuttavia il bosniaco nel 2005 è uscito vincitore dal Guitar Hero Of The Year in Inghilterra, e oggi ha conseguito un prestigioso contratto con la Lion Music. Che dire, circostanze favorevoli, fortuna o più semplicemente riconoscimento di tanta bravura? Di certo una importante chance, che il virtuoso bosniaco si è saputo ritagliare.
Si consideri però che viene qui affiancato da spalle del calibro di John West e Mike Terrana, per cui può anche essere fugato ogni dubbio: evidentemente più di qualcuno infatti deve avere creduto nelle potenzialità del giovane chitarrista.
Senza ulteriori indugi passiamo a Sevdah Metal; l'opera prima del mastermind riesce in parte a soddisfare le attese della vigilia. In primis va sottolineato come il platter non si presenti come il consueto disco figlio dell'ennesimo guitar hero, oppure il mero esercizio di stile finalizzato esclusivamente ad enfatizzare le virtù degli strumentisti coinvolti. Evidente l'impegno del balcano nel superare i cliché ai quali molti colleghi, anche illustri, ci hanno abituato. La formula proposta è infatti un progressive neoclassico molto potente, che per ovvie ragioni di primo acchito rammenta i Symphony X, però impreziosito da una miriade di sonorità folkloristiche gitane. Le melodie etniche sono la vera peculiarità del disco, arrangiate e rese alla perfezione dagli strumenti, relegando alle note suggestioni dal grande impatto emotivo. In questo contesto deriva inappuntabile la prova di West, come diversamente non poteva essere, liricamente dotato ma mai invadente grazie alla caratteristica timbrica incisiva e suadente; discorso analogo per lo stacanovista Terrana, una vera macchina schiaccia sassi dietro le pelli. Lo stesso Hot, pur dimostrando in ogni uscita una padronanza assoluta dello strumento, ridimensiona al minimo gli sfoggi gratuiti delle proprie abilità, ponendo la sua ascia al servizio della forma-canzone. Così i 48 minuti offerti scivolano via al suon di passaggi puramente heavy, strutture sinfoniche e motivi popolari: fulgido esempio di tale miscela lo troviamo nella lunga Sevdah Metal Rhapsody, probabilmente il miglior brano di tutto il lotto. Terminato l'ascolto però permane lo spettro dell'incompiutezza, probabilmente dovuta alla mancanza di un vero telaio capace di fungere da collante tra le note. Gli elementi proposti suonano a tratti distanti perché privi di feeling, e in qualche occasione si ha l'impressione di avere nel lettore un esperimento esemplificato di Malmsteen.
Tirando le somme Sevdah Metal si attesta come un prodotto discreto ma al disotto delle aspettative, che tuttavia ci consegna un nuovo artista dal presente ancora acerbo, ma dalle indiscutibili potenzialità e dall'interessante futuro. Del resto per assaporare i frutti migliori bisogna saper attendere. Possibilità che senza ombra di dubbio vogliamo relegare alle prossime uscite di Emir Hot.