- Andrea Lisi - Basso, Percussioni
- Luca Zamberti - Percussioni
- Mohamed Hassan Kalif - Voce, Percussioni, Testi
1. Intro
2. Il Lavoro Erat Labora
3. Il Continente E' Gemente
4. Il Continente E' Gemente pt2 (strumentale)
5. La Poesia Beat, E' Death
6. Dovere
7. Birra Matrigna
8. Yankee
9. Annibale
10. La Strada
Live@Festiva08
Nella strada lo spirito è selvaggio, è violento, è puro. Nella strada la poesia deve essere urlata, deve essere dura. La strada rifiuta la riflessione metafisica; la strada è nido dell'inarrestabile espressione dell'istinto creativo.
E' per questo che nella musica-poesia dei Gemente non c'è spazio per pindariche fantasie, per sintassi stilnoviste o per qualsiasi elemento che, anche alla lontana, possa essere ricondotto alla terribile, odiosa, accademia: nel live registrato a San Lorenzo in occasione del Festiva08 romano, Andrea Lisi e Luca Zamberti (rispettivamente cantante e batterista dei Mass Obliteration), in compagnia di Mohamed Hassan Kalif, hanno dato vita ad un esperimento di musica e poesia che proprio nella strada ritrova il suo puro e simbiotico habitat.
"La strada mi rende libero, la strada è il loro terrore"
Tra beat generation e doom acustico, tra percussioni tribali e denuncia sociale, il progetto Gemente si presenta come uno dei più interessanti e ricercati del panorama underground romano: abbattendo qualsiasi barriera compositiva e poetica, il giovane trio nostrano ha saputo forgiare uno stile peculiare e dal grande impatto, innanzitutto grazie alle possenti basi ritmiche (basso acustico e percussioni) su cui ogni brano si impone e infine per l'interpretazione vocale, sforzata e sofferta, di Mohamed Hassan Kalif, autore di tutti i testi del progetto.
Scarno e minimalista sia nello stile poetico che negli arrangiamenti, il live dei Gemente colpisce per la forza espressiva attraverso cui ogni singola canzone evoca scenari socio-politici deturpati (Il Lavoro Erat Labora) e riflessioni colme di un rabbioso esistenzialismo: dai richiami anarco-letterari di La Poesia Beat, E' Death (su cui si staglia emblematica la figura di Gregory Corso) fino a Yankee (brano tra i più significativi del progetto), il mood del disco è irrequieto e febbrile nel suo manifestare sgomento verso un mondo fatto di "palazzi, poltrone, baroni, parrucconi" e da cui ci si può emancipare solamente attraverso la redenzione della strada, quella strada che per i Gemente diventa assoluto emblema del nichilismo e della libertà individuale. Mediante un totale e violento rifiuto della metrica e della simmetria come del resto di qualsiasi imposizione convenzionale, le nove canzoni del live si susseguono con rabbia e con un non trascurabile senso di ricerca concettuale, ricerca che d'altro canto non viene però supportata a livello strumentale, essendo gli arrangiamenti fin troppo ripetitivi e poco propensi verso qualsiasi tipo di evoluzione.
Fatto sta che l'intero progetto presenta enormi margini di miglioramento, essendo la sua proposta ben concepita e i suoi interpreti preparati a nuovi (e, soggettivamente, inevitabili) mutamenti stilistici. Le basi ci sono, il messaggio è forte e reso con molta consapevolezza: per i Gemente si tratta solo (anche se in maniera abbastanza evidente) di curare maggiormente l'apparato strumentale, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti, sia per quelle linee melodiche che, se rese con maggiore intensità, anche emotiva, possono far compiere quel salto di qualità che il giovane trio romano, sicuramente, si merita.