- Dave King - voce, chitarra acustica
- Bridget Regan - violino, tin whistle
- Dennis Casey - chitarra elettrica
- Matt Hensley - fisarmonica, piano
- Nathen Maxwell - basso
- Bob Schmidt - mandolino, banjo, bouzouki
- George Schwindt - batteria
1. Requiem For A Dying Song
2. (No More) Paddy's Lament
3. Float
4. You Won't Make a Fool Out of Me
5. The Lightning Storm
6. Punch Drunk Grinning Soul
7. Us of Lesser Gods
8. Between a Man and a Woman
9. On The Back of a Broken Dream
10. Man With No Country
11. The Story So Far
Float
Nati dalla mente di Dave King, cantante e chitarrista emigrato da Dublino a Los Angeles, i Flogging Molly si sono presto imposti, secondi solo ai Dropkick Murphy’s, tra i gruppi più importanti ed influenti della scena punk-folk americana, trovando uno stile frizzante e molto catchy che mischia il folk irlandese con elementi della musica tradizionale e cantautoriale americana, il tutto con uno stile che valorizza molto gli strumenti acustici (chitarre, fisarmonica e violino) pur mantenendosi sempre veloce, energico e rockeggiante.
Nonostante questo, non si può dire che i Flogging Molly abbiano mai dato alle stampe dischi eccezionali, anzi, la band è criticabile per una certa ripetitività diffusa all’interno di tutta la discografia, e per qualche caduta di tono sempre presente all’interno dei loro album. Ciò che però ha fatto il successo dei Flogging Molly è stato il fatto di piazzare all’interno di ogni uscita discografica delle ottime hit, molto accattivanti, emozionanti e coinvolgenti: una serie di piccoli capolavori folk rock che si sono meritati la presenza su radio, internet e colonne sonore di film e videogiochi.
Forti dunque di un discreto successo soprattutto negli USA, Dave King e compagnia arrivano a produrre il quarto capitolo della loro carriera, Float, a quattro anni dall’ultimo disco di studio Within A Mile Of Home, intervallati dall’ottimo live Whiskey On A Sunday.
Per chi conosce la band, la reazione davanti ad un album come Float può avere caratteri ambivalenti: in primo luogo, troviamo dei Flogging Molly più maturi, che finalmente escono con un sound un poco rinnovato rispetto al solito, meno legato agli stilemi dell’irish folk, e più spinto a sperimentare nuove melodie o ad accogliere una sostanziosa componente punk rock (vedi la opener e Man With No Country); inoltre, la band mette a segno undici brani innegabilmente piacevoli, senza alcuna caduta di tono ad eccezione della eccessivamente prolissa The Story So Far.
D’altro canto, però, a differenza dei dischi precedenti troviamo un album con una marcata vena malinconica, molto forte nei testi, come sempre emozionanti e per nulla scontati, ma che trova realizzazione anche nelle musiche; non per niente i brani più riusciti risultano essere quelli meno spensierati, come nel caso di Float, The Lightning Storm e Between A Man And A Woman, resi ottime soprattutto dalla voce carismatica e commovente di Dave King. Nei brani più veloci e scatenati, insomma in quelli che richiamano di più lo stile della band, la band scade invece in soluzioni meno aggressive ed incalzanti, per finire in brani un po’ facilotti (ne è un esempio la opener Requiem For A Dying Song), soprattutto per quanto riguarda le melodie di violino che appaiono meno elaborate del solito; ciò non toglie che siano pezzi piacevoli e coinvolgenti, ma siamo ben lontani dai brani che hanno fatto il successo della band, come Drunken Lullabies, What’s Left Of The Flag, Laura o The Likes Of You Again, che non trovano in questo album alcun corrispettivo.
Dunque, Float è un album che si ascolta con piacere, con una serie di brani tutti di buona qualità e un suono molto più compatto ed omogeneo rispetto ai capitoli precedenti; lascia però l’amaro in bocca l’assenza di brani straordinari, che si facciano davvero ricordare, come quelli a cui i la band aveva sempre abituato tutti i suoi ascoltatori. Sarà l’età che avanza, ma troviamo i Flogging Molly sì maturati stilisticamente, ma anche meno “combattivi”, e con qualche trovata in meno rispetto al passato.