Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Francesco "Bodhi" De Raffaele - voce, flauto

- Cristiano "Chris" Grifoni - chitarra

- Marco "VonKreutz" Novello - tastiera

- Valerio "Sirio" Pappalardo - basso

- Stefano "Blacksmith" Rossi - batteria



TRACKS:

1. Prologue: the First Sun

2. Act I: the Thaw

3. Act II: the Hatch

4. Act III: the Marching Truth

Tracklist: 
Fifth Season, The

Stronger, Perfect

I The Fifth Season, dopo aver pubblicato una precedente demo e dopo numerosi cambi di line-up, giungono alla registrazione di Stronger, Perfect nel 2004, raccogliendo la storica tradizione Progressive italiana degli anni ’70. La musica proposta da questo quintetto fonde le sonorità dei Dream Theater ad altre elaborazioni Neo Prog e a temi Gotico/Psichedelici, simili agli Anathema dei fratelli Cavanagh.
Stronger, Perfect è sicuramente una demo ben congegnata nelle quattro tracce da cui è composta, che garantiscono quasi una mezz’ora di buona sperimentazione: la strumentazione impiegata risente notevolmente delle influenze di Jethro Tull, Genesis e Anglagard negli implacabili effetti di tastiera e nel flauto suonato alla Ian Anderson.
L'architettura di ciascuna canzone è molto valida, come anche la registrazione che evidenzia gli strumenti portanti di ogni passaggio: lo stile presentato spazia soprattutto nell’ambito Metal, divenendo paragonabile al genere dei Prog Metallers norvegesi Pagan’s Mind, per il sound sì potente ed aggressivo, ma allo stesso tempo piacevole ed atmosferico.

La demo si apre con Prologue: the First Sun, che con i suoi sei minuti e mezzo di durata, dà l’avvio al concept dei The Fifith Season: le aperture e le distensioni si alternano a periodi decisamente più rapidi e a cambiamenti di tempo repentini.
Nel brano successivo, l’intermezzo Act I: the Thaw è possibile riscontrare la dolcezza cupa del primo periodo dei Marillion, mentre in Act II: the Hatch il ritmo è scandito con precisione, rendendo il pezzo complesso negli intricati assoli di tastiera. E’ questa la canzone meglio costruita, articolata e completa nei suoi dieci minuti di lunghezza, senza risultare noiosa o ripetitiva.
Tipica dei Symphony X è invece l’ultima Act III: the Marching Truth, che perde lucidità nei monotoni riffs di chitarra ma che si riprende con sicurezza nelle buie aperture melodiche: si insinua con efficacia all’interno del concept, pur non essendo omogenea nella struttura interna, in quanto troppi stili convergono e si sovrappongono: dalle sonorità spaziali degli Ayreon ai temi più impetuosi dei Dream Theater, fino agli effetti elettronici dei Threshold.

Ma in generale il lavoro convince per un auspicabile futuro discografico e i The Fifth Season, consolidata definitivamente la line-up potrebbero diventare gradualmente “più forti, perfetti”. Prima di tutto però, devono farsi apprezzare dal pubblico italiano, che in ambito Progressive è uno dei più interessati e preparati a livello internazionale: a quel punto il quintetto nostrano potrebbe ripercorrere le orme delle grandi bands dei ’70, diventando vivi eredi di celebri nomi come PFM e Banco del Mutuo Soccorso.

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