- Michele Allegrucci - voce
- Matteo Bucefalo - basso, voce
- Alessandro Fiorucci - tastiera, pianoforte
- Enrico Gentili - chitarra, voce
- Simone Gaggioli - batteria
1. Overture
2. The Miracle pt.1
3. Crying
4. Breath to the sky
5. Make it possible
6. Revenge
7. Helena
8. Where the heart is
9. Lost in a stranger land
10. Piano fading
The Miracle In A Stranger Land
Sembra che i Dream Theater continuino ad affascinare una buona parte dell’underground progressivo italiano. Gli Experiment Sound Project, gruppo nato a Gubbio nel dicembre 2005, esordiscono con l’album The Miracle In A Stranger Land che appare ricalcare pienamente la tradizione dell’ottimo Metropolis Pt 2: Scenes From A Memory della sopra citata formazione americana, come già si può evincere dall’approccio della prima traccia Overture 2005.
Una grande cura viene conferita alle melodie della tastiera, distese ed oniriche proprio come quelle proposte da Jordan Rudess sul celebre capolavoro del 1999, ma il lavoro compiuto dagli Experiment Sound Project, seppur davvero interessante sotto il profilo qualitativo, pecca enormemente in originalità.
La voce del cantante Michele Allegrucci riesce a variare il proprio timbro vocale adattandolo a diversi registri, ma manca di incisività sulle parti più sostenute; la direzione tecnica seguita è pregevole perché i cinque musicisti umbri danno vita a dieci composizioni dalla struttura valida e matura e dotate di temi parecchio gradevoli.
Una particolarità è il ruolo centrale che ricopre la tastiera, onnipresente strumento che tesse le architetture di ogni canzone, come nel caso della tranquilla Crying, un Progressive Rock delicato che fortunatamente ha poco a che spartire con i Dream Theater.
Breathe To The Sky è al contrario ricca di quei cambi di tempo e strutture complesse che hanno reso celebre il quintetto capeggiato da James La Brie e pertanto risulta totalmente ininfluente nella scena odierna che già ha assimilato da quasi dieci anni la lezione del Prog Metal americano.
Più variegata e per questo efficace è Make It Possible, debitrice dell’influenza più oscura dei primi Symphony X con le sue tastiere neoclassiche o le sue sezioni ritmate e veloci; la nota positiva del disco è la presenza di soluzioni che vanno oltre i tipici canoni del Metal, giungendo ad una dimensione progressiva elegante e dai toni soffusi, che tanto ricorda certe composizioni del genere degli anni Ottanta.
In definitiva The Miracle In A Stranger Land è un album che avrebbe avuto una potenzialità maggiore se gli Experiment Sound Project avessero cercato di valorizzare la propria personalità. Purtroppo molte parti del platter parranno una fotocopia di significative opere del passato, ma dalla sua il quintetto di Gubbio ha una spiccata abilità tecnica e di song-writing. Si auspica quindi che questa nuova realtà del panorama underground riesca a distanziarsi dalle proprie influenze per non scadere in quel calderone di formazioni che ripetono con monotonia senza apportare varietà ed elaborazione sonora.