- Marco Poderi - chitarra
- Raffaele Mariotti - basso
- Matteo Infante - voce
- Giovanni Bedetti - tastiera
- Simone DelPivo - batteria
1. In the Hands of a Siren (09:23)
2. Beteween two Parallels (07:44)
3. Remembrances (08:11)
4. Density (02:16)
5. Going To Nowhere (06:08)
6. One Thousand nothing (11:30)
7. Connecting (02:08)
8. The Big Show (07:27)
Shape
Shape (2005) è il titolo di un lavoro che diventa fondamentale nel quadro del prog metal in Italia. I Dynamic Lights con il loro secondo full-length dimostrano tutta la loro qualità e spiegano come possano essere riusciti nella fantastica esperienza di condivisione del palco con band quali, Lacuna Coil e Pain of Salvation. Un’incredibile fortuna che deriva essenzialmente dal grande spessore artistico della band di Pesaro. E questo album sancisce la loro indubbia capacità di esprimere una musica di grande qualità.
Shape si presenta dunque come opera decisamente tecnica, ma anche improntata a una forte carica di sentimento. Lavoro riflessivo, che ha il merito di elaborare e raffinare il sound che la band stava approfondendo da tempo. A rivolti prog metal, che ricordano Fates Warning o gli stessi Pain of Salvation, vengono abbinate sonorità prog rock. Il risultato è una musica piacevolissima, molto particolare.
Così l’inizio di In the Hand, la prima track, ricorda quasi i Black Sabbath, mentre viene subito esplicitato il loro sound: il vocal acuto, slanciato, con chitarre a supporto che dimostrano tramite assoli una grande preparazione. Elemento fondamentale risulta poi la tastiera che delinea un determinato andamento musicale e segnala le principali svolte. La voce femminile poi, by Jamina Jansson, presente nella prima track, risulta molto efficace a creare un’atmosfera molto rilassata, sognatrice. E questo aspetto di romanticismo impronta diverse delle songs di Shape, caratterizzate oltretutto da un percorso tematico che si allinea perfettamente a quanto viene espresso dalla musica. Assoli di tastiera poi fungono da timbro, da chiave di lettura di molte tracks come Between two Parallels.
In questo contesto la squadra di Pesaro dimostra di avere le idee chiare e di poter tradurre in sonoro qualunque cosa gli passi per la testa. Passano da brani caratterizzati in particolar modo da una particolare energia presa dal progressive rock a brani dove è decisivo l’aspetto meditativo e d’impatto del sistema vocalico e strumentale.
Ogni song diventa così singolare espressione di abilità tecnica che non rimane fine a sé stessa, ma che pervade l’ascoltatore con atmosfere suggestive e introspettive. A questo proposito appaiono bellissimi certi spunti in canzoni come Density. Mentre risultano di stampo più sperimentale track come la sesta, splendida, One Thousand Nothing.
In generale la lunghezza dei brani è la più svariata, da song brevi di due minuti si arriva ad altre di lunga durata fino a undici minuti, per una lunghezza totale di cinquantacinque minuti.
Shape, album d’esordio dei Dynamic Lights, non soddisfa dunque solo la critica, ma ottiene anche un rilevante successo tra il pubblico. Un lavoro ottimale, completo, preciso che afferma la band di Pesaro come una delle più promettenti realtà prog metal non solo in Italia, ma in tutta Europa.