- M.V. - voce
- Floyd - chitarra, voce
- Matte - batteria
- Gill - basso
1. The Small Garden (03.30)
2. My Protection (03.35)
3. No Eyes On My Space (03.38)
4. Shades Of Blindness (04.28)
5. Touchin’ My Ghosts (03.35)
6. Emptiness (03.25)
7. Out Of Reality (04.13)
8. My Son (04.33)
9. Your Milky Skin (05.22)
10. Roinous Fall (04.04)
Eclipsed Vision
I Disclose, quartetto di Carpi (Modena), nasce nel 2004 e dopo un processo di maturazione delle proprie capacità, dà alla luce nel 2007 il primo concreto frutto del suo lungo lavoro, Eclipsed Vision, la cui produzione viene affidata alla Lost Sound Rec, che lo porta in pasto al pubblico nel 2008.
L'intento è quello di svincolarsi esplicitamente da qualsiasi etichetta di genere, evitando in questo modo qualsiasi rischio di categorizzazione pretestuosa da parte di terzi critici. La svolta in questo senso "anarchica" lambisce una originalità più che discreta, la cui definizione si completa a livello contenutistico con l'altissimo livello di ibridazione dei generi nei vari pezzi, in
cui tratti più definiti sembrano essere quelli di Progressive Metal con marcate linee di Nu Metal.
L'esperimento si apre con The Small Garden, in cui rileva subito il carattere Metal delle chitarre, sorrette da effetti di basso profondi e imponenti con una frequente scansione di controtempi progressivi che richiamano alla mente la cifra dei Dream Theater sia a livello di strutturazione sia come stile generale.
A seguire, My Protection, con forti venature metal, più distesa nella seconda metà, e No Eyes on my Face ancora contenente sfumature controtempistiche e qualche entrata in growl, un'eccezione alla prevalentemente pulita linea vocale.
Shades of Blindness, quinto brano, ancora caratterizzato da melodici disegni vocali, lascia il posto a Touchin'my Ghosts, forse il momento più vicino allo stile Nu. Chiudono Emptiness, Out of Reality, dalla marcata cadenza slap del basso, My Son, dove insistono i cambi di genere e infine Roinous Fall.
Una prova quasi discreta, in cui l'azzardo della fusione di Nu Metal, Progressive, Funky, appare tuttavia troppo spinto, anche se la combinazione di generi così distanti tra loro rileva ponderata e, alla resa dei conti, ben costituita. La chiave dell'efficacia, in questo senso più che sufficiente, dei brani sta in un’effettistica intrigante e ben studiata; in generale il livello di maturazione e di identità musicale appare convincente e promettente, anche grazie al contributo di un accattivante artwork della copertina, raffigurante un distopico bilanceriere che sembra lasciar cadere il peso dei nostri giorni più verso alle leggerezze che alla consistenza reale delle cose.
Niente di banale o scadente, tuttavia portatore di una originalità sperimentale che può incontrare ancora molti ostacoli sul suo percorso.