- Niko Knappe - voce, batteria
- Maik Knappe - chitarra
- Torsten Wenzel - chitarra
1. Stampede (03:07)
2. Flies in Amber (09:53)
3. Thornchild (07:11)
4. Rapid Eyes Moment (07:21)
5. Amphibian Halo (05:16)
6. The Chameleon Defect (06:08)
7. Free of You (08:42)
8. Papillion (05:29)
Grave Human Genuine
Nel 2008 la pubblicazione di un album Progressive carico di venature Alternative o più estreme è un’impresa alquanto ardua, poiché acts come Opeth, Pain Of Salvation e Porcupine Tree hanno già da anni monopolizzato il genere, elevandosi al di sopra di tutte le altre neonate realtà della scena europea. I tedeschi Dark Suns fin dal loro esordio Swanlike sono stati considerati come gli eredi più convincenti della tradizione degli Opeth di Mikeal Akerfeldt, anche grazie ad un secondo lavoro discografico, Existence, che aveva attirato una buona fetta della critica mondiale. Dopo alcune dipartite di membri, il rinnovato terzetto di Lipsia giunge alla stesura del terzo album di studio, tale Grave Human Genuine, che appare come la summa dei sound delle sopra citate bands: la devozione per le magie vocali dei Pain Of Salvation è evidente per tutta la lunghezza del full-lenght, la presenza a tratti del growl e di sezioni in doppia cassa svela la matrice Opeth tanto cara ai Dark Suns e i fraseggi oscuri sono debitori di Fear of A Blank Planet di Steven Wilson e compagni.
Se ad un primo ascolto questi aspetti potranno sembrare confusionari e poco legati nel contesto plasmato dai Dark Suns, più ci si addentra nel disco più ci si ritrova coinvolti nelle complesse architetture di chitarra, vero motore delle composizioni. Flies In Amber è l’estasi di Grave Human Genuine, perché con essa la sperimentazione dei Dark Suns è condotta al limite: riff prettamente Alternative si oppongono ad avvolgenti intervalli Ambient dove compare addirittura un elegante flauto, parti sospese e maestose prevalgono sul profondo growl che emerge dal tessuto di sottofondo.
Thornchild continua sulla scia del timbro Pain Of Salvation, mentre Rapid Eyes Movement raffigura l’anima più delicata e sensibile dei Dark Suns, quella più vicina ai meandri onirici degli Anathema dei fratelli Cavanagh. Tra le altre tracce degne di nota si rammentano Amphibian Halo, giocata su campionature elettroniche che garantiscono ulteriore varietà al platter e la meravigliosa e lunga Free Of You, sviluppata in un crescendo di emozioni che conservano innumerevoli punti comuni allo stile dei polacchi Riverside.
Non mancano però episodi che potevano essere costruiti con più efficacia, come The Chameleon Defect, decisamente deludente nei suoi contrasti cromatici troppo accentuati: durante l’ascolto comunque vengono valorizzati principalmente i capitoli positivi, perché la tecnica in possesso ai Dark Suns svetta sovrana sia nelle ritmiche complesse sia nel gusto posato che permea Grave Human Genuine.
I Dark Suns pertanto riescono egregiamente a dare vita ad un lavoro denso di luci e di ombre, che si articola in otto brani mediamente trascinanti ma carichi di una compostezza alquanto rara. Si consiglia quindi di accostarsi a Grave Human Genuine per coglierne tutti i preziosismi derivati dal sound dei Pain Of Salvation, che si dimostra costante linea guida per il gruppo tedesco in contratto con l’attenta e professionale Prophecy Productions.