-Giorgio Canali - voce e chitarra
-Marco Greco - chitarra
-Luca Martelli - batteria
-Giovanni Fanelli - basso
-Steve Dal Col - chitarra
01. Regola #1
02. Ci sarà
03. La tempesta (feat. Angela Baraldi)
04. Carmagnola #3
05. Controvento
06. Morire di noja
07. Treno di mezzanotte
08. Sai dove
09. Un crepuscolo qualunque
10. Risoluzione strategica #6
11. Orfani dei cieli
Rojo
Un Giorgio Canali esagerato. Ma anche incazzato, stufato, poetico e romantico. Apocalittico. Lasciata a casa l' ira che per quattro anni l' aveva inibito ( "Che posso farci se mi guardo intorno e l'unica cosa che mi viene da scrivere è "porcodìo"?", aveva recentemente dichiarato) e costretto a "rallentare" il proprio percorso con Nostra Signora della Dinamite, l' uscita più introspettiva ed intimista del Nostro, riesce abilmente a ripercorrere il solco di Tutti Contro Tutti con Rojo, tornando a suonare rock 'n' roll ed amplificando le sue gesta con quello che è il suo miglior lavoro inciso con i Rossofuoco. Da segnalare nuovi cambiamenti nella band che ormai ha supportato tutta la sua carriera solista, con il nuovo innesto di Steve Dal Col ( ex chitarrista dei Frigidaire Tango) e l' uscita forse temporanea di Claude Saut a favore di Giovanni Fanelli al basso, ma la novità decisiva rispetto al precedente capitolo è il ritorno della viscerale inquietudine e della rabbia vomitevole di Giorgio Canali che senza bisogno di conferme lo avrà accompagnato in questi tempi bui riducendolo sull' orlo di una crisi di nervi.
Parole che qui scorrono incredibilmente naturali, mai banali e non per forza ricercate ma soprattutto accese da un sentimento umano che arde ancora, sebbene nascosto dai falsi valori di cui oggi ci cibiamo. Una copertina sfuocata, quasi oscurata anch' essa dai fumogeni: Giorgio Canali vede rosso, ed incita alla rivoluzione, consapevole che non si torna più indietro ma anche che l' affare italiano è, al momento, insostenibile. Non si tratta, sebbene i colori possano ingannare, però di una rivolta faziosa per difendere i propri interessi, ma bensì dell' ultimo irresistibile tentativo di rispedire a casa questa realtà di fantasia fatta dei soliti miliardari al potere, dei fantocci che provvedono ad aggradarli e delle mille altre maschere che negli ultimi anni hanno avuto il merito di far smarrire quell' etica comportamentale capace di distinguerci dalle bestie. Un attacco in piena regola alla Versailles del nostro Luigi XVI con in testa la democrazia incarnata nella carmagnola per dimostrare che si può ancora amare, ridere, scherzare, odiare, divertire, annoiare... Insomma, chiarire per l' ennesima volta che nessuno, qua sotto, vuole sopperire con un senso di apatia ai falsi insegnamenti che da lassù ci stanno fornendo. In particolare, Giorgio Canali rispolvera il termine libertà per usarlo sapientemente sulla popolazione media, abbindolata dai giornali e dalle televisioni, questi ultimi giudicati colpevoli a tutti gli effetti delle vergognose pratiche di ipnosi effettuate con reality e surrogati vari.
E se per quanto riguarda i contenuti Rojo si antepone come un' opera di denuncia irrinunciabile se pensiamo a quanto sta accadendo oggi in Italia, altresì dal punto di vista della musica il lavoro ha il pregio di non ibernarsi in quei precisi stilemi degli ultimi dischi, che prevedevano l' alternarsi di mood talvolta aggressivi talvolta tediosi e narcolettici, ma, semmai, è proprio per la caratura delle melodie che va senza alcun limite considerato come il migliore dei Giorgio Canali & Rossofuoco. Mai come adesso infatti le sonorità si dimostrano incendiarie, vive e taglienti: per le sue trame intrise di nervosismo, Rojo è più vicino di quanto si possa credere all' esordio Che Fine Ha Fatto Lazlotòz, sebbene questo contenesse i compendi tipici del post-rock collegabili alle due personalità di spicco che il panorama degli anni '90 ci riservava, ovvero Emidio Clementi ed Umberto Palazzo. Proprio come i Massimo Volume di Cattive Abitudifni, i Giorgio Canali & Rossofuoco si vedono costretti ad affrontare il problema di collaudare elementi vecchi con elementi nuovi, ed anche questa volta l' alternanza paga eccome: il suono, letteralmente, scorre fluido e denso, perfetto nei cambi armonici quanto tagliente nelle staffilate polemiche. Oltre a questo, c'è una nuova forma di perfezionismo in fase di produzione e mixaggio che invade un pò tutte le tracce da cui ne escono rinforzate il basso e la chitarra, tanto da far pregustare con vere e proprie scariche sonore quella che si prospetta essere un' eccitante dimensione live.
Fin dalla prima traccia, impossibile prendere una posizione a metà: da dentro o fuori, così potremo riassumere la musica di Giorgio Canali. Regola #1 è un input terrificante: tanta verità condensata in un solo brano mi era attualmente ignota, ma questa sorta di talking-over serrato e teso può già considerarsi come un vero e proprio tentativo di purificazione da troppa ipocrisia accumulata. Carmagnola #3 è molto probabilmente la canzone che ha dato il via alla stesura delle altre tracce, un inno cattivo ed acido dai toni febbricitanti per cercare di tramutare in realtà LA rivoluzione che fino ad adesso abbiamo solo sognato: in definitva, il vero pezzo di Giorgio Canali. E se Morire di Noja macina riff a profusione inseguendo a mille all' ora la voglia irrefrenabile di riottenere la libertà di scelta ( curioso poi osservare come le parole "crolla", "brucia", "balla" fortifichino il senso figurativo tra uomo ed inferno), Sai Dove azzera in un sol colpo i tanto decantati esordi di Vasco ( Rossi) con un testo abbacinante sensibilmente e sfacciatamente romantico nelle sue volgarità sparate in particolare alla Chiesa, un punto fisso del Canali pensiero. Si chiude il ciclo di brani a tema politico con Risoluzione Strategica #6, lucida critica al singolo cittadino colpevole di essersi prima schiavizzato da solo provocando il ritorno del medioevo, per poi aver cercato una sorta di timida guerra civile ( "Dovevate scegliarvi quando era ora [...] Dovevate svegliarvi quando il fuoco era acceso"), il tutto su una base musicale hard-rock che ricorda i Litfiba, con cui lo stesso Giorgio ha collaborato successivamente all' esperienza CCCP e precedentemente ai CSI, oppure somigliante anche all' ardore Noir Désir. Per ultimo, ma non per questo meno importante, arriva il lato sentimentale della faccenda, una serie di brani che, interrompendo i ritmi ossessivi, si prodigano in una serie di evoluzioni poetiche tutte da seguire. Ci Sarà viene cosparsa da armoniche dylaniane per dare espressione ad un ritmo infernale che intende evocare uno sfrenato messaggio di speranza, mentre La Solita Tempesa, cantata insieme ad Angela Baraldi - Già presente con lui nel tour di tributo ai Joy Division - Rivela un lato cantautoriale di spessa fattura, con quest' ultima ben adagiata nel ruolo da Paola Turci affidatogli. Controvento e Treno di Mezzanotte, più di dieci minuti in totale, tra distorsioni - la prima - e scariche subito sopite - la seconda - aprono la scena alle vite comuni, velate da un retrogusto metropolitano fumoso ed inquieto. A chiudere la sequenza di undici brani arrivano Un Crepuscolo Qualunque, suonata con un tiro da wavers incalliti, e Orfani dei Cieli, che ricorda al suo figlioccio Vasco ( Brondi) quanta esperienza ancora debba acquisire per provare a stregare con un outro del genere.
Nuove melodie, nuovi testi. Giorgio Canali si ripresenta al pubblico visibilmente ringiovanito e forte. Più che il suo aspetto, Rojo ne è la dimostrazione: un disco che rispecchia in sè e per sè le tematiche già affrontate, ma che a differenza degli altri episodi risulta incontrollabile nella musica, capace di inondare con scheggie sonore la vostra stanza. Una evoluzione a tutto tondo per un artista che sembrava già aver trovato dei precisi canoni per i propri brani, ma che adesso si ritrova incredibilmente l' unico interprete a parlare dei valori per cui dovremo combattere e di altri per cui dovremo, semplicemente, indignarci. Indispensabile.