- Lars Eric Mattsson - chitarra, basso, tastiera, voce
- Björn Jansson - voce
- Martin LeMar - voce
- Anand Mahangoe – chitarra
- Mistheria - tastiera
- Eddie Sledgehammer - batteria
1. Unfold the Future
2. Bringer of the Torch
3. Free My Soul
4. Heal Me
5. Uncover the Lie
6. Ashes to Ashes
7. Make Sure You Don’t fall
8. Deep Inside
9. Blink of an Eye
10. Got to Get Low
11. Love Conquers All
Chapter II: Unfold the Future
I Book Of Reflections, capeggiati dal polistrumentista Lars Eric Mattsson, sono l’ennesimo progetto di Progressive Metal tecnico e di stampo neoclassico originario della prolifica Svezia. Già a partire dai testi scritti per questo Chapter II: Unfold the Future, si comprende la disorganicità che regna nel disco: dal tema di sfiducia nel mondo della politica si passa ad una celebrazione della vita e non mancano neppure brani più malinconici.
Prima di tutto c’è da sottolineare l’estrema ripetitività dei riff e delle veloci scale tessute dalle chitarre e dalla tastiera e, se a questo elemento, si aggiunge la direzione per nulla convincente della voce dello stesso Mattsson e di altri musicisti appartenenti al roster della Lion Music, si intuisce l’insignificanza di un lavoro come Chapter II: Unfold the Future.
La title-track d’apertura si colloca sul piano dei lavori neoclassici estremamente monotoni ed inutili, mentre altri pezzi come Free My Soul risentono delle influenze degli Angra, ma sono anch’essi da porre nel dimenticatoio. Gli episodi atmosferici o distensivi, come Heal Me, appaiono quasi sdolcinati e banali, e le strutture delle canzoni sono pesanti da assorbire.
Esperimento invece molto gradito, che rialza le sorti dell’album, è Uncover The Lie, più moderna nel suo mood e dotata di una particolare elettronica su cui si intrecciano le chitarre distorte ed un violino. Ashes To Ashes lascia anch’essa trasparire delle buone idee di base, ma la registrazione scadente crea un miscuglio informe di suoni: praticamente fuori luogo poi i costanti assoli e scale che percorrono la canzone in gran parte della sua lunghezza.
In definitiva, non servono tempi dispari, sezioni tecnicicissime e ritmi sostenuti e veloci per realizzare un buon album: più si ostentano questi aspetti, più l’opera scade nella banalità e nella mancanza di personalità da parte della band. I Book Of Reflections, nonostante presentino un bagaglio tecnico elevato e sicuramente di ottimo spessore, devono rivedere il proprio song-writing e puntare alla stessa melodia senza eccedere in virtuosismi gratuiti.
Il full-lenght del 2006 non si distingue né all’interno del panorama Progressive europeo, né all’interno della discografia dei Book Of Reflections, appena giunta alla seconda pubblicazione ufficiale.