Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
DVS Records/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Dennis Binnekade - voce

- Remco van der Berg - chitarra solista

- Joris Bol - batteria

- Marcel Guyt - synth

- Marc Goojs - chitarra

- Rob Krijgsman - basso




Tracklist: 

1. Unspoken Words I

2. The Betrayal

3. SD: 9796.823

4. Unspoken Words II

5. The Untold Prophecy

6. The Event Horizon

7. System Log [9608,10987]

8. The Gathering

9. SD: 9843.123

10. Unspoken Words III

11. SD: 9862.000

12. Nocturnal Lament

13. SD: 9890.114

14. The Resurrection

Aurora Project, The

Unspoken Words

Il ProgPower Festival sta facendo scoprire tantissime realtà interessanti della musica Progressive europea: tempo fa era accaduto con gli Opeth, i The Gathering, i Pain of Salvation, i Wolverine, i Pagan’s Mind, i Riverside e i nostrani Dynamic Lights, mentre all’edizione del 2005 hanno preso parte anche gli olandesi The Aurora Project, un gruppo veramente convincente dal punto di vista della maturità del song-writing, che debutta nel 2005 con il concept Unspoken Words, a ben quattro anni di distanza dal primo demo.
Si tratta di un album di Rock atmosferico, a cavallo tra le sonorità Progressivo-psichedeliche di Pink Floyd, Porcupine Tree e ultimi Anathema e spunti Alternative, tipicamente Tool nell’approccio sperimentale.

Il concept scritto dal chitarrista Marc Vooys è tutto basato sulla tematica del Cogito ergo Sum cartesiano e sviluppa questo argomento profondo attraverso alcune particolarità compositive, quali l’impiego di un narratore che funga da filo conduttore dell’opera e l’uso di soluzioni stilistiche alquanto innovative, come la sovrapposizione di più parti di tastiere oscure.
Il secondo capitolo, The Betrayal, ha un ritmo coinvolgente, creato dai riff di chitarra e dall’accompagnamento di batteria, di matrice Progressive, strettamente Riverside. La voce di Dennis Binnekade si lega bene all’architettura sonora, spesso supportata da cori e distorsioni elettroniche della stessa: chiare ispirazioni provengono dall’impostazione vocale e strumentale degli Anathema, come dimostra l’espressività e linearità del canto in clean in sezioni acustiche come la quarta Unspoken Words II, parecchio raffinata ed elegante.
Ciò che manca è un pizzico di dinamismo, anche in pezzi come The Untold Prophecy, avvolgente e riflessivo nella sua prima parte, più appassionante nella sua evoluzione.
Chiare reminescenze dai Marillion si ritrovano in The Event Horizon, sempre alquanto statico nella sua originalità: non riesce a catturare completamente l’ascoltatore, proprio per la centralità dell’elemento vocale rispetto a quello musicale.
Troppi forse gli inserimenti parlati che appesantiscono la scorrevolezza dell’album, ma la musica proposta è certamente di buon livello. The Gathering è di Tooliana ispirazione, cupa e colma di meditazione.

Pochissimi quindi sono gli effettivi momenti suonati, quali la dodicesima traccia, Nocturnal Lament, dotata di un sound malinconico, misto fra elettrico ed acustico, sicuramente particolare nelle soluzioni spettrali. The Resurrection pone fine alle danze in modo leggermente più potente e in pieno stile Progressive, segnando la conclusione del concept sempre con i suoi toni atmosferici.
In definitiva, The Aurora Project può essere considerato una proposta notevole dal punto di vista delle idee che affiorano nell’album di debutto; tuttavia, la formazione conferisce maggior rilievo al nucleo vocale, a discapito delle composizioni, che troppo spesso risultano solo sbozzate. Sarà compito futuro del sestetto olandese equilibrare questa disuguaglianza, seguendo la scia di The Betrayal, brano di enorme valore che mostra tutte le doti in possesso della formazione.

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