- Torben Askholm - voce
- Morten Sørensen - batteria
- Jesper M. Jensen - chitarra, basso
- Kim Olesen - chitarra, synth
- Henrik Fevre - voce, basso
1. Sanctified
2. Kingdom Come
3. Future Without Past
4. Curfew
5. Children Of The Pauper King
6. Approaching Inner Circle
7. The Wanton Blades Of Lust
8. Epitome Of Delusion
9. Endless Grief
10. A Perfect Forever
A Perfect Forever
Il gruppo Progressive danese Anubis Gate, che già si era distinto nel 2004 pubblicando il buon debutto Purification, a distanza di un anno si ripropone più determinato che mai, presentando A Perfect Forever, prodotto dalla spagnola Locomotive Records.
Trascinati dalla nuova corrente nord-europea Progressive/Power, che vede tra le formazioni più innovative i Pagan’s Mind e gli Ark, gli Anubis Gate sfornano un ottimo full-lenght, composto da dieci canzoni ben studiate e potenti nelle sonorità.
In particolare la traccia di avvio, Sanctified, costituisce una vera esplosione ritmica, proprio sulla scia dei Pagan’s Mind sia nell’interpretazione vocale (vicina quindi a quella dell’eccezionale Geoffe Tate dei Queensryche), sia nell’importanza che l’andamento cadenzato assume all’interno del tessuto compositivo. Cambiamenti di tempo si susseguono, mentre viene costruita gradualmente un’atmosfera oscura, tipica degli svedesi Evergrey: le aperture acustiche e melodiche spiazzano per la loro genialità, mentre alcuni passaggi elettrici avrebbero potuto essere esclusi per la loro monotonia.
La seconda Kingdom Come è intrisa di effetti elettronici realizzati dal sintetizzatore, che spesso lascia spazio ad assoli coinvolgenti e alle sezioni corali in contrapposizione ad una voce leggermente modificata. Rispetto al precedente Purification, gli sfondi timbrici sono molto più elaborati e meglio curati, aspetto forse da attribuire all’entrata del bassista Henrik Fevre e del chitarrista/tastierista Kim Olesen. Future Without Past è ricca di reminescenze alla Angra nei riff portanti e alla Fates Warning nelle aperture: la voce cambia radicalmente i propri toni, passando da ruggiti improvvisi a parti espressive e posate; a volte il quintetto si perde nelle parti strumentali, per poi ritrovarsi saldo e solido e durante gli interventi vocali.
Curfew è una ballata disegnata dalla chitarra classica e condita da effetti atmosferici di ottimo riempimento: gli arpeggi continui di sottofondo rammentano le splendide opere dei Pain of Salvation, nonostante il brano abbia un approccio totalmente diverso, sempre più votato a somiglianze con gli ultimi Angra.
Cattiva e violenta nella sua direzione è Children of the Pauper King, un episodio che non colpisce per la sua originalità: alcune soluzioni alla Symphony X sono certamente apprezzabili, ma nulla di innovativo viene inserito nella composizione, come Approaching Inner Circle, alquanto banale nel song-writing.
L’ultima parte di A Perfect Forever assume uno stile Power nella settima The Wanton Blades of Lust, e un fantastico Progressive nella seguente Epitome of Delusion, la migliore del full-lenght.
Tanta melodia acustica unita a potenza e a tastiere sinfoniche, che garantisce un ritmo trascinante ed un alone misterioso, piacevole da assaporare nei suoi temi onirici e nella linearità della sua struttura.
Un crescendo di emozioni all’insegna dei ritornelli e dei riffs magici descritti dalle chitarre.
Il breve intermezzo cantato Endless Grief collega alla lunga titletrack finale, l’oscura A Perfect Forever, che riunisce sotto di sé il genere di Vanden Plas e Evergrey, risultando una buona conclusione, giocata sulle alternanze dell’elettronica e delle distensioni sonore alle possenti chitarre.
Quindi non male questo secondo full-lenght degli Anubis Gate, spaziale, enigmatico, tenebroso e riflessivo, un capitolo discografico interessante che fa emergere idee e soluzioni da sviluppare ed evolvere ulteriormente in futuro. Anche la Danimarca sta gradualmente ponendo il suo sigillo nel Progressive, anche se la strada è ancora lunga per giungere alla cima delle grandi formazioni internazionali.