Acid House Kings
Johan, Niklas, Julia
di:
Luca Pasi
22/11/11
Dopo l'uscita di Music Sounds Better With You cogliamo l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con una delle formazioni più longeve dell'indie-pop svedese, da sempre terra fertile e rappresentativa di edulcorati sentimentalismi refrattari al dolore.
L.P. - Ciao, grazie dell'intervista concessa! Per prima cosa volevo cominciare parlando del vostro ultimo album. Rispetto ai precedenti il suono è molto diverso, più floreale, luminoso e strumentalmente più ricco. Come mai avete deciso di virare verso melodie più "pop"?
Johan: Ciao Luca! Bhe io sono sempre in sospeso tra gli opposti. Se sto facendo un album 'dark' o elettronico con uno dei miei gruppi è molto probabile che con gli altri mi cimenti in qualcosa di pop. Mi ispira molto poter produrre musica di diverso tipo. Il mio stato d'animo personale è certamente una spiegazione sul cambiamento delle sonorità, ma posso anche dire che semplicemente è molto più interessante provare qualcosa di nuovo invece che fossilizzarsi sullo stesso album per anni. Mi piace mantenere la mia curiosità musicale su livelli alti.
L.P. - Le tempistiche per la creazione di Music Sounds Better With You sono state parecchio lunghe, vi siete presi delle pause dopo Sing Along? Come vi siete suddivisi il lavoro in questi sei anni? Scrivevate ognuno in separata sede o vi trovavate a lavorare insieme?
Niklas: Per noi sei anni non sono poi così tanti. Ci abbiamo messo cinque anni per Advantage Acid House Kings (1997), altri cinque per Mondays Are Like Tuesdays and Tuesdays Are Like Wednesdays (2002) poi un tempo-record di soli tre anni per Sing Along With Acid House Kings (2005). Con il senno di poi quei tre anni possono essere visti come uno sfogo di creatività! Lavoriamo molto lentamente, anzi, per essere al 100% onesti, sono io che lavoro molto lentamente ed è per questo motivo che non rilasciamo album più di frequente. Johan lavora davvero veloce, ma lui può incanalare tutta la sua energia nei suoi altri progetti: Club 8, Pallers e The Legends! Nel caso di Music Sounds Better With You avevamo un album, o meglio metà album, pronto per il 2008, ma abbiamo deciso di cancellare tutto. Era molto meno melodico di come lo volevamo. Abbiamo poi iniziato da capo con il classico approccio delle canzoni pop da 3 minuti e ci è venuto davvero bene. Io e Johan comunque non scriviamo mai insieme. Lavoriamo alle canzoni solo nello studio e la maggior parte sono pezzi combinati che abbiamo scritto separatamente.
L.P. - So che siete molto meticolosi nel rielaborare una canzone, quante volte vi ci soffermate sopra prima di considerarla perfetta?
Niklas: Non abbiamo mai avuto alcun un limite su quante volte dobbiamo riformulare, rimixare, riscrivere o aggiungere nuove cose in una canzone e si, ci lavoriamo finché non ci piace davvero molto. Se non raggiungiamo quel punto, non la rilasciamo, semplice! Inoltre per me, è filosoficamente importante che ogni album che facciamo sia meglio dell'ultimo. Non cambiamo mai stile (non molto, almeno) quindi l'unico cambiamento sta in quanto è registrato bene. E poiché il cambiamento è buono e anche necessario, il nuovo album per forza di cose deve essere migliore.
L.P. - Nella mia recensione parlo di un dualismo particolare, che credo sia presente in ogni cosa bella della vita, quando mi riferisco alla contrapposizione del cantato maschile/femminile, che probabilmente è uno dei vostri tanti punti di forza. Siete d'accordo?
Julia: Grazie! Non sono sicura che sia una delle cose più importanti, ma sono d'accordo sul fatto che avere due voci distintamente diverse arricchisce l'esperienza di ascolto e rende l'album più vario. In più di un'occasione i nostri duetti dovevano essere cantati o da me o da Niklas separatamente, ma dopo un po' di ascolti abbiamo deciso che le canzoni potevano diventare più vive e ricche se avessimo cantato insieme.
L.P. - Una delle canzoni che preferisco del disco è "I Just Called To Say Jag Älskar Dig", stupefacente il jangle iniziale. Come mai non avete tradotto anche l'I Love You? Potete dirmi qualcosa in merito a questo brano?
Niklas: C'è naturalmente un rimando a "I Just Called To Say I Love You" di Stevie Wonders, ma con un cambiamento. "I Love You" è probabilmente il cliché espressivo più abusato nel mondo, e non dovrebbe essere così. In realtà ha un significato molto più profondo e potente rispetto a qualsiasi altra frase, ma purtroppo milioni di inutili film Hollywoodiani hanno messo fine a tutto ciò. Ci è piaciuto il mix di inglese e svedese, aggiunge più personalità! Come dice il testo: “in Swedish it sounds honest, sincere, heartfelt and almost heartbroken”, 'Jag Älskar Dig' ha un suono completamente differente da 'I Love You', anche se hanno lo stesso significato. Tra l'altro è stata una delle prime melodie vocali che abbiamo finito, anche se abbiamo avuto un po' di difficoltà a trasformarla in una canzone compiuta, almeno fino a quando Johan non ha inserito quell'intro di chitarra jangle! Sapevamo di star lavorando su qualcosa di ottimo!
L.P. - Qual è il verso più importante dell’album, e com’è nato?
Niklas: Bhe è difficile trovarne uno che sia più importante degli altri. Molto spesso una frase è più importante per la canzone stessa che per l'intero album. Comunque in "Heaven Knows I Miss Him Now" l'ultima frase (ad eccezione dei cori) è: “The memories will haunt you to the end. You listen to your loved songs from back then. Music sounds better with him". Penso che questa metta il titolo dell'album in un contesto vero e proprio. Altrimenti trovo sempre le prime battute di una canzone come chiave primaria della canzone stessa. Se sono intriganti ti ispirano automaticamente a scrivere il resto del testo. In qualche modo si può dire che impostano la scena: “You say I’m hopelessly romantic. I’d say romantically hopeless" (da There is something beautiful, ndr), “I know loneliness, it’s a hotel room. The uninspiring bed, the late night TV dramas” (da I Just Called To Say Jag Älskar Dig, ndr) oppure “I’m in the corner office, I don’t work that hard, I know other people do.” (da I'm In a Chorus Line, ndr).
L.P. - Nonostante la virata sonora trovo che sia rimasta indelebile una traccia, un'etica e una sensibilità che era riscontrabile nei vostri primi lavori, quelli legati maggiormente alla Sarah.
Johan: Dici nel nuovo disco? Si credo che la musica che abbiamo amato nella nostra adolescenza - quando abbiamo formato gli Acid House Kings - ci ha influenzato molto e rimarrà per sempre con noi. Il classico pop che facciamo come AHK è quello che ci riesce comunque meglio, ed è quello che la maggior parte delle persone coinvolte nel nostro progetto vuole che facciamo, ne consegue che ci sia un limite naturale su ogni possibile cambiamento. Detto questo forse dovrei aggiungere che siamo mille volte meglio ora rispetto a quando abbiamo incominciato. La maggior parte delle canzoni che abbiamo fatto all'inizio sono praticamente inascoltabili.
L.P. - Molto belli i video degli ultimi due singoli: Would You Say Stop e Under Water! Ma come mai nel primo avete deciso di incentrare la storia su un pinguino? Da dove è nata questa idea?
Julia: A dire il vero ho solamente preferito il mio costume da pinguino rispetto all'altro che avevo: quello da tigre! Con un budget molto basso per fare un video è necessario concentrarsi su semplici idee e visibilmente chiare. In questo caso l'idea è stata il pinguino triste. Una persona triste in un vestito da pinguino è probabilmente la cosa più triste a cui potevo pensare! E si contrappone anche bene con i beat felici di "Would You Say Stop".
L.P. - Sono passati parecchi anni da Play Pop! EP del 92, ci potreste raccontare come andarono i fatti all'epoca della pubblicazione sulla storica Marsh-Marigold? Vi sentite ancora con Oliver? In quell'anno registraste anche uno split con i The Bartlebees, la scena tedesca era davvero formidabile!
Niklas: Da ragazzi eravamo dei grandi fan della Marsh-Marigold Records. Die Fünf Freunde, The Legendary Bang o la band di Oliver, Red Letter Day, erano formidabili. Quando abbiamo registrato le nostre prime quattro canzoni le abbiamo quindi spedite solo alla Marsh-Marigold e loro volevano pubblicarcele subito! Finirono tutte sul nostro ep di debutto Play Pop! Ma bisogna essere onesti, perché è la verità, le nostre canzoni rilasciate sull'etichetta teutonica non sono molto buone e infatti non le menziona praticamente nessuno. Alcune sono resistite alla prova del tempo, ma in media sono tutte solamente mediocri. Diciamo che Advantage Acid House Kings è il nostro album di debutto! Comunque è un po' che non vediamo Oliver. E' una persona davvero adorabile e quello che ha fatto con la Marsh-Marigold e con i party natalizi ad Amburgo (piccoli festival che si svolgevano ogni dicembre per far esibire il roster dell'etichetta, ndr) mi porta alla mente sempre grandi ricordi.
L.P. - Come mai dopo la Shelflife decideste di aprire una vostra personale etichetta? Quali sono effettivamente i vantaggi di una tale operazione?
Johan: La Labrador è stata per lo più avviata da Bengt Rahm che ci voleva come primo singolo dell'etichetta. Ne è uscito comunque che il primo album ad essere rilasciato fu dei Club 8 e dopo che entrai a far parte della label lo aiutai nel lavoro ed ottenni più responsabilità. Mi piace molto avere il pieno controllo su tutto, essere realmente indipendente; certe cose possono essere realmente raggiunte solo se possiedi una tua personale label. Non che Shelflife o altre simili etichette ci abbiano mai detto cosa fare, che cover del disco utilizzare o altre cose del genere, certo che no. Ma avere un'etichetta personale permette di prendere decisioni sul mercato, sulla promozione del disco etc. Ti coinvolge a pieno.
L.P. - Nel suo piccolo l'indie pop è stato un movimento quasi di culto, partito probabilmente con la scena di Bristol ma con radici molto più profonde, dato che la scena di Glasgow era in pieno auge e da qualche anno già fervida. Vi sentite in qualche modo in debito? Già da tempo il vostro suono si è evoluto in una direzione diversa da quel guitar-pop e proprio per questo mi piace pensare a voi come al "rinascimento dell'indie pop". Siete sicuramente uno tra i gruppi più longevi ed avete contribuito a mantenere vivo un movimento quasi "restaurandolo". Di certo siete stati fonte d'ispirazione per parecchi gruppi e possiamo anche dirlo, Belle and Sebastian in primis.
Julia: Wow sono davvero belle parole! Troppo gentile! Ad essere sinceri non abbiamo mai pensato a quanta gente sia stata influenzata da noi, ma se qualcuno ne trova ispirazione di certo è una cosa meravigliosa e lusinghiera. Per quanto riguarda i B&S dubito che li abbiamo influenzati, ma se potessi far dire loro così in un'intervista, mi renderesti il pinguino più orgoglioso di Stoccolma!
L.P. - Nel passato il termine twee veniva utilizzato in modo dispregiativo, cosa ne pensi Johan? Credi che con il tempo abbia cambiato significato?
Johan: Non ne sono sicuro sai? Non ho ancora sentito grandi band rivendicare il loro suono come "twee pop", quindi credo che il suo utilizzo si ancora un po' dispregiativo.
L.P. - La Svezia è da sempre una delle più belle e grandi fucine di pop, quasi fosse uno stupendo mondo a parte, cominciando ad esempio con gli Happydeadman e finendo con il nuovo progetto di Johan, i Pallers, usciti per la Labrador lo scorso settembre. C'è forse un motivo specifico?
Julia: Per quanto riguarda la scena indie pop di Stoccolma credo davvero che Johan e la Labrador abbiano fatto un'enorme differenza. Posso dire che forse c'è un po' di malinconia nella psiche degli svedesi, ed è proprio per questo motivo che è adatta a fare musica indipendente!
L.P. - Con la nascita delle prime indie-pop labels scoppiò un vero e proprio movimento generale in tutto il mondo: Nuova Zelanda, Germania, Grecia, Spagna, Australia etc… Vi sentite parte di una scena che va oltre la Svezia?
Johan: Si mi sono sempre sentito parte di un movimento internazionale, anche se oggigiorno non sono proprio sicuro su quale sia questo movimento, ma comunque… E' stato molto più evidente parecchi anni fa! Tutti gli artisti che amavo da teenager come i gruppi della Sarah, McCarthy, Razortcuts, Felt etc erano tutti molto piccoli e non erano molto famosi nemmeno nei loro paesi d'origine. Avevano tutte un dedicato numero di fan in ogni stato, ma era un ristretto numero, una specie di culto, si. E' grazie a questi fan che si è riuscito a creare un piccolo nuovo mondo, una scena tenuta viva grazie alle fanzines, minuscole etichette discografiche, mailing list, mailorders e così via ed era tutto bellissimo!.
L.P. - Quali sono i vostri progetti futuri? I vostri live sono davvero rari, mi sono sempre chiesto perché. Dopo questa nuova pubblicazione sarà possibile vedervi suonare da qualche parte? Magari sperare in qualche tour europeo!
Julia: Dovremmo fare qualche performance dal vivo in un relativo prossimo futuro, spero prima della fine del 2012! Ma prima di tutto siamo nati e siamo tutt'ora una band principalmente da studio. In questo momento comunque siamo molto occupati con la nuova generazione di 'Acid House Princes' e 'Princesses' (i nostri figli!).
L.P. - Vi ringrazio per la disponibilità e il tempo concessoci e vi auguriamo un futuro ricco di soddisfazioni! Un saluto da RockLine.it!
Johan: Figurati, grazie a te Luca!