-Kevin Hendrick
-Robin Silas Christian
-John Arthur Webb
01. Tame The Sun
02. Carrying
03. Seems to Notice Now
04. Bones
05. Before It’s Gone
06. What’s That Scene
07. Mysteries Complete
08. Can’t Dream
09. The Saddle
10. Channeling Your Fears
11. Dig You Out
Endless Now
All' epoca del disco d' esordio, avvenuto precisamente l' undici maggio dell' anno scorso, i Male Bonding riuscirono in un sol colpo ad imporsi su scala mondiale come una delle rivelazioni indie dell' ultimo periodo ed a far emergere dal sottosuolo una inaspettata serie di promettenti act del nuovo rock, capaci soprattutto di aggrovigliare in maniera sapiente le melodie più barbare del garage e del punk con i più disparati connotati stilistici tipici del pop. Un suono sicuramente particolare, derivante allo stesso tempo da un' urgenza espressiva riconducibile all' America degli anni '80 di Bad Religion e Adolescents e dai giochi di chitarra pretenziosi quanto evocativi profusi nel campo del rock indipendente da migliaia di college band, per il quale venne addirittura coniato un nuovo termine sempre più significativo col passare dei giorni: noise-pop. Il segreto di Nothing Hurts, primo lavoro sulla lunga distanza, non era incentrato come si può pensare sulla tecnica o sull' uso fulmineo dei pedali ( diciamo che in quanto a questo aspetto non sono sicuramente i primi) ma bensì sulla continua ricerca del bilanciamento di questo binomio pop-rock, discretamente riuscito se pensiamo a tracce dal mood diverso come Year's Not Long e Franklin. E mentre la stampa continuava a furia di lodi sperticate a benedire il gruppo, altresì allo stesso tempo non sapeva coglierne la loro vera essenza, la dimensione in cui loro volevano e solevano calarsi, ovvero quella dell' attitudine lo-fi, coincidente con le numerose collaborazioni per singoli o split decisamente non catalogabili, in pieno spirito DIY.
Ma per prolungare un contratto per quella che potremo definire essere la più prestigiosa delle label indie, la Sub Pop, la prima necessità impellente è sicuramente quella di evitare certi stilemi di imperfezione che alla stessa major non interessano, considerando che nomi come Happy Birthday, Dum Dum Girls o meglio ancora Sebadoh e Sleater-Kinney hanno o stanno già mostrando con caparbietà ed audacia. Ecco allora che per il secondo capitolo, chiamato Endless Now, la band albionica che prende il nome da uno degli ensemble in cui ha suonato - precedentemente all' esperienza Sonic Youth - Thurston Moore inevitabilmente decide di suonare in hi-fi, rivelando un sound che senza l' appoggio di riff ribelli si dimostra piuttosto scarno e monocorde, ma riuscendo però tutto sommato a limitare i danni nel momento in cui decidono di inquadrare il lavoro in, ancora una volta, un termine ben preciso. Atmospheric Alternative-Rock: sembra essere infatti questa la più evidente chiave di lettura per Endless Now, album che nella sua innegabile staticità trova una ( seppur ridotta) dimensione nell' utilizzo di espedienti post-rock su una base che mira esplicitamente a rapportarsi con l' alternative-rock. Da qui ne scaturisce un impianto calcolato e robusto anche se piuttosto timido, ma che riesce però a mantenere le giuste distanze con i prodotti adolescenziali che questo genere ci sta nell' ultimo periodo fornendo ( la pragmatica Allmusic a tal proposito userebbe il prefisso adult) forse grazie alla consapevolezza di essere supportati in primo luogo dal microcosmo indie. Nel complesso l' album procede - seppur in maniera decisamente incolore - attinendosi a questa unica idea, stavolta senza troppe alternanze di ritmi ora veloci ora lenti, anche perché condensati come già detto in un unica miscela di buone vibrazioni che fanno sembrare il trio con base a Londra come una versione punk dei nostrani Fine Before You Came, con un piglio forse fin troppo perfetto e meno rauco rispetto ai talentuosi autori di S F O R T U N A.
Pezzo emblematico del lotto composto da dodici titoli è senza ombra di dubbio Bones, una rincorsa lunga sei minuti e mezzo fatta di percussioni costanti ed alternanza melodica del cantato nel quale riescono a trasparire pure scaglie di shoegaze indirizzate alla maniera dai canadesi Women, il tutto piacevolmente eseguito con un mood soffuso e decisamente minimale. In Tame The Sun, primo singolo estratto, sembra invece di sentire il suono dei fin troppo limpidi Bass Drum of Death animato da un spirito oscuro tipico del grunge. Tutto buono finora, ma se la formula, come mi sono preoccupato di accentuare in precedenza, è povera di altre novità, capirete bene che di sorprese non ne troveremo più, ed anche in termini qualitativi il lavoro non può che risentirne. Tra le altre tracce, da citare sono sicuramente una What's That Scene dal piglio decisamente più sixties, una Before It's Gone graffiante al punto giusto con i suoi rimandi agli Eat Skull ed infine Can't Dream, che per i primi secondi pare poter rievocare il credo dei feedback abrasivi cui ci avevano abituato nel facile Nothing Hurts.
Da menzionare anche una veste inedita di folk acustico in The Saddle, ma questo esperimento non si può certo considerare come una innovazione. Di azzardato in questo Endless Now invece non c'è proprio niente, ed anzi i bei compendi di rock nudo e crudo rispolverati nei brani suddetti possono apparire solo come una magra consolazione, se pensiamo che i Male Bonding all' esordio non si erano fatti notare certamente per un suono così frenato e calcolato. Semplicemente, il trio albionico è la prova evidente di quanto suonare in lo-fi, qualche volta, possa tornare veramente comodo a chi si occupa di un suono dagli stilemi precisi ed oramai forse nemmeno più variabili: i riff di chitarra, i cori e le armonie ricercate ma pur sempre troppo semplici di questo Endless Now, infatti, possono solo entrare a far parte del milionesimo disco anonimo che ogni nuovo anno inevitabilmente si porta con se.