-John Barrett
-Colin Sneed
01. Nerve Jamming
02. GB City
03. Get Found
04. Velvet Itch
05. High School Roaches
06. Spare Room
07. Young Pros
08. Heart Attack Kid
09. Leaves
10. I Could Never Be Your Man
11. Religious Girls
GB City
Slumberland records VS Fat Possum: chi la spunterà? Le scelte dal punto di vista artistico che le due etichette stanno prendendo dimostrano piani similari se non identici tra di loro, cercando di imbastire una vera e propria rivoluzione del fuzz, che però dal garage si sposti sul tanto decantato noise-pop che tra alti e bassi ci sta regalando una serie di dischi da non dimenticare dove Sports dei Weekend è attualmente ancora in cima a questa lista, con la sola eccezione che la seconda major può vantare introiti da niente persino nel campo della neoclassica, dove le varie succursali stanno facendo un lavoro mica da niente ( nessuno si ricorda di Hauschka?).
Intanto la sfida si rinnova con i Bass Drum of Death, duo del Mississipi composto da John Barrett e Colin Sneed, due giovani ex-adolescenti che hanno tutta l' aria di voler diventare i Cults della musica lo-fi. La formula, ovviamente, si rinnova. Musica sparata a mille senza pause, andature corrette da riff spaventosi che porterebbero ad una band indie-rock solamente l' accusa di plagiare i Pavement. Rock 'n' roll per giovani, beach-punk do it yourself che non conosce crisi. Voci amplificate o sporcate, per la maggiore, ed un garage a tutto tondo che guarda ai White Stripes ( o ai più cattivi Dead Weather) quanto ai Beach Boys. Il sound caotico ed enigmatico di PENS e Land of Blood and Sunshine viene qui incipriato da vocalizzi alla Alex Zhang Hungtai ed abbellito così tanto da non portare nemmeno una minima smagliatura in termini di esecuzione.
Per questo il loro album di debutto GB City esegue il compitino con canzoni ben scritte, arrangiate e gridate con attitudine più punk che indie, che però non si elevano mai ad esempio con melodie beat soul-garage che vanno tanto in voga adesso, ma che preferiscono rimanere tra le mura sicure di danzerecci quanto ingannevoli ritmi. A loro va però soprattutto il merito di non sembrare una copia dei Black Box Revelation, smontando in modo convincente gli architravi hard-rock ed azzerando gli anthem tipici dei Black Rebel Motorcycle Club in brani scheletrici e molto più che essenziali. GB City suona come se i Wavves si fossero dati al grunge dei Mudhoney, togliendo i pezzi da cinque minuti ma mantenendo solamente le scariche adrenaliniche di Touch Me I'm Sick o Hate the Police. I Bass Drum of Death sono la faccia più fortunata della musica lo-fi, e ad attestarlo è proprio lo studio concesso dall' importante etichetta, con cui manipolano il loro suono rendendolo più chiaro e leggibile, fattore sicuramente non trascurabile se pensiamo che gli frutterà diverse esibizioni in programmi americani di rilievo.
Ma, mettendo i puntini sulle i, il vero garage-rock attualmente è suonato da altri, in particolare quei soggetti capaci di mutare i propri canoni stilistici passando dal gruppo all' esperienza solista. Nel caso dei Bass Drum of Death di solo buon fuzz chitarristico stiamo parlando, il resto è pura verve emotiva che troverà buoni consensi nei locali più ristretti, dove il rimbombo di questo punk per nobili si farà notare eccome. Pezzi come Nerve Jamming, che sanno unire con destrezza il pop di Reading Rainbow e renderlo consistente con percussioni da Eternal Summers di Silver, oppure come GB City, che fonde i migliori Intelligence con la velocità di Male Bonding. Successivamente Get Found fa scivolare gli Oasis sul fango per fargli vedere che qualche mostro, laggiù nella melma, stà provando ad assomigliare a loro ( Crocodiles), mentre Velvet Itch scherza con gli altrettanto irriverenti Black Lips, qui deviati da un timbro alla Nobunny. High School Roaches tributa senza troppi fronzoli Jay Reatard, ma anche Young Pros non scherza deviando sul più bello una ritmica da Miss Chain & The Broken Heels in un tipico pezzo del solito Wavves. Tra le ultime, da non dimenticare nemmeno Religious Girls, soprattutto per il gradevole suono della grancassa tipica dei Times New Viking in piena ondata shitgaze.
Ma se c'è una cosa che i Bass Drum of Death intendono evitare con il loro GB City, è proprio quella di non andare ad inventare niente di nuovo, mantenendosi su piste dal facile appeal con il pubblico ( niente di commerciale, comunque). Il loro è un rock deciso e ben immerso nell' odierno panorama garage che ti tranquillizza perché dimostra che in fondo qualcuno che sa scrivere uno straccio di canzone catchy c'è ancora. Bass Drum of Death non fa rima nè con shoegaze nè con jingle, ma bensì con qualità e semplicità. E GB City è un disco che attrae e diverte. Gran parte di quello che abbiamo bisogno di questi tempi.