Shaun (Voce)
Kevin Shields (Chitarra)
Abe (Batteria)
1. Coma Summer
2. Youth Haunts
3. Monday Morning
4. Monongah, WV
5. Landscape
6. Age Class
7. Veil
8. End Times
9. Afterimage
10. Untitled
Sports
Con molta probabilità i Weekend sono il gruppo noise più interessante del 2010. E badate bene, non lo dico solo perchè il loro Sports, debutto in assoluto sul palcoscenico musicale, mi ricorda in tutto e per tutto il suono dei primi Sonic Youth, anche se di certo meno sporco e confusionario. Ma tant'è, non sono mai stato bravo nel paragonare tra di loro le band, e infatti il loro gruppo preferito sono i My Bloody Valentine, aggiungendo anche che un loro live lo definiscono come ''la cosa più aggressiva e intensa che possa capitarti di vedere''.
Vengono da San Francisco, che in accoppiata con San Diego ha sfornato negli ultimi mesi artisti del calibro di No Age, Wavves, Best Coast e Crocodiles, alcune delle band più in voga del momento che, a mio modo di vedere, hanno contribuito al recupero di un' etica di suonare ormai definita obsoleta ma che evidentemente obsoleta non è, andando tra l' altro di pari passo con il ritorno in voga delle audiocassette, diventate sempre più cool man mano che la Burger Records cresceva (guarda caso).
Entrando nell' ottica del disco, và detto che questo dà spazio a brani talvolta eccessivamente allungati, in cui le chitarre compongono la componente principale, con compiti meno individualistici di quello che sembra. Un suono magistralmente dettato anche dalla batteria, che sà decisamente quando entrare a gamba tesa e quando no; una delle più incalzanti sotto questo punto di vista è Age Class, decisamente ottima.
I singoli di turno sono Coma Summer, già preventivamente inserita in una recente Blalock's Indie rock playlist e munita di giusti coretti pop ma soprattutto di un ritmo incalzante perfetto, e Monongah, WV, lamentosa canzone decisamente più riflessiva, anche se scatenata nel finale e dotata tra l'altro di uno dei video più azzeccati che abbia mai visto. Ma nel disco bisogna dare il giusto merito anche a brani come End Times, dalla struttura più rock classica, Monday Morning, quasi unicamente strumentale, e Landscape, in cui è presente un continuo eco che dice ''I'll Wait For You'' che crea la giusta atmosfera.
Il tutto si chiude con una stanchissima quanto deliziosa Veil (''So Tired'') e con una untitled che pare la riproposizione di alcuni dei suoni del disco rivisitati in maniera più aggressiva e rabbiosa.
Un lavoro ottimo dunque, che già dalla copertina faceva prevedere il fatto di preferire suoni bui ad altri più diretti e cool. La scelta di un suono ad alta qualità, preferito ad uno più lo-fi (che in questo caso pareva più indicativo) è data dal fatto che il gruppo ha voluto sfruttare la possibilità che lo studio professionale avuto a disposizione offriva, e per questo in parte sono giustificati. Fatto stà che non attenderemo molto prima di risentire il loro nome, infatti hanno già in programma l'incisione di un EP di inediti a febbraio, oltre naturalmente al loro tour che li vedrà impegnati in ben tre tappe italiane.