Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
1969
Line-Up: 

- Jimmy Page - chitarra
- Robert Plant - voce
- John Paul Jones - basso, tastiera
- John Bonham - batteria


 

Tracklist: 

1. Good Times Bad Times
2. Babe I'm Gonna Leave You
3. You Shook Me
4. Dazed And Confused
5. Your Time Is Gonna Come
6. Black Mountain Side
7. Communication Breakdown
8. I Can't Quit You Baby
9. How Many More Times
 

Led Zeppelin

Led Zeppelin

Correva l’anno 1969, e in Inghilterra qualcosa stava cambiando. Erano già nati da qualche anno gruppi che avranno un posto di rilievo nell’evoluzione della musica Rock negli anni futuri, chi in un modo, chi in un altro. In quell’anno infatti uscivano dischi come Abbey Road dei Beatles, Let It Bleed dei Rolling Stones, Tommy degli Who e il disco omonimo degli Stooges, per citare qualche nome.
In quel periodo nascono i Led Zeppelin. Anzi, nascono dalla mente di un ragazzo, un certo Jimmy Page che si diletta a suonare la chitarra nel tempo libero e suona in un gruppo blues, gli Yardbirds. In questo gruppo militava anche un altro chitarrista promettente, Jeff Beck. Il gruppo però non fa fortuna e si scioglie nel 1968. Jimmy allora decide di ricominciare da zero e prende con se un bassista, John Paul Jones e poi successivamente un cantante, Robert Plant (che Page all’inizio trovava insopportabile) e un batterista, John “Bonzo” Bonham.

Il disco di esordio, come la tradizione rock vuole, è omonimo. In copertina un dirigibile che brucia, forse per far capire al pubblico per cosa stesse il moniker della band (Led Zeppelin è la storpiatura di Lead Zeppelin, palloncino di piombo), forse come metafora, per far capire come la loro musica fosse rivoluzionaria, innovativa, quasi desiderosa di distruggere quello che era il modo di comporre musica dell’epoca: macchinoso e scontato.

Il disco si apre con Good Times Bad Times, pezzo hard-blues dove la Gibson Les Paul di Page e il basso di Jones fanno da protagonisti. Il pezzo è orecchiabilissimo, con un ritornello che ti entra in mente e non esce più. L’opener non poteva essere migliore.
Il secondo pezzo, Babe I’m Gonna Leave You, risalta la vena folk di Page, che entra in scena con un arpeggio di classica che ci accompagna alla prima strofa. Il cantato di Plant è dolce, caldo, fantastico, in una parola, blues. La canzone è un continuo crescendo verso un fraseggio psichedelico di chitarra elettrica acida, mentre il giro di basso in loop di sottofondo riesce a far crescere non indifferentemente la bellezza del pezzo. Dovrebbe essere un pezzo blues/folk, ma la potenza di Bonham dietro le pelli ne accentua la sfaccettatura rock più violenta rendendolo irresistibile. Si prosegue con una cover di Willie Dixon, You Shook Me. La song in questione si apre con un meraviglioso duetto tra la chitarra sognante di Page e la armonica di Plant, in grande tradizione blues. Si avverte subito un groove irresistibile, ed è impossibile star fermi con tanta psichedelia intorno. E’ finalmente arrivato il momento di Page che ci delizia con un solo fantastico, forse uno tra i migliori del disco, carico di passione e capace di mandare in estasi. Bellissimo infine il duello finale tra Plant e Page, che chiude il pezzo.
Si arriva a forse, il pezzo più famoso dell’album, cioè il mesmerizzante viaggio psichedelico di Dazed And Confused, aperto da un giro di basso di Jones che fa da apripista all’entrata di tutti gli altri strumenti. La furia scatenata dalla chitarra di Page è impressionante, e il pezzo in questione è uno tra i tanti che lo consegneranno all’Olimpo delle sei corde. Da notare che nel break centrale della canzone, il signor Jimmy usa un archetto di violino per suonare la sua chitarra. Bonham poi, picchia come un forsennato sulla batteria, creando delle ritmiche che non cadono mai nel banale.

La seconda facciata del cd si apre con un organo, che fa da intro a Your Time Is Gonna Come, pezzo più leggero rispetto ai precedenti, ma godibillismo, con un ritornello da cantare a squarciagola e con un Hammond sempre presente. Tutti questi elementi rendono il pezzo una tra le tante gemme del disco. E quando si parla di gemme, non si può non citare la successiva Black Mountain Side. Trattasi di un pezzo strumentale di sola chitarra acustica di Page, molto evocativo e folkeggiante. Ma se Black Mountain Side è sembrato un attimo di pace in mezzo a tanto Hard-Blues, Communication Breakdown non fa altro che riportare alla velocità, alla grinta e alla potenza del sano Hard Rock. E’ impossibile poi non rimanere shockati dal magnifico assolo di Page, diretto e incisivo. La seguente I Can’t Quit You Baby (anche essa cover di Dixon), è invece un pezzo più cadenzato, caratterizzato dalla voce di Plant che non lo canta, ma lo interpreta. Si arriva all’ultimo pezzo dell’album, ossia How Many More Times. Già i primi secondi fanno capire che la canzone è un gran concentrato di psichedelia e Blues, caratterizzata da un riff geniale e da una sezione ritmica che va ben oltre il seguire strade parallele alla melodia. Ancora una volta un gran assolo e ancora una volta grandissima prova vocale di Robert Plant.

E così si chiude un disco che ai tempi mostrò al mondo di cosa fossero capaci i Led Zeppelin, un disco che chiuse un epoca e che ne aprì un'altra, l’inizio di un mito. Chissà quanta gente avrebbe voluto esserci…vorrebbe esserci stata, in quel gennaio del '69, quando uscì questo grandissimo album, consigliato a tutti coloro che amano il Rock e la buona musica.
 

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