Donald Carpenter - voce, pianoforte
Eric Friedman - chitarra, cori
TJ Davis - chitarra
Kelan Luker - basso
Garrett Whitlock - batteria
1. Complicated
2. Dripping
3. You Run
4. Divide the Hate
5. Unconcerned
6. Deny Me
7. Broken Man
8. Flicker
9. The Piano Song
10. Leave
11. Come to Me
In Due Time
Band che in Europa non ha fatto quasi per niente parlare di sé, i Submersed si formano nel 2000 a Stephenville, in Texas, dall'unione di Donald Carpenter (voce e pianoforte), Eric Friedman (chitarra e cori), TJ Davis (chitarra), Kelan Luker (basso) e Garrett Whitlock (batteria).
In Due Time, loro debutto, esce nel 2004 per la semisconosciuta Wind-up, e li presenta come una delle band del filone cosiddetto "christian rock" proliferato negli USA in particolare dopo il trauma dell'11 settembre 2001.
La band si accoda alla già lunga serie di artisti alternative-metal che stanno tentando di costruire nuove formule più pop e radio-friendly a partire dagli stereotipi di post-grunge, hard-rock e nu-metal.
Il quintetto ha, sostanzialmente, quattro grosse influenze. La prima, per altro dominante sulle altre, sono i Creed: da una parte la cosa è volontaria, Carpenter in alcuni episodi ricalca il timbro vocale di Stapp (il quale a sua volta ricalca Vedder), mentre la musica spesso appare una fusione di grunge e heavy-metal in chiave radio-friendly, come dunque i Creed facevano; dall'altra parte è invece involontaria, dato che il sound dei Creed pervade in ogni caso le tracce per il semplice motivo che Scott Philips e Mark Tremonti (entrambi ex Creed e poi Alter Bridge) hanno influenzato pesantemente la realizzazione del disco (Philips vi suona alcune parti di batteria, Tremonti produce l'album e vi suona alcune parti di chitarra).
La seconda influenza sono i Chevelle, probabilmente i primi a suonare un simile ibrido tra post-grunge e nu-metal, e i Submersed in fondo si orientano verso una variante personalizzata della stessa idea.
La terza influenza sono i primi A Perfect Circle, anch'essi tra gli alfieri di un nuovo alternative-rock fondato sul post-grunge, che non ha evidentemente lasciato indifferenti i cinque texani: diverse parti di chitarra e melodie vocali suonano ispirate da un album come Mer De Noms.
La quarta influenza è la scena di Seattle: potrebbe sembrare che i Submersed siano vicini solamente ai Creed e quindi di conseguenza ai Pearl Jam (perché i Creed in fondo non hanno fatto altro che suonarne una loro variante), ma Davis e Carpenter dimostrano in molti punti (come ad esempio l'opener Hollow) di saper assimilare e rimasticare in salsa radio-friendly anche qualcosa dei Soundgarden.
In Due Time si apre con cinque pezzi sognanti e dalle melodie catchy ultra-dirette: Hollow, To Peace e la title-track sono le più fresche, trascinanti e memorabili, mentre Dripping e Flicker suonano più soft e addolcite, due perfetti esempi di aggiornamento della classica ballad hard-rock all'era dell'emo-core.
La parte non convincente del disco è rappresentata dalle centrali Parallelism e Deny Me, sostanzialmente dei plagi ai Creed, ma di poco riesce a sollevarsi la qualità complessiva con la power-ballad You Run (pericolosamente vicina ai Nickelback) e la più potente Divide the Hate, pezzi che conducono verso un più convincente finale, costituito da Piano Song e Unconcerned.
Nel complesso, il disco è un'uscita non memorabile, ma tutto sommato positiva. Le influenze citate sono presenti e più che riconoscibili, ma l'album nella maggior parte degli episodi trasmette una sua personalità e voglia di comunicare (i testi tentano difatti un approccio "positivo" e "saggio" più che spirituale, avvicinandosi se non abbracciando del tutto lo stesso pubblico che aveva portato al successo i P.O.D.); la voce di Carpenter emerge comunque come la differenza nella formula, grazie ai passaggi in cui si sposa in maniera azzeccata alle parti chitarristiche cercando sempre un contrappunto emotivo, riuscendo ad ammaliare particolarmente in Hollow.
L'uscita, nonostante anni luce inferiore ai dischi più creativi del grunge di Seattle e della tradizione alternative-metal in generale, mescola alternative-rock, hard-rock, nu-metal e post-grunge in una maniera che all'uscita riesce a suonare ancora un minimo fresca, e la maturità tecnico-stilistica (seppur aiutata da Philips e Tremonti) dei singoli componenti contribuisce ad elevarli al di sopra di molti gruppi a loro contemporanei (ad esempio i Crossfade, uno dei tanti dal sound simile).
I Submersed pubblicheranno ancora un album, il deludente Immortal Verses (Wind-up, 2007), senza più Friedman, per poi sciogliersi nel 2008.