Voto: 
6.1 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Etichetta: 
Artist-Service
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Michael Heck - keyboards
- Chuck West - drums
- Marc Schroth – bass and backing vocals
- Oliver Kilthau – guitar and vocals

Tracklist: 


1. Welcome to the Revolution
2. Battle Entrance
3. Sacred Ground
4. Freedom
5. Resistance
6. Sacrifice
7. The King
8. Revolution
9. System of Terror
10. Last Stand

Liquid Horizon

Revolutions

I Liquid Horizon, per chi non lo sapesse, è il nome di una band tedesca che propone una propria offerta musicale autoclassificata come “melodic progressive metal”. La band, per nulla alle prime armi, decide nel 2007 di fare il passo importante e concepire questo secondo album (dopo 2 EP) come un vero e proprio concept, dedicato alle guerre ed alle battaglie per la conquista della libertà, non a caso intitolato Revolutions.

Effettivamente l'etichetta di “melodic progressive metal band” aderisce bene ai quattro musicisti e ciò risulta una sorpresa considerando la tradizione musicale tedesca imperniata su suoni o molto più classici (Scorpions, Rage...) o molto più netti (si pensi a tutto lo speed ed il thrash teutonico), tant'è che i Nostri talvolta perdono quella rotondità che la definizione “melodic” ci farebbe presagire preferendo un approccio marcatamente più prog metal (Resistance) o in altri casi più heavy/rock (Battle Entrance). Sta di fatto che seppur la presenza di un solo chitarrista (al tempo stesso cantante) faccia perdere parecchio sia in arrangiamenti melodici che in creatività sonora, questa offerta intrisa di coraggio per un mercato abituato a musicalità più aspre e genuine è da apprezzare. Certo, spesso si notano dei suoni non proprio pulitissimi, a tratti confusionari (Freedom), ma nel complesso Revolutions evidenzia un carattere di raffinatezza nonché numerose e multiformi idee, apprezzabili solo dopo svariati ascolti.

Per fortuna quindi, almeno per una volta, non ci troviamo a parlare di mancanza di contenuti, non solo tecnici ma anche ideativi, ma più che altro di singoli aspetti che potrebbero risollevare di molto il valore dell'intera proposta, come la figura del vocalist, costantemente in bilico tra voce e chitarra e privo di una personalità forte che potrebbe caratterizzare il tutto rendendolo davvero singolare. Non a caso l'album soffre di una certa stanchezza giunti alla traccia numero 6, ballad dal titolo Sacrifice (che parla di Hitler ed in particolare di Georg Elser reo di aver tentato di assassinare il “tiranno”), brano che vorrebbe far riprendere il fiato dopo 5 tracce pur senza una forte necessità sentita da parte dell'ascoltatore.

Le sorti non cambiano con la lunga The French Revolution Trilogy, suddivisa in tre tracce che si aggrappano allo stile dei primi pezzi e non esaudiscono chi dopo 25 minuti di ascolto si aspettava adesso un punto di rottura. Un nome quello dei Liquid Horizon che con qualche evoluzione ed un pò di accorgimenti potremo rileggere avanti ornato di aggettivi ben più altisonanti.

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