- Asis Nasseri - chitarra, voce
- Luz Marsen - batteria
- Claudio Quarta - chitarra
- Andreas Nad - basso
- Su Ehlers - soprano
- Veronika Kramheller - soprano
- Fiffi Fuhrmann - tenore
- Hans Wolf - pianoforte, organo, clavicembalo
- Judith Marschall - violino
- Michael - Stapf - violino
- Ally Storch - Hukride - violino
- Steffi Hertz - viola
- Patricia Krug - violoncello
- Ivica Kramheller - contrabasso
- Anna Batke - Flute
- Johannes Schleiermacher - violoncello
- Florian Bartl - oboe
- Michael Schumm - timpani, percussioni classiche
- Andreas Fuchs - French Horn
- Mark Pendry - clarinetto
Altri musicisti:
- Mike Terrana - voce narrante
- Dieter Roth - chitarra
- Lulyta Garza - voce su Hijo De La Luna
- Michael Grundel - tenore
- Sylvia Lindauer - soprano
- Konrad Nageli - chitarra classica
- Julia Schweiger - flauti
- Mathias Kirchgessner - chitarra
- Rebecca Faviola - arpa
1. The Origin
2. Chapter I - Tales Of Ithiria
3. From Deep Within
4. Chapter II - Upon Fallen Autumn Leaves
5. In Des Königs Hallen (Allegretto Siciliano)
6. Chapter III - La Terra Santa
7. Vor Dem Sturme
8. Chapter IV - The Sleeping Child
9. Hijo De La Luna [Mecano cover]
10. On These Endless Fields
11. Chapter V - The Hidden Sign
Tales Of Ithiria
Che gli Haggard siano tra i migliori sulla ormai piuttosto variegata scena del metal sinfonico è un punto fermo. Noto a pochi (ma con un ottimo seguito nel nostro paese), questo ensemble di sedici membri che mescola un death metal di una ruvidità secca e urticante a parti sinfoniche ispirate a Bach e ad altri compositori di epoca barocca, il tutto condito di interessanti concept-stories di stampo medievale (And Thou Shalt Trust…The Seer - 1997, Awaiking The Centuries - 2001) o rinascimentale (Eppur Si Muove - 2004), ha saputo dare un volto estremamente credibile al metal sinfonico, astenendosi dall’utilizzo solo superficiale di certi elementi di facile fascino che vengono ormai inseriti indiscriminatamente da molte band.
Il loro indiscusso leader Asis Nasseri, mastodontico death metallaro ingentilito da una grande passione per la musica classica, ha dimostrato di saper sfornare capolavori assoluti, attuando una mescolanza di generi che è già di per sé un tributo alla versatilità del metal a incessanti contaminazioni. Ed ecco che, dopo ben quattro anni di spettacolari tour e meditazioni letterarie e musicali, Asis e i suoi quindici presentano la neonata opera Tales Of Ithiria. Questa volta si tratta di un concept senza contestualizzazione storica, e dunque di un racconto completamente nuovo, ambientato in una sorta di distopica terra medievale chiamata Ithiria.
A prescindere da questo elemento di novità, le caratteristiche del gruppo sono rimaste generalmente invariate. L’album assume una marcata traccia narrativa, alternando alle tracce principali, come di norma lunghe ed elaborate, una serie di brevi intermezzi in cui una voce narrante guida gli ascoltatori nei meandri della storia, e nemmeno mancano i classici brani unicamente orchestrali (In Des Konigs Hallen - Allegretto Siciliano), in cui Asis dà sfoggio delle proprie abilità di compositore. Nei brani non manca una gran varietà di soluzioni strumentali e vocali, tra sezioni d’archi , di fiati (l’oboe di Chapter II - Upon Fallen Autumn Leaves) imponenti parti corali (Chapter IV - The Sleeping Child) e splendide voci soliste, oltre al contributo dato dal nucleo “moderno” del gruppo, tra cui l’italiano Claudio Quarta alla chitarra, che seppur in forma meno elaborata e presente, svolge nache questa volta con puntualità il proprio compito. Non manca nemmeno la cover, che in questo caso è un rivisitazione in chiave più orchestrale di Hijo De La Luna, un vecchio brano scritto dagli spagnoli Mecano, di grande effetto ma di difficile collocazione all'interno della trama narrativa.
Nonostante la durata piuttosto scarsa dell’intero platter, che si attesta sul quarto dura circa, la ricchezza di spunti e idee non manca, e neppure la varietà.
Il problema è che, giunti alla fine del viaggio, ci si accorge di non aver sognato come nei precedenti lavori. Se Awaiking The Centuries, grazie a pezzi indimenticabili come The Final Victory, aveva l’inesorabile e maestoso passo della morte che giunge, e ci trascinava in un’atmosfera di uno spessore mai sentito,catapultati indietro nel tempo fino quasi a sentire il profumo delle candele che bruciano, e il successivo Eppur Si Muove, anche con il suo suono più pulito e l’approccio più epico e meno cupo trascinava lo spirito verso coordinate spazio/temporali lontane, questo Tales Of Ithiria, pur nella sua formale perfezione, fatica a farsi ricordare.
Si cerca un passaggio per cui emozionarsi veramente, un pezzo a cui legare la propria immaginazione, ma anche dove la qualità è innegabile, non c’è mai quel trasporto pieno e irrefrenabile. La differenza tra un buon album e un album nella media è la capacità di lasciare il segno. Forse non subito, ma lasciarlo. Nonostante i ripetuti ascolti, Tales Of Ithiria, con tutti i suoi pregi e la bravura degli Haggard, manca di quella magia che ci si aspetta da un lavoro impostato in questo modo. Mentre aspettiamo un nuovo capolavoro da parte di Asis (un piccolo passo falso non pregiudica il talento), si consiglia vivamente di abbeverarsi alla fonte dissetante degli album precedenti.