- Mikael Åkerfeldt - voce, chitarra acustica ed elettrica
- Peter Lindgren - chitarra acustica ed elettrica
- Johan De Farfalla - basso
- Anders Nordin - batteria
1. Advent (13:45)
2. The Night and the Silent Water (11:00)
3. Nectar (10:09)
4. Black Rose Immortal (20:14)
5. To Bid You Farewell (10:57)
Morningrise
La metà degli anni Novanta aveva rappresentato un significativo spartiacque per la scena Metal scandinava, in parte desiderosa di lasciarsi alle spalle il travagliato quinquennio all’insegna della seconda ondata Black ed in parte carica delle influenze esercitate dalle numerose realtà che avevano dato origine ad uno stile unico e inimitabile. Per comprendere la genesi di un’opera ricercata e complessa come Morningrise degli svedesi Opeth sarebbe riduttivo fermarsi al solo 1996, perché gli anni di formazione della band, tormentati dai costanti cambiamenti di line-up, furono cruciali per la composizione del secondo album di studio, così come accadde per il debutto Orchid.
Consolidato finalmente il nucleo del gruppo attorno alla carismatica figura di Mikael Åkerfeldt ed apparentemente superati i dissapori interni che avevano portato alla dipartita di vari membri nel periodo precedente al contratto con la Candlelight per la release di Orchid, gli Opeth erano pronti per compiere il secondo passo nel panorama musicale estremo affiancati dall’amico produttore Dan Swano. Proseguendo il cammino avviatosi proprio con Orchid e assemblando tra loro le influenze derivanti dal Black norvegese dotato di inserti acustici, dal neonato Death melodico, dal funereo Doom inglese e da un certo gusto progressivo, gli Opeth consolidarono con Morningrise il proprio stile, distinguendosi per originalità all’interno della florida scena nordeuropea.
La figura di Swano alla produzione infine giocò un ruolo rilevante per la stesura di un album composto da sole cinque tracce (capaci però di assicurare oltre un’ora di musica intensa ed eterea), poiché il 1996 raffigura anche l’anno di uscita del capolavoro Crimson, contenente un’unica lunga suite di quaranta minuti.
La predisposizione alla ricerca sonora e alla complessità strutturale era già evidente in un lavoro acerbo ma ricco come Orchid, testimoniata da episodi introspettivi, lugubri ed onirici al tempo stesso, ma con Morningrise viene esplorata una nuova tavolozza timbrica per la formazione di Stoccolma.
Advent trascina con la sua carica ritmica in un vortice di Death melodico, dove si alternano il timbro impulsivo degli Edge Of Sanity e la sensibilità acustica degli Ulver; come già era stato definito da Orchid, le architetture distorte vengono intervallate da fraseggi sognanti, in cui trovano spazio il cantato clean di Åkerfeldt ed il posato intreccio delle chitarre acustiche.
Il risultato che scaturisce da tracce come The Night And The Silent Water (dedicala alla memoria del nonno di Mikael) o Nectar è l’affermazione di una dimensione arcana, misteriosa e a tratti occulta, in cui si elevano supreme malinconia e desolazione.
Black Rose Immortal, la traccia più elaborata e lunga mai composta da Åkerfeldt, assume un approccio magnetico nei suoi 20 minuti di durata, dando maggior spessore alle sezioni distorte, ma inserendo comunque i tipici stacchi e le improvvise riprese che hanno contraddistinto il song-writing degli Opeth fin dall’esordio.
Nelle note tessute dalle chitarre di Åkerfeldt e Lindgren vengono dipinti splendidi paesaggi dimenticati, come quello della fotografia proposta come copertina, scattata presso il Prior Park di Bath in Inghilterra.
Il brano che meglio simboleggia tale mesta atmosfera è il conclusivo To Bid You Farewell, una delle perle che hanno segnato la discografia degli Opeth, con il suo crescendo meditativo e le sue melodie lontane.
Altro elemento che garantisce la superba interpretazione delle canzoni composte è l’apporto al basso da parte di Johan De Farfalla, unitosi diversi anni prima alla band e tornato prima dell’incisione di Orchid come guest dopo una breve parentesi trascorsa in Germania. Morningrise sarà l’unico album che vedrà De Farfalla come vero membro degli Opeth perché dopo il tour promozionale in supporto ai britannici Cradle Of Filth, Åkerfeldt e Lindgren decideranno di allontanarlo dalla band, causando la dipartita anche da parte di Anders Nordin.
Dietro ad un meraviglioso album come Morningrise, che ha permesso agli Opeth di elevarsi dall’underground svedese per approdare davanti al pubblico europeo, si nascondono parecchie tristi vicissitudini a livello di formazione: i primi anni del progetto raffigurano infatti un periodo cupo e abbastanza tormentato sia sul piano personale per i diversi membri, sia sul piano relazionale di gruppo, ma non per questo si può screditare un lavoro elegante e ricco come Morningrise, sintesi delle diverse tradizioni musicali Metal degli anni Novanta.
L’alone trasmesso dal tenebroso artwork si rispecchia quindi nell’ascoltatore che si accosta a Morningrise per assimilare il contenuto di un’opera tanto delicata quanto triste, punto di partenza per l’evoluzione di una band che ha fatto scuola nel genere estremo europeo.