Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Yuval Kramer - chitarra
- Hanan Avramovich - chitarra
- Erez Yohanan - batteria


Tracklist: 

1. Sorrow (02:41)
2. Slaves For Life (08:28)
3. Birth Of Deliverance (11:11)   
4. Midian (11:48)
5. Zipporah (06:10)
6. Burning Bush (06:31)
7. The Wooden Staff (09:13)
8. Return To Egypt (03:26)
9. Ten Plagues (11:29)   
10. Land Of The Dead (06:54)

Amaseffer

Slaves For Life

Primo capitolo di una trilogia che si propone di ritrarre la storia del popolo ebreo come raccontata nel Vecchio Testamento, Slaves For Life rappresenta anche il debutto discografico del terzetto israeliano degli Amaseffer, recentemente scoperto dall’Inside Out.
Registrato da Markus Teske (già attivo con Saga e Vanden Plas), l’album vede la collaborazione di Mats Levén (ex Therion) e di Angela Gossow (Arch Enemy) a livello vocale e si compone di dieci canzoni di media/lunga durata, intrise di uno stile a cavallo tra il Progressive folcloristico degli Orphaned Land e rivisitazioni sinfoniche più simili agli svedesi Therion.

Numerosi sono i recitativi che intervengono per tutta la lunghezza di Slaves For Life, per sottolineare il valore narrativo del concept e per creare un filo conduttore tra le tracce. La title-track sembra emergere proprio da uno degli ultimi lavori dei Therion (Gothic Kabbalah in particolare), con la sua sinfonia oscura e i richiami alla tradizione musicale medio-orientale.
Seppur il genere proposto sia abbastanza originale perché finora percorso da poche realtà, il tratto negativo di Slaves For Life è da ricercarsi nella sua estrema staticità: le sezioni sinfoniche cercano di creare intermezzi carichi di drammaticità, ma tali soluzioni risultano monotone e ripetitive, non permettendo alle canzoni di uscire dal loro guscio.
Non manca l’inserimento di strumenti tipici della tradizione, come fiati, percussioni o il bozouki, che arricchiscono notevolmente il tessuto timbrico e che avvicinano sempre più gli Amaseffer agli Orphaned Land.
Sicuramente convincenti sono i cambi di tempo che la band riesce a costruire in ciascun brano, ma gli episodi non vengono mai portati a ritmi coinvolgenti e carichi di energia, facendo così assopire l’ascoltatore nei meandri delle sinfonie proposte: The Burning Bush appare come il pezzo più convincente per la sua atmosfera soffusa e onirica, mentre solo la tecnica di Wooden Staff riesce a rompere la quiete dominante nel disco.

Slaves For Life non è di certo un full-length adatto a qualsiasi appassionato di Metal progressivo, perché troppi sono i passaggi ricercati e complessi da comprendere; allo stesso tempo però si deve riconoscere che gli Amaseffer devono ancora trovare un equilibrio di composizione che li trasporti naturalmente verso il prossimo traguardo discografico. Si consiglia pertanto l’ascolto di Slaves For Life a chi è abituato agli stilemi sinfonici dei Therion, senza necessità di energia e brillantezza ritmica.

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