- Mario Scalia - voce
- Andrea Rendina - chitarra, tastiere
- Cristian Brugnara - chitarre
- Gianluca Tissino - basso
- Cristian Marino - batteria
1. Breathless
2. Lunatic Asylum
3. My Walls
4. Red Dragon
5. Clouds
Lunatic Asylum
Già da un bel po' di anni i milanesi Lunatic Asylum muovono i propri passi all'interno dell'underground metal italiano, mostrando peraltro qualità difficilmente riscontrabili a tali livelli ed andando a rinfoltire così quella vasta schiera di giovani talenti nazionali operanti in ambiti heavy ed affini. Il quintetto nostrano, che deve il proprio moniker ad un istituto psichiatrico canadese intravisto in una foto dal chitarrista, nonché principale compositore, Andrea Rendina, propone infatti un heavy/prog melodico e darkeggiante, caratteristica quest'ultima ereditata dalle loro origini symphonic black. Non ci sono influenze particolarmente imponenti o evidenti nel loro sound, si può soltanto azzardare qualche lieve accostamento, da prendere quindi con le pinze, con gruppi peraltro parecchio diversi tra di loro, quali Evergrey, Andromeda, Opeth (esclusivamente per il loro lato progressive) ed in misura minore Fates Warning e Queensryche.
Nonostante si tratti di un disco auto-prodotto, esso non soffre di quelle pecche che molto spesso inficiano la resa sonora di tali prodotti, infatti registrazione ed anche cura complessiva della produzione si assestano su livelli più che dignitosi, tanto che tutto sembra essere stato realizzato con una certa professionalità ed in perfetta sintonia con testi e musica.
L'opener Breathless è di sicuro impatto, risultando potente e melodica e dando vita ad una sorta di congeniale mix di metal classico e moderno progressive, in cui si mette in mostra anche la bella ed evocativa interpretazione del cantante Mario Scalia, ritmiche funzionali alla composizione ed un guitar-work melodico ed incisivo, caratteristiche che si ripeteranno poi con costanza sull'intera release.
Anche le seguenti Lunatic Asylum, lungo brano in cui si apprezzano le complesse trame melodiche di keys e chitarre ed i continui cambi di passo in un susseguirsi di differenti ma sempre ben connessi mood, ora più aggressivi ora più prog, e My Walls, anch'essa lunga, complessa e ben realizzata, ma un po' più fredda e meno coinvolgente, si caratterizzano per una cappa atmosferica non indifferente che si estende sulle composizioni avvolgendole con le sue oscure melodie. Red Dragon sembra ispirata dal film omonimo, e si tratta dell'ennesima composizione lunga ed articolata, nonché ottima e d'impatto, caratterizzata da un'intro arpeggiata, dai melodici intrecci di chitarre e tastiere, queste sempre ben dosate e mai invasive, cambi di tempo, solos notevoli e refrain rabbiosi, mentre il colpo di coda finale il quintetto milanese lo assesta con la breve strumentale acustica Clouds, un autentico tocco di poesia che esplicita e manifesta la loro elevata vena ispirativa e compositiva.
Alla fine della fiera non resta che chiedersi come sia possibile che una giovane band dotata di tali capacità non sia ancora in possesso di un contratto discografico. I Lunatic Asylum hanno mostrato infatti una buona coesione, sembrano conoscersi da sempre ed andare a memoria, evitando però di risultare freddi e meccanici, ma anzi ricreando un sound oscuro, atmosferico ed evocativo, ma hanno fatto vedere anche parecchi spunti davvero interessanti, tra momenti acustici, intrecci melodici e cambi di tempo.