- Alberto Bravin - tastiere
- Roberto De Micheli - chitarre
- Ricky De Vito - voce
- Paolo Marchesich - batteria
- Alessandro Sala - basso
1. Rush
2. The End?
3. Mankind's Addiction
4. Immune
5. Aquarium
6. Bastet
7. Little Witch
8. Venus
Sinestesia
Sinestesia: ovvero l'interazione, con seguente assimilazione all'unisono da parte dell'intelletto di fenomeni appartenenti a sfere sensoriali differenti.
A questo punto la domanda nasce spontanea: un gruppo con tale moniker, e con l'ambizione di tradurre in note queste emozioni, quale indirizzo musicale poteva scegliere? La risposta ovviamente è scontata: null'altro se non progressive.
La band friulana incarna la nuova scommessa di Franz Di Cioccio, abile produttore nonché attento conoscitore del movimento prog italiano, negli ultimi anni venuto agli onori della cronaca grazie alla sua Immaginifica, label indipendente che ricordiamo per aver lanciato i talentuosi Maschera di Cera.
Accantoniamo il contesto, e senza indugi passiamo all'analisi dei Sinestesia. Quanto proposto dal quintetto è un progressive a cavallo tra il rock e il metal, o meglio che rimbalza di continuo tra le due famiglie, accarezzando diverse influenze. Difatti, a scanso di equivoci, chiariamo sin dal principio che i ragazzi triestini non inventano nulla, tanto più che nell'opera prima assistiamo ad un vero e proprio processo di rielaborazione dei classici canoni del genere. Si parte con le immancabili influenze made in teatro dei sogni, per alcuni versi accostabili al side project Mullmuzzler, per poi passare ai più ariosi Angra di prima mano (quelli di Holy Land, per intenderci); come anticipato, il bagaglio culturale non è limitato al movimento heavy, infatti è palpabile l'ammirazione per i maestri seventies e per il movimento neo-prog anni ottanta (IQ, Marillion, Pallas, Saga e Arena), senza dimenticare una compiaciuta dedizione per il trio canadese. La struttura delle canzoni consegue ben articolata, sottolineata da una serie di arrangiamenti azzeccati ed una forma canzone lineare ma coinvolgente. Difatti i nostri puntano tutto sul feeling delle vibrazioni, non eccedendo mai in stucchevoli esercizi di stili, piuttosto ricreando atmosfere suadenti giocate su note alterne e melodie cathy. A riguardo davvero ottima la performance di Alberto Bravin, che ricorda lo stile del grande Matt Guillory, estremamente abile nel tessere una serie pressoché infinita di basi sulle quali i compagni mettono in bella mostra una elegante tecnica esecutiva. Discorso diverso per il singer Ricky De Vito: si dotato, ma non del tutto convincente, penalizzato da linee vocali non propriamente in linea con la proposta della band. Gli otto brani che compongono il platter sono tutti apprezzabili, privi di particolari spunti, ma non per questo inficiati da momenti di calo: forse Aquarium riesce a distinguersi, come traccia più varia, aggressiva e miglio cantata di tutto il dischetto.
Giunti a conclusione non resta che promuovere i Sinestesia, autori di un debut convincente seppur privo di originalità e spiccata personalità. Per ora ci accontentiamo, ma viste le capacità espresse e le potenzialità intuite per il futuro è lecito attendersi un ulteriore salto di qualità. Attesi al varco!